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I segreti della pizza: tutta questione di impasto, lievitazione, stesura e cottura

Il 17 gennaio è la Giornata Internazionele della pizza. La storia della pizza ha origine ai tempi dell’antico Egitto, ma la pizza guadagnò popolarità in tutto il mondo solo nel 900, quando gli italiani la introdussero negli Stati Uniti. Conoscete i suoi segreti?

Il 17 gennaio si festeggia il World Pizza Day. Un’occasione per gustarla e conoscerne i segreti.

La pizza,con la pasta, è la regina del Made in Italy e non è più solo un “affare” dei pizzaioli. Ora lo è anche degli chef che la propongono sempre più spesso nei loro menù. Con la consapevolezza che cibo è cultura. I segreti della pizza sono molti e vanno dal tipo di impasto, alla lievitazione, alla stesura, alla cottura fino alla scelta della farcia.

I segreti della pizza

Recentemente  la guida on line 50 Top Pizza ha decretato che il miglior pizzaiolo dell’anno è Francesco Martucci de I Masanielli a Caserta. Osservando la classifica, mi accorgo che oggi dire pizza  è sempre più complesso. Ne esistono tante, ognuna con una sua filosofia. Sicuramente c’è maggiore attenzione nei confronti della qualità. Ho la sensazione che si stia tracciando lo stesso percorso fatto dal vino 20 anni fa. Un percorso che prevede la ricerca dell’eccellenza. L’ottenimento del riconoscimento Patrimonio Unesco  lo ha favorito, ricordando che la pizza non è solo un piatto della cucina italiana, ma anche cultura.

Viaggio nel mondo della pizza per conoscere i segreti della pizza

Cerchiamo di capire quali orizzonti stanno disegnando i Maestri della pizza

Pizza: tutta questione di impasto, stesura e cottura
Ciro Oliva mentre prepara l’impasto della pizza

 

Ciro Oliva ha trasformato “Da Concettina ai Tre Santi” da pizzeria di quartiere in un locale frequentato da estimatori della cucina gourmet. “Io custodisco la tradizione- racconta Ciro- rivisitandola senza tradimenti. Faccio una pizza partenopea e popolare, tenendo sempre a mente che è un piatto nato per fare fronte alla miseria. Oggi  la si rispetta,  proponendola ricercando prodotti di eccellenza”. Se Renato Bosco non si stanca mai di studiare, formare i giovani, approfondire una materia complessa come la lievitazione, Franco Pepe, da Caiazzo, concentra la sua attenzione sui valori nutrizionali in considerazione che il cibo è gusto ma anche salute. Simone Padoan continua la sua ricerca per fare incrociare il mondo della pizza con quello dell’alta cucina. Il segreto? Fare incontrare un impasto lievitato seguendo i dettami della panificazione da lievito naturale con ingredienti selezionatissimi per la farcia. Se Lello Rovagnan continua la sua ricerca per ottenere un impasto leggero, morbido con un’alveolatura regolare, Ciro Salvo ha deciso di fare conoscere la vera pizza all’estero, con una nuova apertura a Londra. Insomma un mondo in continua…lievitazione!

E i giovani?

I giovani proseguono sulle orme dei grandi maestri senza rinunciare a portare avanti spunti nuovi. Come sta facendo Francesco Bedussi a Brescia con la sua pizza gourmet (nella foto alcune proposte gourmet da assaggiare presso la Gelateria Bedussi a Brescia). O Enrico Murdocco, vero cultore della pizza in teglia.

Pizza: il successo di un intramontabile Made in Italy

I segreti della pizza all’estero: come è stata rivisitata

La pizza è italiana, ma grazie al suo successo all’estero, in molti paesi è stata rivisitata, utilizzando spesso ingredienti locali. Vediamo qualche esempio facendo un veloci giro del modo…con una sorpresa!

Thailandia

Si condisce con gamberetti in salsa di peperoncino, mozzarella, pomodorini, salsa tailandese e scorza d’arancia.

Pizza alla coreana

Il protagonista è il kimchi, una salsa molto piccante, con la consistenza di una pasta. Una delle pizze più apprezzate è con il manzo marinato in kimchi. Spesso si aggiungono cetrioli sottaceto, peperoni grigliati e mozzarella.

Pizza hawaiana

É la tanto criticata pizza con ananas, a cui si possono unire prosciutto, pancetta, mozzarella, parmigiano, peperoni grigliati.

Hamburger trasformato in pizza

Non manca chi trasforma il classico hamburger in pizza. Gli ingredienti che si possono mixare sono quelli degli hamburger: carne macinata, cheddar, mozzarella, sottaceti, pomodori, cipolle e salse di pomodoro.

Pizza con friarelli

Sembra un’assurdità, ma la pizza con i friarelli è assai apprezzata all’estero. I friarelli sono le infiorescenze appena sviluppate della cima di rapa, particolarmente popolari ed apprezzate nel Sud Italia. Alla pizza si possono aggiungere prosciutto, mozzarella, pomodorini, tartufo e capperi.

La pizza surgelata piace agli italiani?

Secondo un’indagine AstraRicerche commissionata da Findus sui gusti degli italiani e le abitudini di consumo la pizza surgelata non dispiace agli italiani. 8 italiani su 10 (85,7%) scelgono di servirla in tavola. I gusti preferiti sono la Margherita (59%), seguita dalla Diavola (23,5%) e daQuattro Formaggi (22.8%). Non solo, dalla ricerca si scopre che gli italiani l’abbinerebbero alle patatine fritte. Insomma, non proprio il regime alimentare perfetto per perdere peso!

La pizza e la dieta

Non c’è niente da fare, la pizza è calorica e ricca di sale. Una pizza apporta mediamente 700 calorie, date dalla farina, dall’olio d’oliva e dalla mozzarella. Che fare? Non rinunciamo, semplicemente non mangiamola tutti i giorni. Per chi segue una dieta, puà scegliere la proposta che prevede un impasto integrale e con condimenti vegetali, come ad esempio pomodorini crudi  e rucola.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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