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La cultura del cibo al tempo del Coronavirus: #iostoconlepennelisce e ve lo spiego filosoficamente

La cultura del cibo al tempo del Coronavirus

Siamo immersi nello storytelling, il cui protagonista è il Coronavirus. Non passa minuto che non se ne parli, spesso alimentando fake news. Non stupisce dunque che anche la pasta sia diventata l’imputata di una lunga diatriba, nata dopo lo sconcertante assalto ai supermercati, per accaparrarsi ogni genere alimentare con un’unica esclusione: le austere penne lisce.

Ode alla penna liscia, scomodando Umberto Eco

Il panico da Coronavirus, causato da un’informazione impazzita e isterica, ha fatto sì che nei giorni scorsi, dopo l’ assalto ai supermercati, i social siano stati invasi da immagini di scaffali vuoti.Visibile una sola eccezione: le confezioni di penne lisce. Perchè? Forse perchè il Coronavirus si è diffuso al Nord dove, da sempre, si preferiscono le penne rigate? A me le penne lisce piacciono, mi sembrano essere l’ultimo baluardo contro l’irragionevolezza. Per questo aderisco all’hastag #iostoconlepennelisce.

Preferisco la minimalista penna liscia alla ruffiana ma falsa penna rigata. La prima conserva maggiormente il sapore della pasta e allo stesso modo tiene meglio la cottura.

Il loro duro confronto sembra riproporre un dibattito filosofico: pensiero forte contro quello debole. Una guerra raccontata da Umberto Eco con la metafora del dizionario e dell’enciclopedia. Se il dizionario chiude il pensiero in rigide definizioni, l’enciclopedia offre diversi punti di vista, aprendo spesso querelle provocate da visioni differenti.

É la metafora della lotta tra un pensiero debole, liquido, critico ma non risolutivo, contro un pensiero forte, basato su una ferrea ragione, sulla volontà di dominio e sulla normatività.

E voi direte, ma le penne che cosa c’entrano? Pensate al loro rapporto con il sugo? Chi meglio si impone sul sugo? La penna liscia o quella rigata? Siate sinceri nel rispondere!

La cultura del cibo al tempo del Coronavirus: breve storia delle penne

Nessuna diatriba sulle loro origini. Furono prodotte per la prima volta l’11 marzo del 1865, quando il pastaio Giovanni Battista Capurro di San Martino d’Albano deposita il brevetto di una macchina per tagliare la pasta diagonalmente. Probabilmente il nuovo formato di pasta si rifaceva ai pennini delle stilografiche, da cui assunse il nome.
Per le penne è subito successo, tutti le vogliono. Nascono lisce e dorate perchè all’impasto, seguendo un’usanza medievale, si univa lo zafferano. Ben presto quest’ultimo viene eliminato e la pasta assume mille forme. Le più note?

  • Le Penne rigate
  • Le Penne lisce, in Umbria chiamate Spole, in Sicilia Maltagliati o Attuppateddi.
  • Le Pennette sono più strette di diametro e di forma allungata. Nell’Italia meridionale troviamo ci sono varianti quali le Penne Ziti, lisce, lunghe e in formato lungo, gli Zitoni.
  • I Pennoni sono  più grandi e spessi rispetto alle penne classiche, e si trovano sia lisci sia rigati.
  • Le Mezze penne sono  corte.

#iostoconlepennelisce e ve l’ho spiegato culturalmente scomodando Umberto Eco. E voi con chi state?

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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