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Borgo Spoltino e Gabriele Marrangoni, ovvero cibo e cultura

A Borgo Spoltino, nel teramano, se ne parla ancora tanto, anzi tantissimo. Di chi stiamo parlando? Di Gabriele Marrangoni e del suo progetto enogastronomico, ma anche culturale. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non stenta a crederlo.

Gabriele Marrangoni ci ha lasciato a soli 51 anni, ma continua a vivere nelle relazioni che ha saputo costruire attorno a passioni vere, ad amicizie sincere, a sentimenti vissuti profondamente. É stato il grande sostenitore delle Virtù Teramane. Piatto, che se lo assaggi, non puoi che amare!

Gabriele Marrangoni: un cuoco indimenticabile

Borgo Spoltino e Gabriele Marrangoni

Chi è Gabriele Marrangoni? Un cuoco che coltivava la passione per la sua terra: l’Abruzzo. Un amore talmente forte da convincerlo persino a fare un passo indietro e a lasciare la scena alla cucina abruzzese. Per questo ha dato vita e alimentato il progetto di Borgo Spoltino.

Borgo Spoltino non è solo un ristorante, è un laboratorio per tenere viva la tradizione enogastronomica abruzzese. Qui Gabriele condivideva con numerosi amici grandi passioni: coltivare l’orto, organizzare eventi culturali, dare spazio alla musica. Tutto in nome di un grande sogno: fare in modo che il suo territorio mantenesse  inalterate le sue ricchezze.

Gabriele Marrangoni e Laura, una collaborazione al di là del tempo

Gabriele Marrangoni ha lasciato un’eredità preziosa – da custodire e fare crescere -ai figli, Alessio e Davide, oltre che alla socia Laura Del Vinaccio e al grande amico sommelier Gabriele Ruffini. Laura ci ha accolto nel week end del Primo Maggio e ci ha fatto conoscere molti aspetti del progetto di Gabriele. Trattenendo spesso le lacrime, sentendo tutto il peso di un lascito bello ma pesante, con le sue parole e con i suoi silenzi ci ha comunicato la sua voglia di mantenere in vita Borgo Spoltino, facendo rivivere Gabriele.

Borgo Spoltino e Gabriele Marrangoni

Coraggioso, coerente in un’epoca in cui è facile cadere nel protagonismo fine a se stesso, Marrangoni ha portato avanti caparbiamente un progetto in cui credeva fermamente e che dava al cuoco una funzione politico e sociale. Per poter essere fedele alla sua idea di cucina del territorio, aveva bisogno di un sostegno indispensabile: produttori innamorati dell’Abruzzo. Borgo Spoltino è con il tempo diventato uno spazio dove coltivare, incontrarsi per discutere come portare avanti la cultura enogastronomica italiana, suonare per divertirsi e dare spazio a quella musica che spesso fa fatica a trovare luoghi per farsi conoscere.

Che cosa è il MIT, ovvero credere nelle relazioni

Borgo Spoltino e Gabriele Marrangoni

Gabriele Marrangoni ha fortemente voluto il MIT, il Mercato della Terra Itinerante con l’obiettivo di ricostruire un rapporto di conoscenza e fiducia tra chi produce e chi mangia, recuperando il senso di comunità che è il fondamento del vivere insieme. É un’alleanza tra produttori e artigiani che mette in relazione l’agricoltore consapevole con il consumatore critico. Una filiera cortissima, trasparente che permette di ipotizzare un’economia diversa, che suggerisce stili di vita più sobri e che pone al centro l’agricoltura.

Primo Maggio: le parole, le espressioni #foodcultural che raccontano Borgo Spoltino

Borgo Spoltino e Gabriele Marrangoni

 

  • Piantare il maggio. Rito di fidanzamento abruzzese. Il Primo Maggio, giorno in cui si mangiano le Virtù, il fidanzato metteva davanti all’uscio un ramo di alloro. Se la ragazza, appena alzata, portava in casa il ramoscello era un sì.
  • Maio. É un ramoscello che prende poi la forma dell’albero, il cui legno è usato dai fusari di Pretoro per i loro utensili di cucina, lavorati al tornio. Ha fiori gialli, disposti a lungo grappolo, chiamato anche maggiociondolo o maiella.
  • Appiccare il maio ad ogni uscio. Innamorarsi di più donne.
  • Maia. Varietà del maio, dai fiori color oro, macchiati di verde sbiadito. I contadini chiamano la pianta majella e la danno in pasto alle pecore

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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