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L’unico rosone al mondo con 11 colonne

Se avete messo in agenda per il 2020 un viaggio sui sorprendenti Monti Dauni, non perdetevi l’occasione di fare una tappa a Troia. Come vi abbiamo già raccontato, a Troia ci sono molti monumenti da visitare (la Concattedrale di Santa Maria Assunta, il Museo Diocesano, la cui struttura è ricavata nell’ex convento di San Benedetto e il Museo Civico allestito all’interno di Palazzo D’Avalos), oltre alla Pasticceria Casoli, diventata famosa in tutta Italia, per la produzione della Passionata.

L’unico rosone al mondo con 11 colonne

C’è una particolarità che ha reso Troia meta di tantissimi turisti italiani e stranieri: il rosone della Concattedrale di Santa Maria Assunta, fondata tra il 1093 ed il 1106. La facciata, realizzata in due tempi, è ammirata per un rosone unico al mondo: ha 11 colonne e non 6 o 12 come accade di solito. Il numero 11 ha un significato simbolico: è il numero degli apostoli senza Giuda Iscariota, scelta fatta per sottolineare che chi pecca gravemente è fuori dalla comunità cristiana.

Il cerchio centrale dei rosoni, che per i pagani rappresentavano l’Annus da cui partivano i 12 mesi dell’anno, è diventato per il Cristianesimo il Cristo Signore Cronocratore, cioè dominatore del tempo. Da lui partono gli evangelizzatori, gli apostoli, che traggono forza da lui per diffondere la nuova religione.

La facciata della Concattedrale aveva un significato simbolico che doveva essere compreso anche dai più umili. In particolare, doveva fare comprendere la differenza tra vizio e virtù. Ne sono un esempio i due capitelli dell’architettura della porta centrale, così come il bue senza corna scolpito nell’atto di incornare (che rappresenta la superbia), o il leone che ha fra le zampe un agnello senza azzannarlo, simbolo di Cristo che prima è stato immolato come agnello e poi risorto come leone vincitore. I simboli sono davvero tanti ed è bello, a naso in su, cercarli!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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