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Il mirto, il liquore tipico della Sardegna. Ricetta e storia

La sua storia comincia nella notte dei tempi, ma è da sempre il simbolo della Sardegna. Lo si produce ancora a livello artigianale nelle case e nelle aziende agricole e agrituristiche ed… è molto più buono!

Lo sai qual è il liquore più amato in Sardegna? Il mirto. E lo sai che il nome della mortadella deriva da Myrtarium? Il perché te lo diciamo noi: per aromatizzarla, al posto del pepe, si usavano le bacche del mirto!

mirto fatto in casaChiunque metta piede in Sardegna non può esimersi di bere, almeno una volta, un bicchierino di mirto. E se ne bevi più di uno scoprirai che nessuno è uguale al precedente. Basta fare una ricerca su Google per scoprire che esistono centinaia di ricette. Come mai? Semplice, è il liquore più presente nelle case della Sardegna ed ognuno lo fa a modo suo, pronto per essere offerto all’ospite ed aspettarsi un “che buono questo mirto!“.  

Noi, in un recente press tour organizzato da Roberto Rossi, abbiamo scoperto chi lo produce con passione e lo propone ai suoi ospiti come benvenuto in Gallura. Stiamo parlando dell’Agriturismo La Cerra, dove i titolari, Alberto ed Antonella Pesenti, ti fanno vivere la Gallura più autentica. Siamo in in una posizione strategica, a 15 minuti dal centro dell’entroterra Gallurese, Tempio Pausania, e a soli trenta minuti dalle spiagge più belle del nord Sardegna. Immerso nella valle sotto il monte Pulchiana, il più grande monolite granitico della Sardegna riconosciuto come Monumento nazionale, l’Agriturismo La Cerra è tra le strutture turistiche più interessanti della Gallura. Base di partenza di belle escursioni lungo i sentieri che corrono attorno a Monte Pulchiana, l’agriturismo comprende 75 ettari di pascolo, boschi di sugherete e rocce granitiche che caratterizzano tutto il nord dell’isola. Chi ama la vacanza a contatto con la natura può anche godere dell’agricampeggio, una formula molto apprezzata da un turismo prevalentemente straniero che ama il diretto contatto con la natura. Ed è proprio all’Agriturismo La Cerra che abbiamo avuto modo di assaggiare un ottimo mirto, di cui vi diamo la ricetta che Alberto e Antonella… in confidenza, ci hanno svelato! Avete preso carta e penna? No? Allora dai, correte, intanto vi anticipiamo che dell’Agriturismo La Cerra torneremo presto a parlarvi, perché Alberto ci ha dato alcuni spunti davvero interessanti ed assai curiosi, dalla storia dello stazzo al recupero di un’antica varietà di grano, fino al racconto di come ha aperto un sentiero, La Sèmita di li chèi, che ci fa scoprire l’antico mestiere del carbonaio. Per immergersi nella Gallura, Alberto ci ha consigliato la lettura del libro “Pastori e contadini di Sardegna” di Maurice Le Lannou che noi, come ben sapete, affamati come siamo di cultura e tradizioni, lo leggeremo e ve lo racconteremo.

La ricetta del mirto dell’Agriturismo La Cerra

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Prendete 1 kg di bacche di mirto e mettetele in infusione in un litro di alcool 96% per 40 giorni. Poi filtrate e torchiate con delicatezza, non troppo forte, per evitare di aggiungere troppo tannino. Poi stimate 1 litro di essenza, aggiungete uno sciroppo composto da acqua (1,6 l. e zucchero 0,7 kg) e fatelo bollire. Certo per farlo ci vuole un po’ di abilità, come per tutti i liquori a base di bacche, ma è un modo per iniziare a vivere la Sardegna, i suoi sapori, i suoi profumi! Poi sarà bello confrontare il vostro mirto con quello dell’Agriturismo La Cerra, non vi pare?  

Si può valutare l’opportunità di preparare uno sciroppo più concentrato se si desidera un liquore più dolce oppure più diluito se si desidera un liquore più “amaro”.

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Bartender, chef, appassionati di cocktails e di cucina spesso sottovalutano le potenzialità del mirto, forse anche perchè sono pochi quelli che lo conoscono bene, che hanno assaggiato quello buono, e ancor meno sono quelli che conoscono la sua storia. Ha un colore blu-violaceo, una consistenza corposa e densa, un sapore  amarognolo e un profumo piuttosto forte. Viene spesso offerto come digestivo a fine pasto ad una temperatura di 12°C, ma è ottimo anche come aperitivo liscio o con ghiaccio. Può essere utilizzato anche per fare dei cocktail. Basta aggiungerne 1 cl al gin tonic, oppure fare il Mirto Tonic con 4 cl di mirto e 8 cl di acqua tonica. Lo potete usare anche per fare il Poison Lips, lo Spritz al mirto e il Daiquiri al mirto.
Che dire? Noi lo preferiamo liscio.

La storia del mirto, più di un liquore

Il mirto per il sardo è come vincere alla lotteria ed è meglio del… Viagra!

La storia del mirto è avvolta nel mistero. Difficile distinguere mito e storia, ma di certo è facile individuare i due i temi che si fondono: fortuna e amore. Gli antichi Egizi lo consideravano un toccasana contro le malattie e le disgrazie. Ne troviamo traccia anche nelle sacre scritture, dove si racconta che Adamo, scacciato dal Paradiso, portò con sé un ramoscello di mirto per ricordare ciò che aveva perduto per sempre: l’innocenza e la beatitudine dell’Eden. I Romani si cingevano la testa con il mirto mentre fondavano una colonia, ricordando che i Greci consideravano la pianta dispensatrice di fortuna e di forza. Infatti, durante le Olimpiadi, gli atleti adornavano le loro vesti con il mirto per acquisire potenza.

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Ma la pianta è legata anche all’ars amatoria. Era sacra a Venere e le sue bacche, di conseguenza, sono in grado di aumentare il desiderio sessuale. Come testimonia “Venere e Cupido” di Lorenzo Lotto, la ghirlanda di mirto è il regalo più ambito dalle spose per assicurarsi la felicità di coppia. Non possiamo però evitare di raccontarvi anche una leggenda più triste relativa alla morte di Selene, amante di Zeus e madre di Bacco. Quando Bacco scese nell’Ade per liberarla, gli fu chiesto in cambio una pianta di mirto, che così divenne il simbolo dell’oltretomba.

Ma chi ha portato il mirto in Sardegna? Nessuno lo sa, ma sappiamo che la pianta nel resto delle regioni italiane era considerata ornamentale fino al’800, mentre in Sardegna già dalla fine del 700 era usata per ricavare il liquore, che i briganti galluresi contrabbandavano in Corsica.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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