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Lo spritz e le sue varianti: dal bianchin al pirlo

Lo spritz conosce diverse formulazioni. Veramente tante, noi te ne suggeriamo alcune. Assolutamente da provare.

Nessuno può dichiarare di non avere mai provato almeno una volta nella vita lo spritz, uno dei cocktail più conosciuti al mondo. Colorato, poco alcolico, ben comunicato è il simbolo dell’aperitivo italiano.

La storia dello spritz

La storia dello spritz parte da lontano e, nel corso del tempo, ha conosciuto diverse versioni. Come accade ancora in alcuni bar veneti o friulani, lo spritz era un vino bianco simile al Prosecco allungato con bitter e seltz.

Ma eccovi la sua storia. Siamo nei primi anni dell’Ottocento. I soldati dell’Impero austriaco di stanza nel Regno Lombardo Veneto, incapaci di apprezzare i vini locali con una forte gradazione alcolica, scelgono di aggiungere dell’acqua gasata per renderli più beverini.

Dunque, lo spritz, in origine, non era altro che un bicchiere di prosecco con uno spruzzo di acqua gasata. Lo testimonia il nome del drink, che deriva dal verbo tedesco spritzen, ovvero “spruzzare”

Oggi lo spritz conosce tre varianti con:

  •  l’Aperol
  •  il Campari
  •  il Select

La semplicità dello Spritz lo rende un drink che può conoscere diverse varianti frutto della creatività del barman e dall’ampia disponibilità di ingredienti regionali.

Lo spritz e le sue varianti più conosciute

Bianchin

A Milano, lo Spritz è un pò diverso dalla versione classica. Alla versione Campari Spritz, si aggiunge il bianchin fatto con il vino bianco frizzante e Bitter Campari.

Era il cocktail degli anni 30, degli anni che hanno preceduto la Milano da bere. Si tratta dell’aperitivo di quei milanesi che non potevano permettersi gli aperitivi nelle pasticcerie riservate ai borghesi del tempo. Era facile nei bar delle periferie sentire chiedere: “Bianchin spruzzà con un Campari in due“. Alcuni ricordano anche il Capri, l’aperitivo amato da Hemingway durante la sua permanenza nel capoluogo lombardo.

Pirlo

Ecco come si chiama lo spritz a Brescia, dove lo si fa con il vino bianco fermo e il Campari. La versione più antica servita nelle osterie nei primi del 900 prevedeva il mix di vino bianco fermo e vermut. Lo testimonierebbe il nome che deriva dal verbo “pirlare” (cadere e rialzarsi), che indica il movimento del vermut versato nel vino.

Il pirlo va fatto con vino bianco fermo abbinato al Campari e ad una spruzzatina di Seltz. Va servito in un bicchiere piccolo da vino con un cubetto di ghiaccio e la scorza di limone. Qualcuno tradisce la ricetta originale usando un vino bianco frizzante, ma nessuno osa servirlo con il prosecco.

Hugo

É lo spritz dell’Alto Adige. La sua storia inizia nel 2005, quando è stato creato dal barman Naturno Roland Gruber. La ricetta prevede: prosecco, sciroppo di fiori di sambuco, seltz, qualche foglia di menta, una fetta di lime come decorazione e il ghiaccio. Un drink che ha avuto subito successo per la sua semplicità, freschezza e leggerezza.

La ricetta originale prevedeva l’utilizzo dello sciroppo di melissa, sostituito poi dal sambuco. La ragione? Più facile da trovare.

Lo spritz e le sue varianti che si stanno affermando

Se a Udine lo spritz si fa con il vino bianco fermo friulano o il rosso senza usare la soda, un pò in tutta Italia si conoscono le varianti che prevedono la sostituzione dell’Aperol o del Campari con il Cynar o la China Martini.

Red ribbon

Una variante natalizia per il suo colore rosso regalato dal melograno. Si miscela 3 cl di succo di melograno, 1/2 cl  di liquore all’arancia e prosecco fino al bordo del bicchiere. Si decora con una scorza di arancia.

Apple spritz

Uno spritz dove il dolce dell’arancia e della mela è contrastato dall’amaro della China. Come si fa? 1 cl di succo di mela, 1 cl di liquore alla china, ¾ di sherbet arancio e il prosecco fino al bordo del bicchiere. Si può decorare con una fetta d’arancia fresca o disidratata.

South american spritz

Ed ecco una versione esotica dello spritz. La ricetta prevede ½  Maracuja o frutto della passione, ½ cl di Fernet Branca, ½ cl di sherbet arancia e il prosecco fino al bordo del bicchiere. Si può decorare con una scorza d’arancia o con una fetta di frutto della passione. Una variante messicana? In un bicchiere da cocktail mescolare sciroppo d’agave, Vermouth, Cointreau e prosecco. Da accompagnare al guacamole.

Winter spritz

Si tratta della versione più invernale dello spritz. Protagonista è la frutta secca. La ricetta? ½ cl di lime, ½ cl di liquore alle mandorle, liquore alle noci e prosecco fino al bordo del bicchiere. Si decoracon una scorza di limone.

Spritz valtellinese

Lo si fa sostituendo il Campari o l’Aperol con il Braulio, il tipico liquore valtellinese.

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Spritz Rosé

Si tratta di un Aperol Spritz che prevede tra gli ingredienti la pesca. Due le grandi differenze rispetto all’originale: viene aggiunto il succo di pesca e la classica fetta d’arancia viene sostituita con fettine di pesca. Ecco la ricetta:

Ingredienti

  • 6 cl di Aperol
  • 6 cl di succo di pesca
  • 9 cl di Prosecco
  • Un goccio di acqua frizzante
  • Una pesca (+ fette di pesca per decorare il bicchiere)
  • cubetti di ghiaccio

Procedimento

Lavare accuratamente la pesca e tagliarla in grandi quarti.
In un bicchiere da vino rosso mettere dei cubetti di ghiaccio e le fette di frutta.
Versare l’Aperol e il succo di pesca.
Aggiungere l’acqua frizzante.
Terminare con il prosecco

Decorazione

Decorare il bicchiere con un paio di fette di pesche inserite sul bordo del bicchiere.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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