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5 piccoli e sorprendenti borghi italiani da visitare fuori stagione

Desiderate visitare località note per il loro fascino, ma – ahimé – spesso invase da truppe di vacanzieri? Vi proponiamo 5 piccoli borghi da vivere fuori stagione.

Vi anticipiamo alcune motivazioni per cui vale la pena organizzare il viaggio in un borgo italiano: artigianato, natura, cultura, patrimonio gastronomico, arte ed emozioni uniche.

In Italia esistono diverse località di forte richiamo come la Gallura o il Golfo di Napoli, posti ricchi di offerte e attrazioni turistiche, ma anche di tanti villeggianti. Ci sono tantissimi piccoli borghi – alcuni di carattere rurale, altri ricchi di storia o di bellezze naturali – capaci di affascinare i visitatori con la loro autenticità e la loro capacità di conservare un forte senso di comunità. Ma quando visitarli per non incontrare le truppe dei vacanzieri? Ora! Pronti a preparare le valigie?

Abbiamo deciso di aggiornare la nostra proposta di luoghi del cuore da visitare dopo la pandemia, proponendovi una vacanza fuori stagione. I borghi scelti famelicamente custodiscono in pochi chilometri la loro forte identità. 

5 piccoli e sorprendenti borghi italiani

Varenna, dove trascorrere un week end all’insegna dell’amore

il borgo di varenna

Il piccolo borgo di Varenna, affacciato sulle acque del Lario, è conosciuto per la suggestiva Passeggiata degli Innamorati e per i suoi bei vicoli. Nel centro storico si erge il principale edificio storico, la Chiesa di San Giorgio, risalente al XIII secolo ed eretta sulle fondamenta di un antico tempio romano.

Non solo cultura, ma anche natura. É, infatti, possibile fare trekking seguendo il sentiero del Viandante, un itinerario risalente al periodo romano che, seguendo a mezza costa il ramo orientale del Lago di Como, offre la possibilità di perdersi in paesaggi mozzafiato. Un tempo via di passaggio dal Milanese alla Svizzera, copre una lunghezza complessiva di circa 45 km, percorribili in più tappe. Il sentiero parte dall’Abbadia Lariana, nei pressi della Chiesetta di S. Martino, e termina a Piantedo, al santuario della Madonna di Val Pozzo.

Il nostro consiglio è quello di pernottare presso l’Hotel Royal Victoria, che propone anche due soluzioni per degustare un pranzo o una cena. Si può scegliere di mangiare presso il Victoria Grill, affacciato sulla piazzetta di Varenna o, per una cena importante, presso il ristorante Gourmet, dove godere anche di un’ottima vista sul lago. Lo chef dei due ristoranti è Paolo Bullone, che nel 2017 ha conquistato la stella Michelin con il ristorante Agrodolce di Imperia. La sua è una cucina mediterranea, in cui emerge la passione per i risotti.

La Maddalena (SS), l’arcipelogo delle meraviglie

La Sardegna è circondata da molte isole, tra le quali l’isola dell’Asinara, lisola di San Pietro, l’isola di Sant’Antioco, l’isola di Tavolara e il meraviglioso arcipelago della Maddalena con Caprera. Noi ne abbiamo scelta una per proporvi un viaggio alla scoperta dei suoi tesori gastronomici e culturali. Vi portiamo a La Maddalena.

L’unico centro abitato, La Maddalena, in passato era chiamato la Piccola Parigi per sottolinearne il fascino. La cittadina, fondata nel 1770, si affaccia su Palau, da cui dista 20 minuti di traghetto. Vi abitano poco più di 10.000 persone dedite per lo più al turismo e alle attività culturali. Se andate nei mesi estivi, è inevitabile trovare molti turisti alla ricerca di scorci suggestivi. Ma a La Maddalena si può andare in primavera o in autunno, quando l’arcipelogo conosce un minore afflusso turistico, proponendo profumi e colori indimenticabili.

borghi italiani da visitare fuori stagione: la maddalenaInevitabile perdersi nei carrugi del centro storico alla ricerca di piccoli negozietti capaci di affascinarvi con diverse proposte artigianali. Per gli amanti della storia e della cultura ricordiamo che qui passeggiarono anche Napoleone, Nelson, Garibaldi e Mussolini. Alzando gli occhi dalle vetrine ammirerete le belle facciate di alcuni palazzi del Settecento e spingendovi fino al porto scoprirete il Museo Diocesano. Qui sono custoditi i candelieri ed un crocifisso d’argento donati alla cittadina dall’ammiraglio Nelson.

Se avete tempo, imboccate dal Museo Navale la strada panoramica che percorre quasi per intero il periplo dell’isola per una ventina di chilometri. Avrete modo di ammirare: Spalmatore, Cala Lunga, Punta Marginetto, Cardellino, Monti d’a Rena, Lo Strangolato, Bassa Trinita, Cala d’Inferno, Cala Francese, Punta Tegge e Padule, tutte località conosciute per la bellezza delle acque e la suggestione delle scogliere. Che dire? La Maddalena ha proprio tutto per sedurvi!

Borgo di Forio (NA), il borgo delle vacanze culturali e artistiche degli anni 60-70

borghi italiani da visitare fuori stagione: forio sull'isola di Ischia

Forio, un piccolo borgo sulla costa occidentale di Ischia, è una cittadina inevitabilmente legata alle figure di Pablo Neruda, Liz Taylor, Pierpaolo Pasolini, Wystan Hugh Auden, Truman Capote e Luchino Visconti.

Si racconta ancora di una lunga e piacevole serata trascorsa da Pasolini in compagnia di Don Eduard Bargheer ai tavoli del famoso Bar Maria. Lo scrittore americano Capote giunse a Forio da Ischia su un carretto e la descrive: «bianca di luna, lambita dal mare mormorante, da cui si levarono i rintocchi del vespro come un frullo di uccelli». 

Nei pressi di Fiorio si trova Villa Colombaia, la Fondazione Museo Luchino Visconti, storica residenza estiva del grande regista, costruita tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900. Oggi ospita un Museo dedicato al regista e una Scuola Internazionale di Cinema e Teatro.

All’ombra del Monte Epomeo, Forio vi farà innamorare dei suoi edifici e del suo paesaggio punteggiato di torrette difensive, tra cui spicca il Torrione, una costruzione circolare edificata in cima a una rocca tufacea nel cuore del centro storico del borgo.

Da percorrere poi tutti i “vicoli  saraceni“: vico Torrione; via Sant’Antonio Abate; via Casa Patalano; via Costantina; via San Giovanni; vico Albergo; via Vecchia; via Casa Di Maio; via II Casa di Maio; via Cesare Piro; via basso Cappella; via Peschiera; via Funno; via Gaetano Morgera; vico I Pero; Vico II Pero, vico Schiano ecc. L’unica raccomandazione: evitate di andare a Pasqua o in estate quando l’isola conosce il maggior afflusso turistico. Qui è bello passeggiare senza sgomitare, fare il bagno godendosi le spiagge deserte, noleggiare una barca per esplorare le calette e godersi, tranquillamente seduti al ristorante, il coniglio all’ischitana o la pizza di scarola.

Sissa Trecasali (PR), ideatrice del November Pork, da visitare per una gita sul Po e per scoprire cibo e cultura

Tra Parma e il Po, non lontano da Piacenza, e a due ore e mezzo da Milano, si trova Sissa Trecasali, una cittadina famosa per la Rocca dei Terzi, dove aleggia il fantasma della bella ma sfortunata Vittoria. Castello di origine medievale, ristrutturato nel 700, presenta un torrione alto 27 metri, dalla cui sommità si può godere di un paesaggio che si apre sulla campagna circostante!

Una meta ancora poco conosciuta dal turismo internazionale, ma che merita una visita. Anzi, vi consigliamo di tenere d’occhio la carica del cellulare, perchè non smetterete di scattare fotografie!!!! Qui non potete perdervi la degustazione della spalla cruda di Palasone. Non è un caso che a Sissa Trecasali sia nata l’idea di lanciare l’evento “November Pork”, manifestazione dedicata alla riscoperta del maiale.

sissa trecasali per vedere la Rocca dei Terzi e mangiare il pesce gattoE se ciò non bastasse, potete progettare una gita in barca sul Po su una barca a motore. E se organizzate un trekking in bici, potrete godervi una bellissima sessione di birdwatching. É obbligatorio assaggiare la squisita cucina della Trattoria Laghi Verdi e fare una degustazione di uno dei tanti piatti con protagonista il pesce gatto, magari abbinato ad un vino bianco locale. Tra i piatti da degustare vi ricordo anche la locale spalla cruda di Palasone servita con l’immancabile giardiniera. (Se sei curioso di conoscere la nostra esperienza leggi qui).

Santa Maria Maggiore (VB), il borgo da cartolina che non dimentica gli spazzacamini

borghi: santa maria maggiore

Tra le Alpi, a nord del Piemonte, si apre la Valle Vigezzo, un territorio ricco di una vegetazione rigogliosa e di una forte tradizione culturale. Terra di grandi flussi migratori, è stata attraversata da spazzacamini, fumisti e pittori. La valle, che sembra un set di un film, è percorsa dalla storica ferrovia Vigezzina, che collega Domodossola a Locarno, snodandosi tra le due nazioni con un suggestivo percorso di 55 km.

Nota come Valle dei Pittori, ha come grande centro attrattivo l’accogliente borgo alpino di Santa Maria Maggiore, che conta poco più di 1200 abitanti. Che cosa fare a Santa Maria Maggiore? Perdersi nei vicoli, scoprire le piccole piazze e le ville storiche, godendosi scorci indimenticabili. Merita poi una visita la Scuola di Belle Arti, una scuola alpina di pittura, unica nel suo genere. Qui sono conservati esempi di pittura devozionale, che arricchiscono le chiese e le cappelle votive di tutta la valle. Suggestivo poi il Museo dello Spazzacamino, testimonianza di un antico mestiere, ormai ricordato solo in vecchi film.

Il borgo offre molte attività ricreative: in inverno sci e neve; in estate ciclismo, trekking… e la scoperta della ricca  tradizione artigianale ed enogastronomica, che offre un’ampia scelta di salumi, tra cui il Crudo di Vigezzo, primi e secondi piatti, mieli, confetture, dolci, digestivi e grappe.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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