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Le migliori mete per un week end tra cibo e cultura

Le vacanze si spezzettano sempre più durante l’anno. Un mese intero, ma anche i quindici giorni, appartengono a un passato sempre più lontano.

Ora si parla di city break”, di vacanze mordi e fuggi. Magari solo un giorno, ma un giorno in cui si vuole avere un’esperienza completa in nome di cibo e cultura. Ma quali sono le mete migliori per chi ha pochi giorni a disposizione? 

Le migliori mete per un week end tra cibo e cultura

Abbiamo scelto 5 mete per interesse culturale e storico, per gradimento di cibo e cultura, possibilità di acquisti enogastronomici e di godere di una natura incontaminata.

CastellArquato, un tuffo nel Medioevo e nel mangiare piacentino

week end tra cibo e cultura: castell'arquato

All’imbocco della Val d’Arda, all’improvviso ti trovi catapultato nel Medioevo. Siamo a CastellArquato, Bandiera Arancione del TCI, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, dove, a partire dall’acciotolato e dalle case color mattone, ti rendi conto che talvolta il tempo sorprendentemente si ferma per farti respirare il Bello.

Castell’Arquato sorge su un colle costituito in gran parte di conchiglie fossili, il toponimo deriva da Caio Torquato, il patrizio romano che fondò qui il primo castrum, probabilmente quadratum, che nei documenti medievali indica la pianta a forma quadrangolare del castrum.

La Rocca Viscontea, costruita nel 1300, dai Visconti per difendere la Val d’Arda, ti consente di abbracciare il territorio piacentino e, nelle giornate limpide, di scorgere perfino il Torrione di Cremona. Costituita da un impianto planimetrico quadrangolare, con quattro torri quadrate ai vertici, è circondata da un fossato solcato da due ingressi. Accanto domina il mastio. Interessante il museo di vita medioevale, con esposizioni multimediali ed interattive. 

Come ogni rocca che si rispetti, la Rocca Viscontea ha storie con protagonisti sangue, intrighi e passione. Nel 1620, il Cardinale Sforza condanna a morte dei cospiratori, il valoroso Sergio Montale e il suo servitore Arturo Galatti detto Spadone.

Ma l’amore mette il suo zampino: la giovane e bella Laura, figlia dello Sforza, è perdutamente innamorata di Sergio. I due malcapitati, rinchiusi nelle segrete, vengono liberati dalla giovane, che tenta di fuggire con loro. La fuga è breve, non va al di là della Rocca. Solo Spadone riesce a fuggire. I due giovani sono decapitati. Spadone tornerà al Castello per vendicare l’amico e verrà condannato al carcere a vita. Si dice che i tre fantasmi di Laura, Sergio e Spadone si aggirino ancora nel castello.

Per arrivare sulla cima della torre bisogna fare 100 scalini, ma sono da fare. Ci si rende solo così conto perché la Rocca Viscontea sia stata una “piazza strategica” sull’importante asse di comunicazione, che dalla vicina via Emilia, attraverso la Vald’Arda, consentiva di raggiungere il Centro Italia. CastellArquato, grazie alla sua posizione, assunse per questo sempre più importanza politica, militare ed economica.

La curiosità? Nel 1985 a CastellArquato sono state girate molte scene del film “Ladyhawke” con Michelle Pfeiffer, Rutger Hauer e Mattew Broderick.

week end tra cibo e cultura

E per degustare il mangiare piacentino? A pochi chilometri, sui colli piacentini, un agriturismo che è un palazzo seicentesco: Podere Illica. Trasformato in villa nell’800, fu di proprietà della famiglia di Luigi Illica, librettista di Puccini e Mascagni. Ed ecco spiegato il nome. Annessi gli edifici rustici, divenne nei primi del 900, borgo.

Oggi è un’esplosione di sapori e saperi. Trovi un allevamento di cavalli sportivi, la coltivazione di olivi autoctoni, un impianto vitato a barbera e bonarda per la produzione di Gutturnio d.o.p. e un bosco di roveri, ciliegi, castagni e carpini.

week end tra cibo e cultura. pisarei e faso. La cucina piacentina

E la cucina? Imperdibili i pisarei e fasò senza il pomodoro, con i fagioli dall’occhio e con un filo d’olio della casa. Eh sì perché l’olio è ciò che rende unico l’agriturismo  gestito da Maria Enrica D’Agostino con il figlio Silvano Locardi. Qui si produce leccino, frantoio, diolo, vernasca, mulazzano e c’è persino un campo collezione, ovvero un terreno di sperimentazione.

L’olio principale del Podere Illica ha un nome che richiama la storia: 14.75. Si riferisce all’anno dell’editto di Parma, che imponeva ulivi per ogni nucleo famigliare.

Bardolino, la perla del lago di Garda

week end tra cibo e cultura

A pochi chilometri da Verona, sul lago di Garda, Bardolino gode alle spalle della protezione delle colline moreniche. Abitata fin dai tempi dei Romani, propone oggi delle tracce del suo passato: il Castello, la Chiesa di San Severo con il ciclo di affreschi del XII-XIV secolo e il Museo dell’Olio di Oliva.

Immancabili le passeggiate nel centro storico con le sue case di pescatori e negozi e sul lungolago con la speranza di essere catturati dalla bellezza di un tramonto che ti lascia senza parole.

week end tra cibo e cultura

Che cosa mangiare a Bardolino? Pesce di lago innaffiato con il Bardolino. Qualche consiglio? Risotto alla tinca, lavarello ai ferri, filetto di pesce persico ai ferri, luccio con polenta.

Alassio, la cittadina ligure dal carattere  inglese

Week end tra cibo e cultura: Alassio

Sulla Riviera di Ponente ligure, Alassio è la regina del turismo balneare della Riviera delle Palme, il tratto di costa savonese che va da Varazze ad Andora. Un borgo che è sinonimo di fantastici paesaggi, spiagge soleggiate, prelibatezze gastronomiche, arte e cultura.

La cittadina, celebre per  il Muretto, i ristoranti e i dolcissimi baci di Alassio, ti consente di vivere un’avventura sulle tracce  di un passato mai dimenticato. La cittadina, come tanti paesi liguri, ha una caratteristica: i budelli, a Genova chiamati carrugi. Si tratta di vicoli stretti, ricavati tra due file di palazzine, dove perdersi tra negozi di souvenir e di abbigliamento.

In corso Dante Alighieri trovi il Muretto di Alassio, famoso per le firme lasciate da  uomini di cultura, artisti e sportivi quali Vittorio de Sica, Jacques Prevert e Valentino Rossi. Una vera installazione d’arte permanente, simbolo di un Alassio ricca di storia e amata  da tanti intellettuali.

Ma la vera sorpresa di Alassio sono le ville british. Una testimonianza di come gli inglesi a fine 800 persero la testa per la cittadina ligure. Ci sono tre luoghi magici da scoprire: il Parco di Villa Pergola, visitabile su prenotazione ed esempio di parco anglo-mediterraneo, l’ex chiesa anglicana, oggi sede di eventi, e l’Hanbury Tennis Club, un elegante club house di stile coloniale.

Week end tra cibo e cultura: Alassio e la cucina fusion

E per una pausa all’insegna del buon cibo? Per un pranzo veloce la farinata, più spessa e con l’aggiunta di cipolla e prezzemolo rispetto a quella che è proposta in altri borghi liguri. Numerosi sono i ristoranti che propongono cucina tradizionale ma anche interessanti proposte fusion come il Panama.

Se preferisci provare la cucina proposta in un albergo, fai un salto al Diana Grand Hotel, l’albergo della dolce vita di Alassio. Ottime le linguine alla carbonara e ricci di mare e gambero di Sanremo. Per gli amanti del dolce? Imperdibile l’assaggio dei baci di Alassio, creati nel 1910.

Venafro, la cittadina dell’olio

week end tra cibo e cultura: venafro

Venafro, piccolo centro molisano, in provincia di Isernia, è noto per essere la prima area protetta dedicata all’olivo. Sul territorio si trovano alcuni uliveti secolari. Qui sorge anche l’interessante Castello Pandone.

Il primo nucleo del Castello fu realizzato nel periodo longobardo, a cui successivamente furono aggiunte le torri circolari. Nel XV secolo Enrico Pandone lo trasformò in una elegante dimora rinascimentale con la realizzazione di un ampio loggiato e di un giardino all’italiana. A lui si devono gli affreschi che ritraggono 26 stalloni, i migliori del suo allevamento. Furono riprodotti a grandezza naturale e questa scelta rende unica la sua visita.

week end tra cibo e cultura: olio

E per dare sollievo alle nostre papille gustative? Assaggia le laganelle e fagioli, le linguine al baccalà, la polenta con la salsiccia di maiale con peperoni in aceto, il fegato di vitello alla pizzaiola o i cavatelli (forse inventati per soddisfare l’ingordigia di Federico II) con ragù di agnello.

Non puoi rinunciare all’assaggio del caciocavallo di Agnone e di Capracotta, prodotto con latte crudo di vacca, con crosta duro e dal colore giallo paglierino o marrone nei formaggi stagionati. Dopo una maturazione di 20 giorni, è stagionato in grotte naturali per tre mesi. É spesso proposto grigliato.

La verdura tipica di Venafro è l’indivia scarola o centofoglie. La si propone sia cotta che cruda. Spesso è cucinata con i fagioli nelle pentole di coccio. Un piatto tradizionale di Venafro è la zuppa alla santé, fatta con il brodo di gallina e la carne a pezzi, polpettine di vitello, scarola e uovo sodo tritato.

Un’altra chicca gastronomica è la Signora di Conca Casale, piccolo borgo a pochi chilometri da Venafro. Si tratta di un salume in origine destinato ai “signori”. La tradizione lo vuole prodotti con  il lombo, la spalla, il lardo della pancetta e il dorso, a cui oggi si unisce anche il controfiletto e la coscia. La carne, lavorata a mano, è insaporita con pepe nero in grani, peperoncino, finocchietto selvatico e coriandolo. É stagionato per 6 mesi. Tagliato a fette spesse si accompagna con la “pizza scimia, cioè una focaccia realizzata con l’impasto rimasto del pane, olio di oliva e semi di finocchietto selvatico. Lo si utilizza anche nelle zuppe o nei maltagliati con ceci.

Sogliano al Rubicone, un rifugio di cibo e cultura

 

week end tra cibo e cultura: sogliano al rubiconeSogliano al Rubicone, piccolo borgo romagnolo, ti propone due piccoli musei davvero suggestivi: il Museo del Disco d’Epoca e il Museo di Arte Povera. Il Museo del Disco d’Epoca è dedicato alla musica e alla storia della registrazione sonora, mentre il Museo dell’Arte Povera raccoglie antichi volumi, calendari, almanacchi, figurine, stampe dell’800 e oggetti d’arte tipografica provenienti da diverse parti del mondo. Il collezionista Roberto Parenti e l’Amministrazione Comunale del piccolo centro romagnolo hanno dato vita a un inno alla bellezza.

week end tra cibo e cultura: museo del disco

Da ragazzino Parenti andava a pulire le cantine e le soffitte delle case di Bologna, non era pagato, ma poteva portare a casa quello che voleva. In quel periodo ha imparato a conservare e a costruire un patrimonio legato alle arti grafiche, musicali e letterarie.

week end tra cibo e cultura: formaggio di fossa

Sei un amante del cibo? E allora non puoi fare a meno di assaggiare il formaggio di fossa. Una storia antichissima: risale al secondo millennio A.C. Il grande problema della sua conservazione fu risolto in epoca medievale con l’infossamento in buche scavate nel terreno.

Dal 1278 al 1640 Sogliano era dominata dai Malatesta e noi conserviamo documenti dell’epoca che testimoniano che l’utilizzo delle fosse e le tecniche di infossamento erano talmente importanti da essere regolamentate. E che fosse un bene prezioso è testimoniato persino dai testamenti!

A Sogliano molte famiglie producevano e conservavano il formaggio con metodi casalinghi, tra i quali l’infossatura, in casa propria o altrui. Da metodo casuale, si trasformò presto in metodo ricercato e studiato. Tutto dipendeva dall’abilità dell’azdora, la vera padrona della casa.

Il formaggio di fossa era apprezzato anche da Giovanni Pascoli che nel 1895 in una lettera al cugino Emilio David di Sogliano ricorda che il signor Antonio Marcosanti, dirimpettaio delle Fosse Mengozzi: …possiede i più buoni formaggi di Romagna”.

week end tra cibo e cultura: sogliano al rubicone

Dal 2009 il formaggio di fossa di Sogliano ottiene la DOP. Nel processo produttivo si distinguono 4 fasi.

  • Durante la preparazione della fossa scavata nella riccia arenaria, si brucia della paglia.
  • Si passa poi al rivestimento delle pareti per isolarle dalle forme, utilizzando uno strato di circa 10 cm di paglia sostenuta da un’impalcatura di canne verticali. Sul fondo si sistemano tavole di legno.
  • Con l’infossatura il formaggio è disposto nella fossa e chiuso in sacchetti di panno di cotone bianco, accatastati fino all’imboccatura. La fossa è chiusa con un coperchio di legno sigillato con gesso e sabbia. L’infossatura tradizionale si fa in agosto, con sfossatura in novembre.
  • Inizia poi la stagionatura, che si arricchisce dell’umidità della fossa, per circa 3 mesi.

La ricetta tra dolce e salato: la crostata al Savoir

Crostata al Savoir

Ingredienti

500 g Farina

200 g Burro

200 g Zucchero

1 Bustina di lievito

La scorza grattugiata di un limone

2 Uova

Latte

Sale

Savor di Romagna

20 g Formaggio di fossa

Procedimento

Rendere cremoso il burro. Aggiungere le uova, lo zucchero, la scorza del limone, il lievito e un pizzico di sale. Impastare, formare un panetto e lasciare riposare per 30 minuti. Stendere la pasta, di qualche cm più larga della tortiera per formare i bordi.Stendere il Savor e rivoltare i bordi. Cuocere in forno per 30 minuti a 180 °C. Decorare la crostata con scaglie di formaggio di fossa.

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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