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Ricette estive: ramen per combattere il caldo

In questi giorni il caldo, o meglio l’afa, è opprimente. Chi non ha cercato di sfuggirvi architettando strumenti di refrigerio assurdi? Eppure un mezzo efficace è alla portata di tutti ed è pure goloso: un piatto di ramen ! Non solo piatti freddi, ma anche piatti bollenti che rispondono alla filosofia di combattere il caldo con il caldo. E allora: ramen per combattere il caldo!

Il Ramen per combattere il caldo

La cucina giapponese offre diversi piatti per combattere i cali energetici dovuti al gran caldo estivo. Il ramen è una zuppa che prevede una cottura molto lunga. Due sono gli ingredienti principali: tagliatelle di frumento e brodo. In realtà l’origine del piatto è cinese, ma il successo avuto in Giappone lo ha fatto diventare un piatto tipico della cucina del Sol Levante. Gli altri ingredienti variano a seconda della creatività dello chef.

Che cosa sono le uova Nitamago

Sono uova semi-sode  marinate in una salsa composta da vari condimenti.

Come si preparano

In una padella, portare a ebollizione abbastanza acqua per coprire tutte le uova. Quando l’acqua comincia a sobbollire, aggiungere le uova e cuocere a fuoco medio per 7 minuti.

In una padella a parte, cuocere sake, salsa di soia, mirin, pepe e zenzero. Portare a ebollizione, quindi togliere dal fuoco e lasciare raffreddare.

Quando le uova hanno finito di cuocere, immergiti nell’acqua ghiacciata e lascia riposare per 5 minuti. Eliminare con attenzione i gusci mentre le uova sono ancora nell’acqua.

Aggiungere le uova e la salsa in un contenitore sigillabile. Ruotare delicatamente le uova per assicurarsi che siano uniformemente coperte nella salsa, quindi lasciare in frigorifero per 1-2 giorni.

La ricetta del Ramen per combattere il caldo

Ingredienti

Per 4 persone

800 ml Dashi (brodo che segue una ricetta giapponese)

300 g Pancia di maiale

4 Spicchi d’aglio

5 cm Radice di zenzero

1 Peperoncino

100 ml  Sake

30 g Salsa di soia

10 ml Mirin (vino dolce giapponese a base di riso)

Sale

Pepe nero

100 g Miso bianco

200 g Spaghetti di riso o di soia

2 Uova per ramen (nitamago)

80 g Cipollotto

80 g Carote

80 g Zucca

80 g Funghi shitake

80 g Daikon

80 g Peperone rosso

80 g Porro

Salsa di soia

Spezie

Umeboshi (condimento della cucina giapponese a base di prugne -ume- salate)

40 g Germogli di soia

Procedimento

Mettere i funghi a bagno in una tazza di acqua calda per circa 20 minuti. Rosolare la pancia di maiale in una padella su tutti i lati, iniziando da quello con la cotenna.  Aggiungere l’aglio, i funghi ammollati e la loro acqua, lo zenzero sbucciato e tagliato a fettine, il peperoncino tagliato a rondelle, il sake, il mirin, la salsa di soia il sale e il pepe. Coprite con il coperchio e fate cuocere in forno a 160° per 2 ore e 30 minuti, girando la carne ogni 50 minuti.   Aggiungere il brodo al miso bianco, la salsa di soia e le spezie. Tagliare le verdure in julienne sottile. Condirle con salsa di soia e qualche goccia di umeboshi. Rigenerare la pasta scelta seguendo le indicazioni della confezione. Scolata versarla in una ciotola. Dividere i ramen in quattro fondine.  Unire 2 mestoli di brodo caldo  filtrato, aggiungere i funghi e finire con le verdure e le uova.

NB: se preferisci una versione vegetariana, basta che prepari i funghi senza aggiungere il soffritto di carne.

Dove assaggiarlo a Milano

Spazio Sushi

Via Solferino 27

20121 Milano

Telefono: 02 3658 7566

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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