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Agricoltura 4.0, orti urbani, vertical farm: nel nome della rigenerazione

Agricoltura 4.0,orti urbani, verticalfarma: la rigenerazione è un concetto vincente. Gli agricoltori urbani crescono

E’ probabile che il 70% della popolazione mondiale viva in aree urbane entro il 2050. Nutrire gli abitanti delle città richiede catene di approvvigionamento complesse che potrebbero collassare. Ma una nuova generazione di agricoltori spera di risolvere il problema riportando la natura nelle nostre città.

L’emergenza virus ha favorito il boom di prodotti 100% Made in Italy, biologici e a Km zero. Si tratta di un trend molto positivo: in questo contesto, vive la realtà degli orti urbani, delle vertical farm e dell’agricoltura 4.0

La Regione Lombardia ha approvato una legge sull’agricoltura urbana, che cercherà di rendere più semplice la realizzazione di iniziative in grado di produrre cibo di qualità, nel rispetto dell’ambiente, dei meccanismi di mercato ma anche del bene del pianeta. Questo significa attrarre nuovi capitali e stimolare le start-up, soprattutto nei grossi centri urbani e nelle immediate periferie: ridare vita a edifici dismessi, magari destinandoli al vertical farming, per esempio, significa salvaguardare il territorio evitando ulteriore consumo di suolo. Eccole le parole chiave: #agricolturaurbana #tettiverdi #ortiurbani #verticalfarm #agricolturabio. L’assioma dell’agricoltura moderna è: necessità di produrre per più persone, consumando meno risorse naturali e riducendo l’impatto sul territorio.

Chi e perchè vuole costruire l’agricoltura 4.0

Dati i vincoli dell’agricoltura urbana, è improbabile che la nuova agricoltura sostituisca mai l’agricoltura rurale come principale fonte di cibo, specialmente nei paesi con condizioni di crescita favorevoli. Ma può offrire nuove opzioni di coltivazione locale e catene di approvvigionamento più brevi in alcune aree, arricchendo al contempo la biodiversità urbana e creando nuovi legami tra ambienti urbani e rurali.

A prima vista, le città potrebbero non sembrare avere molto terreno disponibile per l’agricoltura. Tra asfalto, marciapiedi ed edifici, dove coltivare? In realtà i tetti di molti edifici commerciali sono spazi che aspettano solo di essere coltivati. Lo stesso vale per i binari ferroviari o per parcheggi abbandonati. In questo modo si va anche incontro alla “sete” di verde delle grandi città. Non stupisce che in molte metropoli cresca l’interesse per l’apicoltura. E gli alveari possono sopravvivere solo se se ci sono piante da dove le api possono raccogliere il nettare.

In Giappone alcuni chef di ristoranti di fascia alta, interessati alla sostenibilità, si rivolgono a fattorie urbane idroponiche e aeroponiche per prodotti coltivati localmente. La tecnologia avanza e di certo aiuterà a fare scelte sostenibili. Sia le aziende agricole indoor che tradizionali si rivolgono sempre più all’automazione per raccogliere le loro colture in modo efficiente. Ma siamo solo agli inizi. La ricerca deve progredire come testimonia il fatto che i robot trovano ancora difficile raccogliere prodotti freschi senza danneggiarli.

Per la diffusione dell’agricoltura urbana occorre superare ancore diverse difficoltà burocratiche. Le fattorie urbane non sono adatte poi a produrre alcune colture come i cereali, che richiedono ampie superfici per crescere su larga scala. le fattorie urbane non sono adatte a produrre alcune colture come i cereali, che richiedono ampie superfici per crescere su larga scala. Sorgono poi anche domande economiche: i produttori urbani dovrebbero allineare i loro prezzi tra loro? Dovrebbero esserci regolamenti sull’uso dello spazio urbano per attività a beneficio della biodiversità urbana? Poiché l’agricoltura urbana sta solo iniziando a ottenere unriconoscimento legale, il processo di cambiamento potrebbe richiedere alcuni anni. Insomma ci sono ancora tante sfide da vincere!

Orti urbani, verticalfarm, agricoltura 4.0: la rigenerazione è il mantra!

Ecco due esempi virtuosi. E’ una realtà, a Cavenago, c’è Planet Farm, l’orto verticale più grande d’Italia grazie a L. Travaglini e D. Benatoff che hanno sviluppato una tecnologia che permette di coltivare ortaggi in stabilimenti verticali, in assenza totale di pesticidi, nel massimo rispetto del pianeta e delle sue risorse. La tecnologia della vertical farming consente di risparmiare il 95% dell’acqua e il 90% del suolo rispetto a coltivazioni tradizionali, e, ripetiamo, senza sostanze chimiche e diserbanti.

Fetzer, la più grande azienda vinicola certificata come B Corp* negli Stati Uniti, ha visto, invece, il suo punteggio aumentare costantemente grazie all’agricoltura biologica e rigenerativa, alla conservazione delle risorse, ai risultati nell’uso di energia verde al 100%, alla certificazione zero rifiuti, all’attenzione per i lavoratori, al patrocinio politico per gli standard sociali e ambientali, al marketing etico, e alle pratiche rispettose del clima.

*Le ‘B Corporation certificate’ sono aziende che soddisfano elevati standard di prestazioni sociali e ambientali, trasparenza pubblica e responsabilità legale.

I tetti che fioriscono: tante le idee che dal basso voglio ricostruire la città

Orto 2.0 e Tetti Verdi. Queste due nuove tendenze sono rappresentazioni della stessa ‘onda’. Per tutti coloro che vogliono produrre il proprio cibo e mangiare sostenibile ma non hanno spazio o tempo, è arrivato Orto 2.0, una cooperativa agricola innovativa di Roma, nata da 5 studenti di Tor Vergata, che offre la possibilità ai cittadini di coltivare l’orto e portare a tavola la bontà della terra attraverso il semplice uso di un’applicazione sul proprio smartphone. Riguardo i Tetti Verdi, c’è propio un movimento dei tetti verdi è cresciuto soprattutto negli ultimi anni. A negli USA, per esempio, a Chicago, almeno 359 tetti sono ora coperti da vegetazione. E’ evidente che ciò garantisce numerosi benefici ambientali, dalla riduzione dei consumi energetici, alla purificazione dell’aria dalle emissioni inquinanti. Sempre nella stessa Chicago, la scorsa estate, un tetto verde è stato trasformato nel più importante esempio di orto sul tetto della città.

Tutte queste tendenze “dal basso” non devono essere viste come nemiche: l’interazione e la connessione con le iniziative del territorio da parte dei punti vendita è una delle caratterizzazioni del futuro prossimo. Condividere, che sia il grande segreto?

 

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Written by Fabrizio Bellavista

Innovazione e città intelligenti sono i settori di mio interesse e mi troverete attivo nelle sezioni FUTURE e MILANO.

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