in

Tre giorni sui colli piacentini: itinerari per wine lovers

Un itinerario per wine lovers? Facile. I colli piacentini per conoscere Gutturnio e Ortrugo, senza dimenticare vitigni da riscoprire. Un esempio? Il Fruttano.

Le eccellenze gastronomiche piacentine da accompagnare ai vini piacentini? Torta fritta con coppa, pancetta e salame, turtei con la cua, pisarei e fasoi, anolini e…

In compagnia di Roberto Rossi sono andata alla Corte del Gallo, un agriturismo che si trova a Bassano, una frazione del comune di Rivergaro, in val Trebbia. Un agriturismo segnalato dal circuito Agriturismi d’Eccellenza della provincia piacentina, una rete di operatori della ristorazione e del mondo agricolo creato proprio da Roberto, in collaborazione con l’amministrazione provinciale locale, quasi 20 anni fa. Una sorta di miracolo, visto che continua ad esistere e a promuovere la cucina piacentina e, di conseguenza, il suo territorio. Lo sappiamo bene, e lo ricordiamo sempre, che cultura del territorio, della terra e della tavola, i mantra di Famelici, sono il futuro del turismo.

Siete pronti? Allora andiamo! Per il nostro week end, tra gusto e paesaggi, si parte dall’agriturismo Corte del Gallo

Dall’agriturismo Corte del Gallo parte il nostro viaggio alla scoperta del vino piacentino. Ci aspettano tre giorni e circa 4 ore di auto per scoprire i segreti di alcune cantine dei colli piacentini. Qui alla Corte del Gallo tracciamo il nostro itinerario, mentre vocianti compagnie di amici assaporano l’ottima cucina di Elia, Betty e Riccardo. Una cucina tradizionale che ogni tanto viene rivisitata con sapienza, fantasia e intelligenza, sapendo cogliere quei segnali che arrivano dal mondo del food, tra tendenze, tecniche, prodotti ed ingredienti proposti in modo originale. corte del galo

Non nascondo che il nostro itinerario è stato costruito tra una forchettata di turtei cu la cua e un bicchiere di Gutturnio, o anche due! Inutile dire che ho fatto di tutto per non essere scoperta, ma vuoi le tazze bianche, vuoi che questi turtei sembrano sorriderti ed invitarti a chiedere il bis, che i giochi sono fatti! Tranquilli però, da sempre reggo bene il vino e, quando è nostrano e genuino, è solo un toccasana!

Ecco perchè i wine lovers scelgono i colli piacentini

Colli Piacentini famelici

Ma torniamo al nostro itinerario per wine lovers. Siamo sui colli piacentini per un viaggio alla scoperta della storia dei vini piacentini e vogliamo capire i segreti di questa provincia emiliana che si candida con vigore a diventare tra le mete più ambite per gli amanti del buon vino. Ma non solo. Corre voce che il piacentino sia una provincia in forte crescita, con forti potenziali per diventare uno dei luoghi preferiti e più visitati dei prossimi anni. É una sensazione che abbiamo colto negli ultimi viaggi stampa organizzati da Roberto in collaborazione con visitEmilia. Sono rimasta colpita dalla bellezza e dalle mille risorse di questo territorio che Roberto ha voluto definire “sorprendente“, fatto di luoghi ancora in gran parte inesplorati, dove la natura e i piccoli borghi si fondono, in una cornice di sapori e profumi, tra prodotti locali e piatti da 10 e lode. Si tratta di una di quelle mete che la Guida Michelin, la Routard, la Lonely Planet e altre, hanno definito “altri itinerari” e che oggi invece sono diventati “itinerari consigliati”, per un’Italia da scoprire, inconsueta, magica e affascinante.

Il nostro itinerario tra i colli piacentini alla scoperta dei vini, della tradizione e della cultura piacentina

Torniamo però al vino, il filo conduttore di questo itinerario, per raccontarvi dei tre giorni che, in compagnia di Roberto, ci hanno portato a degustare produzioni di alta qualità, alcune delle quali davvero notevoli. Non solo, anche a conoscere pratiche enologiche che concorrono a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di eccellenza.

Primo giorno: alla volta di Ziano Piacentino per visitare cantine (con assaggio di vino!)

La carta vincente dei colli piacentini? L’ospitalità. “Signori, vu sie tuti ci ben vegnù e zascun che ci verrà, sarà ben vegnù e ben recevù” (lapide del 1320)

Partiamo per il nostro viaggio alla scoperta di cantine dall’Agriturismo Corte del Gallo alla mattina, diretti a Ziano Piacentino dove si trova Podere Casale, una cantina nota per i suoi vini e per l’ospitalità. Se avete la fortuna di conoscere il titolare, Nicholas Rigamonti, vi farà da guida e vi racconterà tutti i segreti dei suoi vini. 

Piccola premessa culturale: la coltivazione di viti nel piacentino è antichissima, come dimostra il ritrovamenti di vasi vinari nella Val Trebbia e in Val Nure. Di certo il Gutturnio era un vino pregiatissimo ai tempi dei Romani. Probabilmente è a lui che si riferisce Cicerone quando ricorda con ironia le grandi bevute di vino rosso di Piacentino Pisone, suocero di Cesare. “Il vino di Piacenza rasserena lo spirito” – si diceva quando si serviva il Gutturnio in un boccale detto Gutturnium che veniva passato tra i commensali per bervi a turno come simbolo di amicizia. gutturnium reperto anticoEra un vaso o coppa d’argento con decorazioni sbalzate e a cesello. Nel 1878 ne è stato trovato uno a Veleia Romana ed ora è conservato al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma. Nel Medioevo i vini della zona di Castell’Arquato erano esportati in Francia. E due secoli dopo la corte viscontea mostrava molto apprezzamento per questo “rosco” rubino dal sapore vellutato. Il Gutturnio aveva molti estimatori, tra i quali Papa Paolo III Farnese, Michelangelo e Napoleone. Nel 1967 ottiene la Doc “Colli Piacentini Gutturnio”.

Vi presentiamo due vini da amare: il Gutturnio e l’Ortrugo

podere casale vini ed ospitalita

Sostanzialmente i colli piacentini si segnalano per la produzione di due vini: il Gutturnio e l’Ortrugo, un rosso e un bianco. Il Gutturnio, un vino DOC, la cui produzione avviene nella provincia di Piacenza, è ottenuto dai vitigni Croatina (localmente chiamata Bonarda) e Barbera. Le due qualità di uva sono pigiate e il mosto ottenuto è fatto macerare insieme alle bucce che gli conferiscono, oltre al colore, tannicità. Riposa in botte per circa 2 anni, effettuando alcuni travasi per ossigenarlo. Successivamente lo si filtra prima di imbottigliarlo e lasciarlo invecchiare.

L’Ortrugo, il vino conviviale per eccellenza, è un vitigno autoctono a bacca bianca tipico dei colli di Piacenza, un vino fresco, piacevole e profumato. É conosciuto in versione spumante, frizzante e fermo, ma quello più tradizionale è il frizzante, delicato nei profumi e mai troppo complesso. Si racconta che fosse conosciuto prima dei Romani, anche se documenti che lo attestino non sono mai stati rinvenuti.
La prima citazione dell’Ortrugo risale al 1881 e si trova nel “Bollettino ampelografico” con il nome di Altrugo.

Roberto mi fa partecipe di un ricordo. “Mi ritorna in mente una degustazione che mi aveva portato qui, in questa bella realtà della val Tidone, dove avevo conosciuto Stefano Torre, un simpaticissimo e colto piacentino doc che mi aveva raccontato l’origine del nome Ortrugo. Sorseggiandolo e apprezzandone la freschezza, Stefano mi raccontava che il termine ortrugo aveva in verità una provenienza dialettale da “Etra uga” che significa l’altra uva, perché usata come uva da taglio da regalare, essendo giudicata inadatta alla trasformazione in un buon vino. Non mi stupisce che Stefano si fosse candidato sindaco alle ultime elezioni, inserendo nel suo programma un vinodotto al posto dell’acquedotto, per consentire ai piacentini di avere il vino a portata di… rubinetto! 

Alla volta di Borgonovo per assaporare il Fruttano

I migliori vini assaggiati in modalità Famelici: cantine Oddi

Intanto l’orologio ci ricorda che sono le 13 30. Lasciamo Ziano per dirigerci verso Borgonovo e facciamo tappa da Paolo Oddi, all’omonima cantina e agriturismo, anch’esso interno al circuito Agriturismi d’Eccellenza della provincia piacentina. Qui Roberto non perde un istante e si siede ad uno dei tavoli de Il Viandante, il locale che sorge annesso alla cantina. Mi invita ad accomodarmi perchè è arrivato il momento dell’assaggio tanto atteso. Qui, oltre l’Ortrugo e il Gutturnio, Paolo produce il Fruttano, un vino poco conosciuto dal gusto particolarmente delicato e dal fresco profumo di frutta. Un vino che Pietro, il papà di Paolo, ha il merito di aver riscoperto! E nel corso della degustazione abbiamo avuto anche il piacere di averlo con noi, una miniera di sapienza e di simpatia. Qui veniamo incantati dai racconti di una vita contadina che oggi sembra lontana anni luce, tra metodi, tecniche, intuizioni che invece, in buona parte, sono ancora quotidianità, a conferma che per questi mestieri la manualità e l’uomo fanno la differenza. Ci viene versato un bicchiere di Fruttano, un rosso che racconta una storia antica e che lo colloca come il più antico dei novelli. Imbottigliato presto e bevuto dopo pochi mesi, comunque entro l’anno, è specialmente indicato con il salume e il pesce d’acqua dolce.

La cosa più interessante – ricorda Roberto – è come la famiglia Oddi abbia riportato in auge la tradizione dei vini piacentini. Qui il vino è cultura e tradizione. I viticoltori piacentini hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le carasse, sostenendo che è il palo che fa l’uva”.

Paolo ci racconta la storia del Fruttano: “il Fruttano ha una storia secolare. Era apprezzato perchè risultava fruttato e fresco. Il vitigno era coltivato solo tra Piacenza e Parma. Se nella provincia di Piacenza è conosciuto con il nome di Fruttano, nel parmense è chiamato Fortana del Taro. La differenza tra i due vini è determinata dal fatto che il primo è coltivato sulle colline, mentre il secondo in pianura. Con l’avvento delle denominazioni di origine controllata, con il cambiamento dei gusti negli anni 70, con il successo dei vini piemontesi e toscani, i vini beverini perdono mercato. Fino ad allora il Gutturnio era fatto con Barbera, Bonarda e Fruttano. Con l’ottenimento della Doc, il Fruttano, che abbassava la gradazione, non viene più aggiunto. Pian piano, il Fruttano veniva estirpato, ma mio padre decise di continuare a coltivarlo. Scelse di produrlo amabile, ma non dolce, dal momento che si sposava bene con i piatti della tradizione piacentina. Lo abbiamo fatto conoscere alla Mostra dei Frutti Antichi di Pontenure e qui ha destato una certa curiosità, oltre che un grande apprezzamento. Abbiamo recuperato un “Vin d’la Topia”, ovvero quel vino prodotto da viti piantate fuori dalle case padronali per rinfrescare. Parma, Piacenza e Reggio Emilia: vino

Gli chiediamo la differenza tra il Fruttano e il Gutturnio: “il Fruttano è vinificato in purezza, il Gutturnio da due vitigni; il primo è IGP, il secondo Doc. Di certo, il Fruttano è un vino di nicchia, ottimo per una merenda piacentina fatta con salumi grassi e formaggi morbidi come il gorgonzola o con la pasticceria secca. Il Gutturnio è un vino da pasto che può accompagnare diversi piatti”. 

Se ancora non avete assaggiato il Fruttano non perdete tempo perchè merita!

La sera, per non cadere in un drammatico calo di proteine, andiamo in una buona trattoria poco distante, la Locanda Trattoria Cesarina a Trevozzo. Qui non c’è menu,  ma ciò che ti viene proposto è eccellente. Abbiamo mangiato tortelli burro e salvia accompagnati da un buon bicchiere di Gutturnio per fare venire l’ora del rientro. Ci fermeremo a dormire nell’Agriturismo Il Gelso, a Montecanino, per il piacere della compagnia di Mirco, Thomas e della sua simpatica famiglia, ma anche per risvegliarsi godendo di una veduta straordinaria sulle colline piacentine. Anche qui ottima cucina e buoni vini, ma di prima mattina ci dobbiamo limitare alla buona colazione a base di dolcezze locali.

Il secondo giorno: alla scoperta di borghi e castelli

La sveglia è presto, verso le 7, breve passeggiata nella natura, un momento di relax che ti rimette in pace con il mondo! Degustata l’ottima prima colazione di Mirco, decidiamo di scavallare la val Trebbia per raggiungere Castell’Arquato in val d’Arda. Qui ci attende una visita a Casa Benna, dove Andrea Molinari e il nipote ci accolgono piacevolmente. Una cantina con una lunga storia alle spalle, fondata nel 1916 dalla stessa famiglia Molinari. Nei 10 ettari vitati di proprietà si seguono criteri per assicurare la produzione di vini eccellenti. Quando si impianta un vigneto, lungo i filari, vengono lasciate delle aperture laterali ogni 30/40 metri circa. Ciò consente, in vendemmia, di separare le uve a seconda dei parametri di maturazione e delle caratteristiche delle stesse, e di pigiarle in vasche distinte. É sufficiente spostarsi di pochi metri per trovare uve diverse e ottenere poi vini differenti, alcuni più adatti all’invecchiamento, altri più indicati ad essere bevuti giovani. Un’etichetta che ci incuriosisce di Casa Benna è Orma di Irma.

tutte le bottiglie casa benna piacenza

Si tratta di una Bonarda frizzante – ci racconta Andrea Molinari – dedicata alla memoria di nonna Irma, che durante la guerra si alzava più volte per filtrare quello che era il suo vino preferito. Da piccolo questa operazione mi affascinava, mi stupiva come quel vino potesse risultare frizzante e buonissimo! Nonna Irma era una grande donna, nonostante dovesse crescere otto figli, non rinunciava a vinificare. Oggi la Bonarda, a lei dedicata, è fermentato in autoclave e per ottenere un ottimo vino estremamente seducente, con note di frutta persistenti prestiamo molta attenzione alle temperature. Siamo molto soddisfatti dell’annata 2020, le buone condizioni metereologiche ci hanno consentito di fare un ottimo vino da abbinare ai salumi piacentini e alla torta fritta. Una gustosa proposta per merenda o per aperitivo. Orma di Irma è un vino beverino, non ha una gradazione altissima, con un 2% di residuo zuccherino”.

Il suo essere così loquace ci spinge a fargli alcune altre domande.
Qual è il vostro vino maggiormente rappresentativo?
“Nel piacentino il Gutturnio frizzante, in tutta Italia e all’estero il Gutturnio Riserva“.

Temete i cambiamenti climatici?
Non possiamo ignorarli, tanto che da qualche anno stiamo studiando innesti più resistenti alla siccità“.

La vostra prossima nuova etichetta?
“Quest’anno vedremo i primi grappoli di ervi, un incrocio di bonarda e barbera da valorizzare. L’idea in origine del professor Mario Fregoni, ordinario di viticoltura presso la Cattolica di Piacenza, era quello di far fronte alla necessità di sostituire una quota di Barbera nell’uvaggio del Gutturnio. La nuova varietà identificata fu denominata Ervi – che in aramaico significa ‘vite’ – fu iscritta al registro europeo delle varietà coltivate. L’Ervi in purezza dà un vino con gradazione alcolica alta, un colore intenso, un’acidità medio bassa, una rotondità tannica piacevole. Le note prevalenti sono quelle della frutta matura e delle spezie. Presenta un sentore ammandorlato percepibile a livello retrolfattivo. E poi continueremo il nostro lavoro di valorizzazione della Malvasia di Candia aromatica. Crediamo molto in Luce di Selce, una Malvasia ferma, che al naso richiama i frutti tropicali con note di salvia e ricordi leggermente mentosi. Da abbinare a primi piatti bianchi, pesce, crostacei e verdure“.

Torniamo verso Castell’Arquato per fare tappa alla Tenuta Podere Illica, altro agriturismo del circuito Mangiare Piacentino. Qui ci aspetta una degustazione di olio, ma soprattutto abbiamo modo di scoprire un campo collezione, un terreno di sperimentazione, una campionatura varietale per studiarne le potenzialità di sviluppo. Il fiore all’occhiello di Podere Illica si chiama 14.75 e richiama l’anno dell’editto di Parma, che imponeva ulivi per ogni famiglia. E dopo la degustazione di questo ottimo olio, accompagnati dalla vulcanica padrona di casa “la mia prof. preferita” scherza Roberto ricordando che Maria Teresa è stata insegnante di liceo classico. Salutiamo e puntiamo l’auto in direzione Vigolzone per un aperitivo piacentino!

É la volta dell’Azienda Agricola La Tosa, che ospita l’interessante e ricco Museo della Vite e del Vino. Un’iniziativa importante che favorisce la diffusione dell’antica cultura del vino. Una volta entrati nel museo scopriamo oltre 500 pezzi legati alla vitivinicoltura locale. Si notano diversi strumenti di lavorazione appesi al muro, accanto a tralci di vite, tini per la pigiatura e tavoli di lavoro, come quello del bottaio. Sorprendente il cannoncino antigrandine e il carro botte per il trattamento con il verderame.

la Tosa colli piacentini winelovers e1620907780497

Con noi c’è Ferruccio e Stefano Pizzamiglio, padroni di casa e veri innamorati del vino. Così, tra un bicchiere di Gutturnio e di Ortrugo, ci raccontano di questa scelta imprenditoriale dovuta all’amore per questa terra. Stefano ci dice che la passione per il vino lo ha convinto ad abbandonare il sogno di diventare poeta. “La poesia è una strada che ti costringe ad affondare nel dolore – racconta Stefano Pizzamiglio – il vino ha la medesima forza ma non ti costringe a tuffarti nella sofferenza“. I due fratelli ci ricordano che i vigneti sono condotti secondo le regole dell’agricoltura biologica, nel massimo rispetto dell’equilibrio ambientale e naturale.

Intanto Roberto mi sfida: una sosta per riposare o dimostrare che la passione per il vino e il buon cibo è talmente forte da cancellare ogni forma di stanchezza. E dal momento che io sono competitiva raccolgo la sfida. Oltretutto… io adoro il vino!

Nel frattempo si alza un vento gelido che ci accompagna alla nostra prossima tappa. Questa volta siamo diretti sì a bere del buon vino, ma anche ad assaggiare i piatti della cucina dell’Agriturismo La Favorita, altra tappa tappa del Mangiare Piacentino, assolutamente imperdibile per gli amanti della buona cucina locale. Qui Stefano con la famiglia hanno dato vita ad un luogo che richiama la ruralità tipica della campagna piacentina, ma che si caratterizza per un servizio impeccabile ed un’atmosfera invidiabile. La qualità dei piatti è all’altezza della fama (non è così scontato nel mondo della ristorazione) e la cena è di quelle che non si dimenticano.

Nel tragitto parliamo di…? Indovinato? Esatto, sempre di vino, ma non solo. Ragioniamo sul turismo che gli ruota attorno, sulle strategie di promozione e di comunicazione da attuare in questa nuova epoca post pandemia. Ci confrontiamo su come i borghi e i luoghi dovrebbero proporsi, sulle modalità corrette per lo sviluppo, la tutela e la valorizzazione del territorio, sull’assoluta necessità del fare rete, non solo tra operatori, ma In una logica tra pubblico e privato. Ripassiamo a mente i nostri testi di studio, i nostri manuali, i nostri saggi e li attualizziamo, consapevoli che dovremo anche riscriverli in buona parte. Servono progetti, servono idee e lavoro, serve cooperazione, serve unire le forze, ora, proprio ora, più che mai. Ma intanto arriviamo da Giovanna, altra tappa del Mangiare Piacentino con il suo Boschi Celati, un agriturismo attraversato dalla ciclovia del Po che collega Piacenza a Cremona lungo le sponde del fiume. Con un’impareggiabile simpatia Giovanna ci accompagna in visita alla bella location elegante e raffinata, perfetta per accogliere cerimonie ed eventi in un contesto agreste e dove la natura si esprime in tutta la sua bellezza. Al termine ci accompagna alle camere per una notte di meritato risposo.

La terza ed ultima giornata: il vino è servito a tavola

É la giornata dedicata all’esplorazione di Isola Serafini in compagnia di Elena Marsiglia, presidente della cooperativa di comunità “Isola dei Tre Ponti”, nata per la valorizzazione del sito. Per farlo conoscere ed apprezzare, su prenotazione, vengono organizzate visite guidate all’impianto di risalita dei pesci.

Dopo una piacevole passeggiata, la Trattoria Cattivelli è a portata di forchetta! Una tappa imperdibile per chi ama il pesce di acqua dolce. Il plateau che ci servono è una vera gioia per gli occhi e la gola: l’anguilla marinata, la frittura di pesce d’acqua dolce e lo storione al forno. souffle di cacio del poTra le buone e belle sorprese anche il Soufflè di Cacio del Po, prodotto dal Caseificio Borgonovo che si trova a pochi chilometri, sempre nel comune di Monticelli d’Ongina. Ovviamente anche questa tappa golosa ci consente di giocare con la nostra abilità ormai acquisita di abbinare vini e cucina piacentina. 

Satolli, ma curiosi, ci dirigiamo in loc. San Lorenzo di Monticelli d’Ongina in visita al Caseificio Borgonovo per scoprire il Cacio del Po. Qui ci accolgono i fratelli Palormi, che ci raccontano e ci fanno assaggiare questo tesoro gastronomico.

Si tratta di un formaggio da tavola, a pasta semicotta, prodotto con latte crudo, con un gusto particolare, molto “lattato”, molto dolce ma con un retrogusto leggermente amarognolo. Viene stagionato da 60 a 120 giorni e presenta una forma cilindrica, con facce piane o lievemente convesse di 25-30 cm di diametro, 8-10 cm di altezza e peso variabile tra 7-10 kg. Ha una crosta liscia di colore giallo paglierino. La pasta ha un aspetto compatto, la consistenza è morbida ed elastica, il colore è bianco avorio e presenta un’occhiatura media, mai uniforme.

colli piacentini wine lovers: il cacio del po

É un formaggio di pianura che non esisteci racconta Gianfranco Palorminon ha tradizione o storia. É frutto della nostra creatività, nato dopo un viaggio alla scoperta degli  alpeggi della Val Brembana e del Trentino. Un formaggio semplice, da panino imbottito, da tagliare con un coltello per mangiarlo in compagnia, ovviamente accompagnato da un immancabile buon bicchiere di vino!”

La chiusura di questo itinerario è di quelle che ci piacciono tanto! Siamo ospiti dell’Agriturismo Le Bassanine, nella campagna che si stende verso la città di Cremona dalla quale dista pochi chilometri. Qui alla buona cucina si abbinano camere di grande charme che garantiscono notti di piacevole e rilassante riposo. Ampie e splendide sono un’ottima soluzione per vivere la pace di questi luoghi. Ambra è il buongiorno con la sua simpatia e le sue golose prime colazioni.

colli piacentini wine lovers: agriturismo bassanina monticelli d'ongina

Siamo arrivati alla fine del nostro tour. Carichiamo in auto i nostri bagagli, senza dimenticare, non sia mai, le bottiglie di buon vino che saranno il ricordo di queste indimenticabili giornate alla scoperta dei sapori e dei profumi di una terra sorprendente!

Monica Viani e Roberto Rossi

Credit Photo: Giorgio Bertuzzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

ristoranti imperdibili nel piacentino: trattoria cattivelli

I segreti della frittura di pesce. Come friggere perfettamente

biscotti farcito

La ricetta dei biscotti farciti: un peccato di gola!