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Le emozioni in viaggio…andare per borghi – I°parte

Il 2017 è l’anno dei borghi. Andare per borghi significa coniugare cibo e cultura. L’Italia ne conosce ovunque: da Nord a Sud. Famelici ne ha selezionati 10. Ciascuno unico nelle sue proposte, tutti da raccontare, anche dal punto di vista enogastronomico. I primi quattro, scelti per voi, sono Bandiere Arancioni.

  • Sant’Agata de’ Goti Un borgo che sorge a picco su uno sperone di tufo, conosciuto per la produzione di mele annurca declinate in ricette dolci e salate e per i ristoranti che propongono la cucina sannita. Siamo nellaValle Caudina, dove il passaggio dei Longobardi e dei Normanni ha lasciato un segno indelebile.Le emozioni in viaggio, andare per borghi Sul nome del borgo aleggia il mistero. Noi vi raccontiamo la tesi più accreditata. In epoca normanna arrivò in Campania la famiglia Drengot, caduta in disgrazia in Normandia. Per riconquistare la posizione sociale perduta si misero al servizio dell’imperatore come mercenari. In questo modo Rainulfo Drengot ricevette in dono la rocca di Sant’Agata. Il passaggio da Sant’Agata Drengot a Sant’Agata de Got e poi a Sant’Agata Dei Goti fu semplice. Ma il borgo non è solo ricco di storia: siamo nel paese che ha dato i natali a Bill De Blasio, il sindaco di New York, siamo nel borgo dove mangiare è un’esperienza che ti riporta alla storia rurale italiana. Visitare Sant’Agata de’ Goti è un’esperienza difficile da dimenticare. La storia, intricata ma affascinante, la cucina come esperienza unica, arte e cultura non meno sorprendenti, sono le coordinate per il vostro viaggio alla scoperta di un borgo ben amministrato. Il paese gode di numerose visite, ma l’obiettivo della Giunta Comunale è quello di allungare i tempi di permanenza degli ospiti. Il nostro consiglio? Se, durante il vostro soggiorno, vi propongono la visita a una cantina, fatelo! Noi abbiamo “esplorato”una casa vitivinicola che si segnala per vini di qualità, tra cui la falanghina, riscoperta e riproposta in purezza a metà degli anni ’70. Stiamo parlando delle Cantine Mustilli scavate nella roccia tufacea. La famiglia Mustilli produce vini da ben 5 secoli! . “Negli anni Settanta – racconta Paola Mustilli – mio padre fece un monitoraggio dei vigneti della provincia di Benevento. Scoprì 18 varietà di uve, tra cui la falanghina fino ad allora usata per migliorare la qualità dei vini dei castelli romani. Ne rimase affascinato, la imbottigliò e la fece conoscere oltre i confini regionali”. E la cucina? Sant’Agata de’ Goti è un borgo dove si può degustare l’antica cucina sannita, di origine contadina. Così al Ristorante Antico Borgo si possono assaggiare le “pacche con fagioli”, all’Agriturismo Buro i ravioli ripieni con ricotta e mele annurca, al Ristorante Fiore la cucina del luogo rivisitata senza per questo perdere i suoi legami con il territorio. Consiglio finale: Sant’Agata de’ Goti merita più di una toccata e fuga, pernottate almeno due notti. Molte le offerte di B&B accoglienti. Noi abbiamo pernottato all’Agriturismo Le Rocce, dove abbiamo gustato una colazione sopraffina.
  • Sermoneta Un borgo vedetta, issato su un dosso di monti Lepini a sorvegliare la pianura e la regina Viarum, ovvero la via Appia. Era abitato fin da epoca pre-romana.Sermoneta: uno dei tanti borghi italiani. Nel Lazio Virgilio e Livio lo ricordano con il nome di Sermo. Vi si arriva per una tortuosa strada che sale direttamente dalla Pianura Pontina. Il paese è circondato da poderose mura e  arroccato attorno ad un imponente castello: il castello Caetani. La gastronomia è quella tipica delle colline lepine. Va dalle paste fresche alla carne (bovina, ovina, caprina di bufala) ai formaggi fino alle alle minestre. I piatti più tipici sono le lacchene, pasta all’uovo tagliata più larga delle fettuccine, con i fagioli; gli strozzapreti conditi con un sugo a base di mortadella e prosciutto cotto tritati; la polenta; l’abbacchio “caso e ova”. Tra i dolci della tradizione  le serpette, biscotti a forma di serpente preparati per la prima volta per celebrare la vittoria dei cristiani contro i Turchi, identificati con il serpente, nella battaglia di Lepanto, alla quale partecipò anche Onorato Caetani; i giglietti, biscotti dalla caratteristica forma a giglio, simbolo araldico dei Borbone di Francia e le ciambelle di magro, dolcetti dalla forma a ciambella aromatizzati al vino bianco.
  • Castelnuovo Magra L’Italia è una terra fatta di borghi che negli ultimi anni hanno intrapreso l’eroica attività di recupero di beni artistici spesso abbandonati ad un triste declino. Castelnuovo Magra: vagar per borghiL’obiettivo? Promuovere la cultura e l’economia del territorio. Castelnuovo Magra, in provincia di La Spezia, si estende nei pressi del confine con la Toscana. La sua struttura concentrica ci dice che l’abitato doveva raccogliersi intorno a un edificio difensivo non più esistente, costruito a cavallo dei secoli XII e XIII e indicato come Fortezza di S. Maria. Qui venne Dante mandato dai marchesi di Malaspina come procuratore per la pace di Castelnuovo con il vescovo di Luni. Lungo la via principale si affacciano palazzi signorili con splendidi portali in arenaria e marmo. Da poco è stata recuperata la 200esca Torre del Castello dei Vescovi di Luni, dove c’è un Museo concepito come un viaggio attraverso i luoghi di produzione del Vermentino. Il visitatore li scopre piano piano, man mano che sale i sei piani della torre medievale, in un viaggio ideale ricco di immagini di diversi territori, con particolare attenzione ai vigneti, alla costa e ai borghi storici di Liguria, Sardegna, Corsica e Costa Azzurra. La gastronomia del luogo è un mix tra piatti di mare e proposte della Lunigiana più interna. La tradizione lunigianese è riconoscibile in molte proposte culinarie: dalla scarpazza di Sarzana alla scherpada di Ponzano Superiore, tipiche torte di erbe; dalla kizoa di Castelnuovo Magra, una focaccia di farina di grano con salsiccia, ai testaroli, fino ai panigacci e agli sgabei. La produzione dolciaria prevede la Spungata di Sarzana, la torta margherita di Arcola, il canestrello arcolano, la torta di riso, il castagnaccio e la pinolata.
  • Montalcino Tra le colline del senese, immerso tra storia, tradizione e ottimo vino, sorge l’ antico borgo medievale di Montalcino, la cui fortuna fu tutta nell’essere una tappa obbligata per chi si recava a Roma.viaggi emozionanti: vagar per borghi Non solo. Come racconta  Stefano Cinelli Colombini nel suo opuscolo “Appunti per una storia di Montalcino”, il borgo aveva ottenuto nel XIII secolo di diventare porto franco. Un duty free del Medioevo, che vendeva il suo apprezzato vino! Montalcino era a tutti gli effetti un grande mercato, una sede vescovile e una città colta e ricca. La storia del vino è la storia del borgo. Nel 900 Fattoria dei Barbi inizia a vendere il Brunello per corrispondenza agli avvocati e ai notai di tutta Italia. I Biondi Santi lo spediscono negli USA. Nel 1932 12 aziende partecipano alla prima Mostra Mercato del Vino Tipico d’Italia a Siena. Nel 1950 Fattoria dei Barbi realizza la prima cantina d’Italia sempre aperta per la degustazione e la vendita. Il Brunello nel 900 diventa un vino importante come dimostra la definizione data dal poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti: il brunello è benzina che muove il mondo. Un successo interrotto bruscamente negli anni 60 con la fine della mezzadria e con la costruzione dell’Autostrada del Sole. Il borgo perse il 70% della popolazione. Oggi la caparbietà di chi ha voluto conservare la propria identità culturale ha fatto sì che Montalcino sia tornata  agli antichi fasti.

Andare per borghi significa conoscere il legame cibo e cultura, imparando, divertendosi, senza dimenticare il piacere della tavola!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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