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Femina Agabbadòra: tutti i motivi per andare al Museo Galluras

Donne e uomini curiosi di approfondire temi culturali, il 2020 può essere l’anno per conoscere il mistero della Femina Agabbadòra, riproposta all’attenzione dal libro di Michela Murgia Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010.

Ci sono donne temute, ma che affascinano, donne che si assumono il compito di rappresentare un ruolo sociale “scomodo”, donne  tollerate dalle istituzioni e dalla chiesa, donne che sono entrate nella leggenda e diventate simbolo della vita e della morte. Noi l’8 marzo lo celebriamo ricordando una figura sarda, meglio gallurese, l’agabbadòra.

Chi è l’Agabbadòra, l’ultima madre

Era la levatrice, ‘sa femina pratica’ , la donna esperta, chiamata per le nascite e per le morti. Rispettata ma non amata, compresa ma non capita, richiesta ma non desiderata, tanto da vivere emarginata. Agiva per lo più su mandato della comunità, per sollevare le famiglie povere dal peso rappresentato da chi non poteva più contribuire al suo sostentamento.

Femina Agabbadòra a Luras in Gallura

Come eseguiva l’accabadura? Con un colpo di martello sul petto o sulla noce di capocollo; con uno spillone d’osso nell’orecchio; con le mani per soffocamento; con un giogo di legno posto dietro il collo. La donna non era pagata, talvolta le si offrivano dei prodotti della terra.

Con passo furtivo, entrava, attraverso usci lasciati socchiusi, vestita con una lunga e ampia gonna nera, con le spalle e il viso coperto da uno scialle nero. Con uno strumento di morte, liberava chi agonizzava dalla sofferenza. La comunità considerava l’accabadòra una donna capace di compiere un gesto amorevole e pietoso, ma la temeva.

Da dove deriva il termine Agabbadòra

Il termine Agabbadòra deriva probabilmente dallo spagnolo acabar, terminare, letteralmente dare sul capo. Il martello, Su mazzolu o malteddhu in lurese, era una specie di bastone costruito per dare la morte. Era un ramo di olivastro lungo 40 centimetri e largo 20, con un manico che consentiva un’impugnatura sicura.

Su mazzolu custodito al museo Galluras è stato trovato nel 1981. Era stato nascosto in un muretto a secco vicino a un vecchio stazzo, probabilmente l’ abitazione dell’Agabbadòra.

Femina Agabbadòra: tutti i motivi per andare al Museo Etnografico Galluras

A Luras, in Gallura, si trova il museo, voluto da Pier Giacomo Pala, in cui è custodito un esemplare del “rustico martello di legno di olivastro stagionato” usato da “s’accabadora”.

Nel centro di Luras troviamo il Museo Etnografico Galluras, un palazzetto a tre piani di fine 1700, con il classico granito a vista. Aldilà di questi muri di granito, è rappresentata quella che è stata la vita dei pastori, degli agricoltori, degli artigiani e delle loro famiglie.

Chi è rimasto affascinato dal libro della Murgia, troverà il modo di vivere le atmosfere della Gallura più autentica. Al piano terra si trovano gli strumenti che servivano per la vinificazione, dai primi modelli delle irroratrici a zaino per liquido e polvere ai soffietti per lo zolfo per la cura della vite, a uno spazio dedicato all’agricoltura e alla pastorizia. Interessante il cortile interno – s’oltighèddhu – l’angolo dedicato ai “carrulàntes”, conduttori dei carri trainati da buoi.

Al primo piano la sala da pranzo, la sa camera ‘e prànzu, il luogo dell’incontro e della convivialità con il suo centro vitale intorno alla “giminèa” – il camino; la cucina –sa coghìna- dove comandavano le donne e la camera da letto, sa camer’e lettu.

Al secondo piano è riprodotta la lavorazione della lana, Su telàlzu, per la confezione di indumenti, coperte e biancheria per la casa e uno spazio che descrive la lavorazione del sughero.

Femmina Agabbadòra

Un vero percorso culturale che aiuta a capire la figura dell’Agabbadòra e a emozionarti quando entrerai nella stanza in cui la donna metteva fine alle sofferenze.

Qui si trova anche un oggetto rituale che accompagnava le ultime ore dei malati agonizzanti: su ghjualèddhu, un piccolo giogo in legno che veniva messo sotto il cuscino del moribondo. La riproduzione del giogo staccato dai buoi  rappresentava il corpo del malato ormai impossibilitato a lavorare.

Informazioni utili

Museo Etnografico Galluras
biglietto: 5,00€
Sempre aperto su prenotazione
Via Nazionale, 35/A – Luras (OT)
Tel. 368.3376321
info@galluras.it
visita il sito di Museo Galluras

Dove mangiare

Calangianus

Cenare qui significa calarsi nell’atmosfera di un luogo quasi fatato, una perfetta integrazione con la terra circostante, discreta e sorprendente.

La bontà della cucina è data dalla ricerca dei prodotti primi di qualità, sapientemente lavorati e proposti in una chiave capace di fondere in sè due estremi, innovazione e tradizione.

Trovo che il suo nome, Il Tirabusciò sia perfetto perchè offre il meglio di sè una volta… stappato, come un buon vino. E per togliere il tappo di questa bottiglia è sufficiente oltrepassare la soglia, una piccola porticina dietro alla quale si apre un mondo incantato, tra sapori e sensazioni, luci soffuse e colori tenui e caldi, esaltati da un’accoglienza che risulta essere il valore aggiunto a questo piccolo scrigno di profumi.

Merito di Antonio che con sua moglie saprà servirvi e regalarvi una serata tra raffinatezza, buongusto, buone maniere e… scopritelo da soli… stappatevi Il Tirabusciò.

Dove Dormire

Luras

Guest House e casa d’Artista Muscazega fortemente voluto da Laura Carmina, una donna che interpreta la vite e la vita in modo creativo

Se cerchi qualcosa fuori dai luoghi comuni e vuoi calarti in una ambiente carico di fascino, in quella Gallura ancora da scoprire, Tenuta Muscazega è la tappa che fa per te.

Qui trovi Laura Carmina, Donna del Vino e straordinaria interprete dell’imprenditoria sarda. Lei ha voluto mantenere come era in origine questo gioiello che è oggi una delle aziende vitivinicole più interessanti di quest’isola.

Laura è vera artista, nella vita e nella vite. Dipinge quadri dove i colori parlano della sua esuberanza, della sua forza, del suo coraggio. E quei colori, quei dipinti li trovi lì, a rendere le sue bottiglie uniche, nella bellezza delle sue etichette artistiche, nella bontà del suo vino. Un soggiorno qui è per ritrovare quell’equilibrio che pochi luoghi sanno offrire. Il verde di una natura incontaminata sembra brillare nell’aria pura che qui si respira.

Ed è qui, in questo angolo di paradiso terrestre, che sorge la Guesthouse in Suite di Muscazega, un antico stazzo sapientemente restaurato per accogliere quei cultori delle cose rare, belle ma discrete, semplicemente raffinate.

L’appartamento si compone di un ampio soggiorno con camino, angolo cottura, TV e un divano letto più una grande camera con letto matrimoniale e ampio bagno, tutte le stanze con climatizzatore hanno accesso al giardino panoramico.

Un’altra ottima soluzione, alternativa alla Guesthouse, è la Casa d’Artista, un luogo dove i dipinti di Laura trovano la perfetta collocazione. Casa d’Artista è anche il luogo perfetto per “entrare dentro” la pittura, con pennelli e tavolozza tra le mani e dipingere in plein air le immagini che si aprono attorno e riportarli su una tela. E se si desidera accrescere conoscenze e trucchi del mestiere dell’arte, qui si possono prendere lezioni di disegno, di pittura o di ceramica, grazie a una collaborazione che Laura ha stretto con lo Studio Leoni di Luras.

La Casa d’Artista è composta d’ingresso, cucina abitabile con grande camino e TV, scala luminosa che porta a tre stanze da letto (due matrimoniali ed una singola) più un bagno doccia. Tutte le stanze godono di vista panoramica.

Soggiorno Guest House e Casa d’Artista Muscazega

Minimo 3 notti, prenotando direttamente in Amministrazione
cell +39 333.3724036 con un minimo di 10 giorni di anticipo
Nel periodo di vendemmia sono accettate anche le prenotazioni Last Minute
Per le festività di Natale, Capodanno, Pasqua e i mesi estivi è necessaria la prenotazione un mese prima
visita il sito di Tenuta Muscazega

Consiglio di Famelici: non andate via da qui senza aver degustato un bicchiere dell’ottimo (e curioso) Nebiolo, attenzione: rigorosamente con una b sola!

Roberto Rossi e Monica Viani

 

 

 

 

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