Shakespeare aveva capito molte cose. Per Famelici è il vero anticipatore della cultura pop. E proprio per questo non poteva mancare anche il suo “tocco” nella tradizione culturale gastronomica. Il suo teatro si rivolgeva a tutti, era un intrattenimento non solo per le èlite, ma anche per il popolo, svolgendo una funzione simile a quella della televisione italiana tra gli anni 50 e 60. Il grande drammaturgo inglese metteva in scena tutte le classi sociali e il pubblico vi si rivedeva come in uno specchio.
Gli spettatori, durante la rappresentazione, mangiavano volentieri, come ci testimoniano le cronache del tempo. I più abbienti degustavano dolci ricercati e costosi, i più poveri noci e ostriche. Le differenze culturali e gastronomiche che separavano ricchi e poveri venivano appianate dalle libagioni: tutti bevevano birra, tanto che spesso non mancava chi si lamentava dei rumori delle bottiglie aperte durante lo spettacolo. Sappiamo che Shakespeare guadagnava bene con i proventi delle sue opere teatrali, ma non contento di ciò incrementava il suo bottino organizzando catering. Era in grado di capire e di dare al suo pubblico quello che più desiderava! Il Bardo ha saputo realizzare un miracolo, difficilmente poi replicato: mixare la cultura elevata con quella popolare. Ha miscelato con maestria politica, attualità, sentimenti, comicità, tragicità lasciando un segno che è giunto fino ai giorni nostri. Una dimostrazione che la cultura è vita e gusto!
Il piccione e Shakespeare (chiedendo scusa ai vegani!)
In Shakespeare ne “Il Mercante di Venezia” abbiamo la prova che il piccione nel 600 era un prodotto gastronomicamente assai pregiato. Ce lo dice Gobbo, padre del giullare, servo dell’usuraio Shylock Lancillotto.
Gobbo : “ Ho qui un bel piatto di piccioni che vorrei offrire a Vossignoria; e chiedere…”
Il piccione oggi: la proposta di Antonio Biafora
Noi vi offriamo la ricetta di Antonio Biafora, giovane chef calabrese, che con altri 7 giovani chef calabresi ha dato vita al progetto di comunicazione gastronomica Cooking Soon per fare conoscere la cucina calabrese nel mondo.
Piccione, olio e ghiacciolo alla mela
Ingredienti
2 Piccioni interi
1 Uova
160 g Mollica di pane secca
Farina “00”
135 g Centrifugato Mela
30 g Glucosio
100 g E.v.o. “ottobratico”
6 g Glice
2 g Sale
160 g Cicoria
Olio all’aglio
E.v.o. “ottobratico”
Sale Maldon
Procedimento
Per il piccione
Eviscerate i piccioni e divideteli in quarti. Formate dei jambonet con le ali, e dopo averle salate, avvolgetele con la pellicola e condizionate sottovuoto. Cuocete ad 85°C per 15 minuti. Raffreddate. Impanate le ali, passandole nella farina, nell’uovo ed infine nella mollica di pane secca. Friggete le ali in abbondante e.v.o. Rosolate il petto rendendo croccante la pelle e lasciandolo rosa al proprio interno. Fate riposare.
Per la cicoria
Sbianchire in acqua bollente salata la cicoria. Raffreddatela immediatamente in acqua e ghiaccio. Scolate e saltate la cicoria con l’olio all’aglio.
Per il ghiacciolo
Scaldate una parte del centrifugato con il glucosio, affinché uest’ultimo si sciolga. Aggiungete il resto del centrifugato. Riempite gli appositi stampi in silicone ed abbattete, avendo cura di inserire lo stecco quando non saranno completamente congelati.
Per l’olio
Mettete in un pentolino metà olio con il glice ed il sale. Portate a 60°C ed aggiungete il restante olio. Raffreddate.
Impiattamento
Disponete la cicoria nel piatto e appoggiate su di essa il petto. Aggiungetevi l’ala e la crema d’olio. A parte servite il ghiacciolo.
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