Asolo, la città dei cento orizzonti
Per gli stranieri l’Italia è sinonimo di borghi, ovvero di mete piccole ma belle. “Il 2017 sarà l’anno dei piccoli borghi”, racconta il sottosegretario al Turismo Dorina Bianchi. Una grande opportunità per lo sviluppo di un turismo consapevole. “Abbiamo già investito 60 milioni di euro- continua il sottosegretario- nel recupero di fari, case cantoniere trasformati in alberghi e nei cammini (dalla Via Francigena al Cammino di San Francesco). Vogliamo incentivare l’esperienza dell’ospitalità diffusa per offrire più posti letto senza cementificare. L’obiettivo è permettere ai turisti di fare esperienza di una cultura che appartiene a uno specifico territorio. Puntiamo a elevare la media dei giorni di permanenza straniera nel nostro Paese con l’intento di trasformare il turista nel miglior ambasciatore del Made in Italy. Non solo: vogliamo permettere a molte attività artigianali di conoscere una nuova fase di crescita”. Noi abbiamo visitato per voi un borgo assai suggestivo: Asolo.
Asolo: la città dei cento orizzonti
Giosuè Carducci definì Asolo “la città dei cento orizzonti”. Eppure non ci andò mai, ne rimase affascinato dallo scambio epistolare che intratteneva con alcuni amici asolani. Il borgo, composto da sontuosi palazzi e ville storiche ombreggiate da cipressi, raccolto e protetto da antiche mura, dominato dalla Rocca, imponente costruzione medievale a guardia del centro abitato in cima al Monte Ricco, conserva ancora oggi un’impronta medievale. Piccola corte rinascimentale di poeti e letterati umanisti alla corte di Caterina Cornaro, Asolo ha nel corso dei secoli ospitato intellettuali quali Pietro Bembo, Lorenzo Lotto, Giorgione, Robert Browning, Freya Stark, Eleonora Duse, Eugenio Montale («io qui asolante / tra i miei tetri cipressi»), Giuseppe Ungaretti ed Henry James.
…e dell’arte laica: la Pala di Lorenzo Lotto
La Pala di Lorenzo Lotto raffigurante “L’apparizione della Vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa” è visibile presso il Duomo di Asolo. Eseguita nel 1506, alla vigilia della sua partenza per le Marche, l’opera rappresenta un caposaldo della produzione iniziale del giovane Lorenzo Lotto iniziata sotto l’influenza dell’arte veneziana e di Albrecht Dürer. Tra le ipotesi relative alla committenza, la più accreditata è quella che l’assegna alla Confraternita dei Battuti. Una parte della critica scorge nel volto della Vergine le sembianze di Caterina Cornaro, la regina spodestata da Cipro, che proprio ad Asolo, in quegli anni, teneva una vivace corte di artisti e letterati. Se fosse vera tale ipotesi, potrebbe essere vera la tesi che sia stata lei a commissionare la pala o qualcuno che desiderava celebrarla. L’attenzione riservata alla riproduzione del paesaggio ci fa intendere l’influenza dei pittori fiamminghi su Lorenzo Lotto.
La descrizione de “L’apparizione della Vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa” di Lorenzo Lotto
La Vergine, racchiusa nel manto di lapislazzuli, presenta i tratti fisionomici di una donna matura, caratterizzati con una tale precisione da far pensare a un ritratto di un personaggio riconoscibile. Ai suoi piedi sono rappresentati Sant’Antonio abate e San Ludovico di Tolosa. Il primo, di fianco, nei suoi abiti da eremita, con i sandali, appoggiato al bastone, regge con due dita della mano destra la campanella in controluce mentre guarda la sacra apparizione; il vescovo, rapito dalla visione, è invece un giovane riccamente vestito, palpitante di fede che volge il suo profilo perduto alla dimensione divina. Tre alberi, precisamente connotati, sono alle spalle dei protagonisti :da sinistra, un alloro, un cipresso e una quercia. In primo piano si scorgono una primula, accanto al piede di sant’Antonio, alcuni esemplari di verbasco lungo il sentiero a destra, una pianta di polmonaria e foglie di piantaggine lanceolata nei pressi della base del pastorale di San Ludovico, tutte specie vegetali medicinali con significati simbolici. Si scorgono poi altri elementi: la strada, il gruppo di case con il mulino, i vasi di fiori alle finestre, le tortore sul tetto e, in fondo, sul monte, la città fortificata.
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