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Che cosa è e come è il prosciutto di cocomero. Cibo del futuro?

Prosciutto di cocomero? Il cibo del futuro di cui tutti parlano su Internet, ma chi l’ha assaggiato? Chi sa veramente di che cosa si tratta? Nelle foto che spopolano sui social sembra un arrosto di manzo. Sanguigno, di colore rosso con qualche declinazione rosata e striature poco evidenti, con una crosta abbrustolito è proposto il più delle volte tagliato a fette.

L’ultimo future food lanciato negli Stati Uniti è prodotto con il cocomero. Al ristorante Ducks Eatery di New York c’è già una lista d’attesa di trenta giorni per assaggiarlo. Lo chef Will Horowitz ha reso un frutto poco considerato dai cuochi il protagonista di molti post o articoli dedicati al citrullus lanatus, pianta originaria dell’Africa orientale.

Il cocomero è sempre stato coltivato e mangiato per la sua ricchezza d’acqua. Era già conosciuto dagli Egizi che lo coltivavano per fare fronte ai lunghi periodi di siccità. I primi a cuocerlo, probabilmente a bollirlo, furono i Greci. Dalla cucina passò ad interessare i medici per le sue proprietà diuretiche e lassative. Nel I secolo DC, a Parigi, il cocomero viene di nuovo preso in considerazione dal mondo della cucina per le sue qualità zuccherine tanto da comincia ad essere considerato un frutto dolce come il fico. Oggi rischia di diventare la Lady Gaga del food.

Una porzione di prosciutto di cocomero arriva a costare 75 dollari! Il prezzo è legittimato dal tempo necessario per la preparazione e per la tecnica piuttosto difficile da impiegare.

Come si prepara il prosciutto di cocomero

Si cosparge il frutto di una soluzione salata fatta di coriandolo, origano e cenere di legna. Si procede con l’essiccazione e l’affumicatura di circa otto ore. Il cocomero è poi scottato in padella e fatto macerare nel proprio succo. Al gusto è un’ esplosione di sapori dolci e salati. Per accentuare il lato estetico della preparazione lo si presenta tagliato in modo da formare un ventaglio.

Per il momento pochi hanno assaggiato il prosciutto di cocomero. Un piatto vegano, forse più appetibile della carne sintetica. Se la nuova proposta ha vinto la battaglia social spopolando sul web, vincerà anche la più difficile battaglia delle prime recensioni?

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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