Bocuse d’Or, Puglia, Piemonte. Che cosa hanno in comune? Parto dalla cronaca per proporvi una riflessione.
L’Italia degli chef strappa con difficoltà la finale. La medaglia d’oro se la aggiudica il norvegese Christian André Pettersen, quella d’argento lo svedese Sebastian Gibrand, il bronzo il danese Kenneth Toft-Hansen. L’Italia conquista il riconoscimento al miglior commis con Curtis Mulpas che ha lavorato con Martino Ruggeri e, grazie alla wild card, ovvero a uno speciale riconoscimento della giuria, la possibilità di partecipare alla finale di gennaio a Lione.
La delusione per il risultato dell’Italia è stata mitigata dalla dimostrazione che i nostri chef hanno saputo lavorare in team. Rimane poi la soddisfazione di avere fatto conoscere gli autentici prodotti agroalimentari italiani.
Perchè il Bocuse d’Or è stato importante
Ci troviamo in un momento storico difficile dove forti sono i contrasti tra le esigenze della globalizzazione e le istanze identitarie delle singole Nazioni. Il dibattito è più aperto che mai, vi sono numerose occasioni di confronto. Una di queste è stata sicuramente la finale europea del Bocuse d’Or. Ammetto: in genere guardo con diffidenza le competizioni. Animate da ottime intenzioni, spesso finiscono per essere gare fini a se stesse. Dopo questa premessa, capirete quale è stata la mia sorpresa nel trovarmi di fronte a una manifestazione –“La Puglia in Piemonte”– che ha saputo legare Bocuse d’Or, Puglia, Piemonte. Dunque l’Italia a un contesto internazionale.
Piemonte e Puglia sono terre di eccellenze che hanno deciso di fare sistema per promuovere il legame cibo e cultura. La cucina è storia, arte, narrazione, rispetto di sé e degli altri. Piemonte e Puglia hanno dimostrato di saperlo, tanto da promuovere un turismo di qualità capace di esaltare le bellezze del territorio e le eccellenze autentiche dell’enogastronomia.
Quanto è speciale il legame Bocuse d’Or, Puglia, Piemonte
L’esempio di Piemonte e Puglia è importante perché è l’avvio di un progetto capace di imporre una nuova immagine dell’Italia.
In occasione della manifestazione “La Puglia in Piemonte”, ho avuto l’occasione di assaggiare alcune prelibatezze pugliesi Vi ho già raccontato il pranzo dedicato alla Puglia preparato da quattro grandi chef, ora non mi resta che accennare ad alcuni prodotti assaggiati durante un aperitivo organizzato ad Alba.
Follow me…in the gastronomic Puglia
Non posso raccontarvi tutte le aziende che hanno partecipato alla manifestazione. Ne ho scelte due: Santoro e Pujje. La prima produce salumi, la seconda olio.
Per me la Puglia è il capocollo di Martina Franca, il “mio re dei salumi”. Già solo per questo “La Puglia in Piemonte” è entrata nel mio cuore: mi ha fatto conoscere il Salumificio Santoro, azienda che ha sede nel cuore della valle d’Itria, a Cisternino. Giuseppe Santoro, il titolare, segue due regole: tradizione e semplicità. “Lavoriamo prevalentemente in inverno, quando il clima è ideale per la lavorazione delle carni suine. Utilizziamo suini locali allevati con sistemi di crescita e nutrimento di tipo semibrado. Gli animali sono nutriti da prodotti di aree arboree ed arbustive della macchia mediterranea. Le caratteristiche dei nostri prodotti sono la marinatura con vino cotto ricavato da uve del vitigno Verdeca e l’affumicatura con erbe e arbusti della macchia mediterranea, tra cui i rami che provengono dalla potatura e dalla corteccia del Fragno”.
Ma la Puglia è anche olio, un vero lusso da assaporare. Oltre la qualità, conta anche l’attenzione dedicata alle bottiglie. Ne sa qualcosa l’azienda Pujje, che propone confezioni di gran design. Io ho assaggiato Rea, un olio che nasce da due varietà: Coratina e Frantoio. Le olive, raccolte manualmente in anticipo di maturazione, sono frante ad arte dal maestro oleario entro 6/8 ore dopo la raccolta. Il colore dell’olio è giallo dorato, con sfumature verdi. Il profumo è erbaceo, intenso, con forti sentori di olive raccolte ancora verdi, accompagnati da sfumature di mandorla fresca, pomodoro verde, carciofo e frutti acerbi. Al gusto si percepisce una nota di fiori selvatici, note amare di cicoria selvatica e piccanti di pepe verde e zenzero. Il finale? La noce fresca.
Insomma mi sono arrivati tanti input da tanti artigiani del gusto che mi hanno spinto a chiedermi: perchè l’esempio di Puglia e Piemonte non diventa un nuovo modo di proporre il Made in Italy? Usciamo dall’ordinario e diamo vita allo straordinario!
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