Sarebbe intenzione del nuovo governo affidare le competenze del Turismo al ministero dell’Agricoltura. Addio al Ministero dei Beni Culturali! Il ministro Gian Marco Centinaio ha dichiarato: “dobbiamo attendere tempi tecnici di decreto, ma ho la conferma di Salvini e Di Maio”. In realtà il Turismo non è mai approdato in un porto sicuro, è sempre stato in balia di acque agitate. Sarà capace il nuovo governo di dargli un’identità precisa e soprattutto un’operatività vincente? Ministero dell’agricoltura e del turismo saranno capaci di viaggiare insieme?
Al momento abbiamo assistito solo ad incidenti diplomatici con la Tunisia, il respingimenti di una nave – l’Aquarius– carica di profughi, proclami antivax e anti famiglie arcobaleno, endorsement al campione di democrazia Putin, amnesie che ci lasciano perplessi riguardo alla storia del nostro Paese (il “congiunto” si chiamava Piersanti Mattarella ed è stato ucciso dalla mafia!)) e tragicomici deliri di onnipotenza (“Lo stato adesso siamo noi” di Luigi Di Maio). Parole tante, sogni narrati forse troppi, aspettiamo i fatti!
Ministero dell’agricoltura e del turismo? La storia infinita di un ministero migrante
I radicali nel 1993 avevano chiesto e ottenuto l’abrogazione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. La Riforma costituzionale del 2001 aveva affidato le competenze alle Regioni. Fallimento totale! E così il Turismo si trasforma in un migrante. Nel 1996 il Governo Prodi lo accorpa all’Economia, nel 2008 Berlusconi lo riduce a un dipartimento della Presidenza del Consiglio. Letta, Renzi e Gentiloni scelgono di unirlo ai Beni Culturali.
Centinaio sembra aver colto il “credo” di Farinetti messo in campo con FICO: i turisti vengono in Italia soprattutto per l’enogastronomia. Che confusione! Se rivoluzione si vuole fare, non sarebbe meglio creare un importante Ministero per lo Sviluppo e la Tutela Culturale, Agroindustriale, del Turismo e dello Sport che, come quello del Lavoro e dello Sviluppo Economico, accorpi i settori che possono rilanciare l’economia del Paese? L’economia italiana, la promozione del Made in Italy, non ha bisogno di “porti chiusi”, ma di aperture. L’export, motore della nostra economia, sarebbe danneggiato da una politica dell’isolamento e della chiusura.
Ministero dell’agricoltura e del turismo viaggeranno insieme? Porto sicuro o ennesima partenza dichiarata ai quattro venti e, come al solito, senza approdo?
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