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Viaggi enogastronomici: 5 posti dove si mangia veramente bene

Ormai lo sanno tutti, moltissimi viaggiatori scelgono tra le esperienze che vogliono vivere la possibilità di scoprire le eccellenze gastronomiche, la cucina locale, i sapori di un territorio. Il turismo dei 5 sensi è la nuova frontiera.

Famelici vi segnala 5 mete per un viaggio enogastronomico: dai colli piacentini a Taranto, dalla Gallura ai Monti Dauni, fino alla Venezia prima di Venezia, ovvero la Venezia Nativa, il sistema di isole di Burano, Mazzorbo e Torcello.

Viaggi enogastronomici: 5 posti dove si mangia veramente bene

Agriturismo Il Gelso – Località Montecanino – Piozzano Val Luretta (PC)

viaggi enogastronomici

Qui la cucina è quella della tradizione piacentina. Ma c’è un particolare che rende Il Gelso un agriturismo in cui fermarsi a mangiare: in cucina si lavorano le verdure dell’orto e i prodotti dell’azienda agricola, mentre il vino sfuso servito a tavola viene dalle vigne circostanti.

Il Gelso è la massima espressione del valore più alto che una società sana può vantare: la famiglia. É nella grande compattezza, nel lavoro svolto in totale armonia, con ruoli e compiti ben precisi e definiti, che si può riassumere il successo di casa Pareti.

Qui nulla è lasciato al caso, passo dopo passo, con passione ed abnegazione, questo piccolo gioiello della cucina piacentina è cresciuto per diventare una vera eccellenza del tessuto produttivo e turistico del piacentino. All’Agriturismo Gelso ci si viene per tanti motivi, diversi tra loro. Tra questi spiccano la buona cucina, la sua genuinità e la piacevole accogliente atmosfera familiare. Famelici però vi svela altri piccoli segreti che speriamo vogliate scoprire e provare in prima persona.

Il soggiorno presso l’agriturismo Il Gelso

É qualcosa di veramente speciale. Le ampie e graziose camere si affacciano su vedute che lasciano senza parole. Qui il silenzio è il vero padrone di casa. Il comfort è assicurato dai servizi che ogni camera offre al suo interno, mentre agli occhi balza il buon gusto dell’arredo, discreto e conforme allo stile di vita scelto da gente che vive, nella quiete delle campagne, dove l’aria salubre è garantita dalle alture delle colline piacentine.

Immaginatevi questo: voi affacciati alla finestra di una camera che ammirare distese colorate da mille sfumature che si perdono nell’orizzonte, mentre da sotto salgono i profumi che parlano di bontà e di sapori genuini… che fare? Rimanere estasiati da un ambiente straordinario o lasciarsi trascinare da quelle bontà? Beh… è un bel problema!

Viaggi enogastronomici: il Gelso a Monte Canino sui colli piacentini

Il borgo di Montecanino

Montecanino è un antico e suggestivo borgo che si erge proprio adiacente all’agriturismo. Appare in tutta la sua storicità rurale, con la chiesa di San Giovanni Evangelista caratterizzata da un campanile che curiosamente sorge staccato dall’edificio, alla sua destra, slanciandosi alto verso il cielo. Si notano poi i resti dell’antico castello, eretto tra i torrenti Lisone e Luretta intorno al Mille, distrutto dal Barbarossa e ricostruito con cinque torri. Per una visita al grazioso borgo provate a corrompere Mirco, il giovane di casa Pareti, il patron di sala. Vi assicuro che come guida turistica se la cava bene, noi lo abbiamo sperimentato ed ha passato brillantemente l’esame!

Da provare: tagliere piacentino (salame, coppa, pancetta) accompagnato da gnocco fritto, giardiniera di verdure dell’orto, gnocchi di patate conditi con erbe aromatiche e menta e i pisrei e fasò.

Costo: prezzo medio 30 euro bevande incluse

Quando andare: il periodo migliore per godere del suggestivo paesaggio va da marzo a fine ottobre, ma anche nella stagione più fredda le emozioni non mancano.

Il mercato del pesce – Taranto (TA)

Viaggi enogastronomici

Il futuro di Taranto? Un futuro ecosostenibile, un mix di turismo e cibo, soprattutto quello legato al mare. La varietà dei pesci? Dalla cozza tarantina all’ostrica rossa fino al gambero viola e alla vongola verace. Come vedete, la città che la maggior parte della gente associa al disastro dell’Ilva, ha molto di più da proporre. Soprattutto…di goloso!

Città dei due mari, quello Grande e quello Piccolo, noi ve ne abbiamo già parlato, ma vogliamo riproporvela in chiave enogastronomica. Oltre al MArTA con gli Ori di Taranto  al Castello Aragonese, al dedalo di vie della città vecchia, che oggi un coraggioso piano di recupero urbanistico vuole rendere attrattiva turistica, offre diverse chicche per un week end in nome di cibo e cultura. Un consiglio culturale? Non dimenticate gli ipogei e la cattedrale di San Cataldo che risale al decimo secolo.

Viaggi enogastronomici: taranto

Ma il vero tesoro di Taranto si alleva nel Mar Piccolo. Parliamo della cozza, la regina dei mitili italiani. La sua particolarità la deve ai citri, flussi di acqua dolce che le regalano la sua particolare salinità.

Io l’ho assaggiata cruda al mercato del pesce e vi assicuro che è una vera prelibatezza. Bando alle paure: passata dagli impianti di depurazione certificati, è pressoché nullo il pericolo di contrarre malattie. I vantaggi? Assaporare la sua ricchezza di iodio e di ferro.

Un interessante mercato che vale 30 milioni all’anno. Si spera che il prossimo ottenimento del Presidio di Slow Food aiuti ancor di più questo mercato, come è accaduto per il capocollo di Martina Franca. Nel nome della sostenibilità per la sua coltivazione si è eliminata la plastica. Come accadeva nel passato, la cozza si aggrappa e cresce su fili di cotone o canapa. Ma Taranto non è solo il regno della cozza, qui vive l’ostrica rossa, il gambero viola e la vongola verace. Tutte da gustare!

L’interesse verso l’enogastronomia è testimoniata poi  dallo svolgimento del festival Eno Gastro Orbite (EGO) che negli anni scorsi ha portato nella cittadina pugliese chef e ristoratori da tutta Europa, fra cui, solo per ricordarne alcuni, Davide Oldani, Eugenio Boer e Martino Ruggeri.

Da provare: se volete assaggiare la cozza cotta, vi consiglio la tradizionale ricetta dei tubettini alle cozze. Riempita di pangrattato e spezie, la cozza è legata con dello spago e cotta nel sugo. Si serve gratinata al forno o fritta, spesso con l’aggiunta di miele.

Costo: 1 Kg 1, 50 euro

Quando andare: sempre.

Agriturismo Gallura da Pieruccio -Strada Provinciale 90 km 35, 07038 Trinità d’Agultu e Vignola (SS)

Viaggi enogastronomici: zuppa gallurese

La Gallura dell’entroterra è una delle zone più selvagge e autentiche della Sardegna, un vero gioiello tempestato da colori che sfumano e si rincorrono per creare un palcoscenico strepitoso.

In questo angolo di paradiso sardo si trova l’Agriturismo Gallura da Pieruccio, più che consigliato per un pranzo o una cena fatta con ottimi prodotti del territorio. Un agriturismo che richiama la tradizione de lo stazzu, una struttura con una pianta rettangolare, costituito da muri intonacati all’interno, mentre all’esterno appaiono generalmente allo stato grezzo.

Qui potrete assaggiare una proposta gastronomica davvero particolare: “la mazza frissa” preparata con la panna, “lu pizu”.

Da dove deriva il nome? Pare che il significato fosse: “morbida come una pancia ossia una cosa che rimane morbida anche se fritta”. Che cosa è? Una crema di panna fresca, farina di semola e sale che si mangia come antipasto con favette fresche lessate o come condimento per i chiusoni (gnocchi), ma anche, con l’aggiunta di miele o zucchero, come accompagnamento di secondi piatti.

Aggiungendo del formaggio fresco, all’inizio della cottura, si prepara“lu casciu furriatu” per condire la pasta e ottenere i cosiddetti “chjusoni impilchjati”. Che dire? Un ristorante ideale per condividere un pranzo o una cena con amici e ammirare gli indimenticabili paesaggi della Gallura più autentica.

Viaggi enogastronomici: trinità in Gallura

Da provare: zuppa gallurese o suppa cuatta, chiusoni (gnocchi allungati  e ruvidi fatti di farina di grano duro, impastati a mano con acqua bollente salata, conditi con un sugo di pomodoro e salsiccia), ravioli dolci di ricotta, panadas (tortine di pasta violada fatta con farina di grano duro, strutto, acqua e sale ripieni di carne o di verdure), mazza frissa e seadas. Per concludere? Filu e ferru.

Costo: a prezzo fisso da trenta euro tutto compreso dall’antipasto al dolce, caffè e mirto.

Quando andare: da marzo ad ottobre.

Gintoneria di Uvarara – Troia (FG)

Viaggi enogastronomici: gintoneria troia

La cittadina di Troia, il cui nucleo originario venne fondato attorno all’anno mille, è nota per la sua cattedrale romanica. Fondata tra il 1093 ed il 1106, colpisce per un rosone con una particolarità unica al mondo: 11 colonne e non 6 o 12 come accade di solito.

In questa cittadina ricca di storia, lungo la via principale, trovi una gintoneria – la Gintoneria di Uvarara, ristorante e luogo di ritrovo per abitanti del posto e turisti. Bottiglie a vista, luci sospese, pareti allegre la rendono un’oasi felice. Contemporaneità che non dimentica il passato, eleganza che crea un’atmosfera seducente, rendono questo locale il posto giusto per assaporare  una cucina all’insegna dei sapori mediterranei tradizionali ma eccitati da un pizzico di modernità.

Tra bottiglie di gin e piatti da leccarsi i baffi la Gintoneria di Uvarara è una delle location più trendy di Troia, sicuramente la protagonista di questa estate aspettata come mai era accaduto prima!

Viaggi enogastronomici: a troia gintoneria

La serata scorre tra un ottimo bicchiere di gin o di vino e portate sfiziose, dalle ottime “soppondas” pugliesi alle bruschette fino alle ricche insalate e alle deliziose friselle. Qui troveranno una grande soddisfazione gli amanti del buon bere: dai cocktail a base di gin fino a ottimi vini da scegliere in una lista di vini ben compilata. Vi abbiamo convinto a programmare un viaggio sui Monti Dauni?

Da provare: oltre ottimi gin e vini della regione, formaggi, salumi e affettati rigorosamente di provenienza regionale, zuppe, giardiniere e il recupero, sia pure rivisitato, del torcinello, una proposta di carne fatta di budella d’agnello ripiene di animelle d’agnello. Solitamente, si consuma cotto sui carboni, ma a volte viene mangiato anche al ragù.

Costo: medio per una cena 50 euro.

Quando andare: da marzo a dicembre.

Venissa Ristorante – Isola di Mazzorbo (VE)

Viaggi enogastronomici: sarde in saor

Nel paradiso della Venezia Nativa, presso l’ isola di Mazzorbo, a due passi dalla colorata e pittoresca Burano, sei accolto in un’esplosione di natura, arte, colori e profumi, presso la Tenuta Venissa, un perfetto esempio di “vigna murata”, interamente circondata da mura medioevali, rifatte nel 1726.

É il luogo perfetto per sedersi di fronte alla vigna, per assaporare l’esperienza di una degustazione del vino Venissa accompagnato da un menu degustazione, basato sulla stagionalità. Se non si desidera rientrare in barca il giorno stesso, si può poi pernottare presso le 5 stanze del Tenuta Venissa – wine resort, situato tra la laguna e il vigneto, o nell’albergo diffuso Casa Burano. Un’occasione unica per visitare con tranquillità le isole della Venezia Nativa!

Venissa, esempio di vigna murata, l’Osteria Contemporanea e il Ristorante Venissa

Venissa, perfetto esempio di “vigna murata”, custodisce il vitigno Dorona di Venezia, uva autoctona della laguna coltivata per secoli e quasi estinta a seguito dell’acqua alta del 1966. Un vino assai amato dai wine lovers, giudicato nel 2016 da VinePair il miglior vino bianco al mondo. La sua unicità? Le note salmastre che rimandano ai profumi e ai sapori della laguna.

Lo sfondo della vigna murata sono l’Osteria Contemporanea e lo stellato Ristorante Venissa, dove Francesco Brutto – miglior giovane chef italiano del 2017 per la guida “Ristoranti l’Espresso” – e Chiara Pavan – premiata nelle guide L’Espresso 2019 e  a Identità Golose 2020 come “miglior Chef donna italiana” -lavorano con creatività gli ingredienti della Venezia Nativa: il pesce della laguna, le verdure coltivate all’interno della tenuta e le erbe spontanee raccolte all’interno della tenuta.

Una cucina alchemica che mixa i caratteri femminili e maschili di Chiara e di Francesco offrendo piatti originali come l’ “Anguilla, porcini e tartufo nero” o gli “Spaghetti all’infuso di cipresso e uva Dorona acerba” o i “Ravioli di bietola, burro di artemisia, pinoli ed erbe di laguna”.

Più informale, ma altrettanto gourmet l’Osteria Contemporanea, che recupera la tradizionale atmosfera delle osterie venete. Da gustare le “Sarde in saor sempre croccanti” o i “Moscardini alle erbe”. Vale la pena fermarsi anche solo per assaporare vini di piccoli produttori di grandi terroir selezionati con grande cura.

Good news: “Siamo di fronte ad una grande opportunità per ripensare al turismo in laguna …”. Parole di Matteo Bisol

La vigna murata di Venissa è salva. Si è piegata senza spezzarsi sotto la marea salata provocata dall’eccezionale acqua alta dello scorso novembre. Poi, quando la terra si è asciugata, l’emergenza Covid19 ha obbligato il Wine Resort alla chiusura. Ma la natura continua il suo corso, la vigna con la primavera è tornata a germogliare rigogliosa senza soffrire dell’acqua salata che l’ha inondata.

Viaggi enogastronomici: venissa

Nonostante la drammaticità della situazione, la voglia di ricominciare è tanta e si accompagna alla volontà di costruire una nuova identità che sappia coniugare il rispetto della natura e dell’arte con le esigenze del turismo.
Matteo Bisol, direttore della tenuta ci racconta: “Questa situazione ci pone davanti a una grande opportunità, il turismo, se è quello giusto, può mantenere in vita le tradizioni di Venezia, come l’artigianato e l’agricoltura. Venissa ne è un esempio, abbiamo recuperato un vitigno autoctono e portiamo le persone a scoprire la vera laguna accompagnati dai pescatori, gli stessi che ci forniscono il pesce per il nostro ristorante. Le persone hanno risposto molto positivamente, perché siamo tutti alla ricerca di qualcosa di diverso. Dobbiamo renderci conto che le strette calli veneziane non sono adatte ad accogliere orde di turisti, siamo quindi chiamati a una scelta, questa è davvero una grande opportunità per ripartire e proporre un modello virtuoso”.

La nuova etichetta Dorona Venusa

Per la prima volta Venissa presenta Dorona Venusa 2017, un vino bianco che nasce nelle stesse vigne lagunari che danno vita al Venissa, il grande vino bianco macerato, come da tradizione veneziana, che in dieci anni si è fatto conoscere portando alla ribalta il terroir delle isole della Venezia Nativa.

Frutto della seconda selezione delle uve Dorona di Venissa, Venusa si distingue per una grande freschezza e mineralità, ma è il risultato di un percorso diverso in cantina: una macerazione più veloce (pochi giorni invece che settimane) e un affinamento in cemento di due anni, rispetto ai quattro del Venissa.

Da provare: presso l’Osteria Contemporanea la mazzancolla, mandorla, timo, mandarino e la
piovra, topinambur, finocchio e liquirizia. Presso il Ristorante Venissa Tacos di bietola, gamberi e canapa
Cappelletti di mandorla, pomodoro, perilla e alici Cefalo, Beurre blanc, scalogno, valeriana e menta.

Costo: Osteria Conremporanea: selezione di chicchetti € 22; primi piatti 15-22; secondi piatti  22-25 euro; dolci 9 euro. Ristotante Venissa: € 110 percorso 5 | € 60 abbinamento vini con Venissa.

Quando andare: da primavera fino all’autunno.

PS: Le foto dell’agriturismo Il Gelso e dell’Agriturismo da Pieruccio sono dell’amico “famelico” Giorgio Bertuzzi.

 

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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