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Cibo e fiabe: sapore agrodolce…tutta questione di gusto!

Vi proponiamo un’esperienza gustosa: cibo e fiabe. Cibo è cultura. Consente di parlare di vita, morte, odio, amore, desiderio, rifiuto, solidarietà ed egoismo. Ha una forte relazione con il denaro: chi ha soldi imbandisce sontuose tavole, chi non ne ha è disposto al baratto, a prestare il proprio lavoro in cambio di un tozzo di pane.

Cibo e fiabe: un mondo agrodolce

Non solo banchetti sontuosi, anche mele avvelenate! Il cibo è protagonista di diverse fiabe, ma ispira anche le forme di molti piatti per incuriosire e invitare a provare nuove ricette.

La Sirenetta: il magico mondo degli unicorni e delle sirene che tanto piace alla pasticceria

“Solo se un uomo ti amasse più di suo padre e di sua madre, e tu fossi l’unico suo pensiero e il solo oggetto del suo amore, e se un prete mettesse la sua mano nella tua con un giuramento di fedeltà eterna; solo allora la sua anima entrerebbe nel tuo corpo e tu riceveresti parte della felicità degli uomini. Egli ti darebbe un’anima, conservando sempre la propria”.

La Sirenetta- Hans Christian Andersen

Che cosa nasconde il verbo amare? Ce lo rivela la radice della parola: a-mors, ovvero assenza di morte. É l’unico sentimento che può sconfiggerla. Un sentimento difficile da conoscere. Amare è sinonimo di fusione. Spesso lo si confonde con il desiderio. Nella fiaba de “La Sirenetta” dello scrittore danese Hans Christian Andersen non c’è lieto fine: la protagonista si trasforma in schiuma perchè il suo amore non è ricambiato. La Sirenetta, diventata muta, non può esprimersi, il Principe le si affeziona, ma non la ama. Nonostante il finale assai malinconico, dà molti spunti ai pasticceri e ai gelatieri per decorare le loro torte o coppe gelato. Non solo: affascina anche il mondo del salato. Non sempre è il trionfo del colore, può essere anche un ricordo del sapore di mare, di verdure trattate come perle…

Che cosa mi ricorda?

Cibo e fiabe: la Sirenetta
L’anello di Giuliano Baldessari, chef del ristorante Aqua Crua a Barbarano Vicentino. Realizzato con pasta di pane, crema di cavolfiore e caviale, servito al tavolo in un classico astuccio di velluto

Alice nel Paese delle Meraviglie: Eat me…e vince la curiosità

“Allora dovresti dire quello a cui credi”, riprese la Lepre Marzolina.
“È quello che faccio”, rispose subito Alice; “almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa.”
“Non è affatto la stessa cosa!”, disse il Cappellaio. “Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!”

Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie

Alice è golosa, famelica, ama la vita, accetta di vivere il paradosso. Beve, mangia, ingurgita pasticcini. Il cibo è sinonimo di curiosità, uno strumento per conoscere un mondo deformato. Talvolta consente esperienze piacevoli. Non sempre. Qualche volta si trasforma in una minaccia. Spesso gli chef ne hanno preso spunto per creare ricette assai creative. Non solo dando vita a forme stravaganti o bizzarre, anche ricorrendo a quella semplicità capace di indurci ad affondare il cucchiaino  per scoprire quali gusti e sapori si nascondano in una visione magica capace di tentarci. Eat me!

Che cosa mi ricorda?

dolci fiaba

 

Biancaneve e i sette nani: che cosa nasconde la mela

“Bianca come la neve, rossa come il sangue, nera come l’ebano! Stavolta i nani non ti sveglieranno più “.

Biancaneve e i sette nani -Fratelli Grimm

Come può un falso frutto non essere sinonimo di inganno? Eh sì, la mela è un falso frutto: il vero frutto è il torsolo. E se la mela di Biancaneve e i sette nani racchiudesse i segreti di tante altre storie o leggende? Una per tutte: Elena e la guerra di Troia. Eris riesce a fare scoppiare  una guerra in terra e nell’Olimpo giocando sul malsano desiderio di essere la più bella del reame. Quanti uomini, non solo donne, sono vittime di volere essere sempre i migliori? Sono affamati di consenso: senza riconoscimento non c’è amore e senza amore non si può vivere. Sono vittime di se stessi, non godranno mai i lati dolci dell’esistenza. E gli chef? Sono sempre stati attratti dal “frutto proibito”. Chi lo esalta nelle preparazioni dolci o salate, chi lo riproduce nelle forme magari utilizzando il cioccolato, chi esalta le note acidule che sposano il lato dolce.

Che cosa mi ricorda?

cibo e fiabe: la mela

Gianni Rodari: favole al telefono

“Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina. Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato”

Gianni Rodari- Favole al telefono

Forse lo scrittore di fiabe che più ha utilizzato il cibo per affascinare i lettori. A Gianni Rodari basta scegliere un ingrediente, studiarlo, descriverlo con molti aggettivi, animare la sostanza dandole caratteristiche umane, trasportarle fuori da quel contesto entro cui le conosciamo. É il trionfo dell’inverosimile, dell’assurdo, è la scoperta del valore della trasgressione. Chi non ne rimane affascinato? É ciò che spinge molti chef o pastry chef a studiare gli ingredienti, le forme per poterle presentare in modo inaspettato. É il desiderio di partire da un piatto tradizionale per presentarlo in un modo inaspettato. É ricordare che per creare piatti innovativi, bisogna osare, essendo consapevoli che le critiche saranno tante e che per riconoscere una ricetta come tradizione ci vuole almeno un secolo!

Che cosa mi ricorda?

cibo e fiabe: Gianni Rodari

Cibo e fiabe: sapore agrodolce…tutta questione di gusto!

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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