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Lessico #foodcultural: Virtù

In ordine sparso, parole di lessico #foodcultural da degustare, una alla settimana, in questi tempi satolli. Daniela Ferrando, FamFriend :-), le cura per il nostro blog.

*** Virtù ***

[vir-tù] s.f. Dal latino virtus, ūtis che significa “valore, coraggio” e quindi “qualità morale”. Ma a tavola, “Le Virtù” – notare il plurale – è una ricetta teramana che si gusta il Primo Maggio. Un piatto unico, per esecutori veramente virtuosi.

Dove l’ho sentita:
Un viaggio in Abruzzo 3 anni fa, quasi. Gabriele Marrangoni, dominus (leggi patron) di Borgo Spoltino in provincia di Teramo, ci promette questo piatto. Ma giammai fuori data: il Primo Maggio o niente. Gabriele, mancato prematuramente, non le preparerà per noi. Ma la mamma Graziella e il figlio Alessio, in sua memoria.

Come ogni piatto radicato nella tradizione locale, probabilmente ogni famiglia ha la ricetta perfetta per Le Virtù. Che contengono, in irripetibile armonia: legumi secchi e freschi, verdure, erbe aromatiche, spezie, ma anche una solida parte non vegetale con prosciutto, olio, cotenne, pasta varia.

Lessico#foodcultural: Terracrèpolo

Virtù. Non una minestra, non una zuppa, non una pastasciutta, ma un pasto completo: Le Virtù sono una celebrazione. Di quel che resta in dispensa, di quel che è cresciuto nell’orto. Della primavera. Del Calendimaggio nella notte dei tempi. Della vita. Dell’amore e dell’amicizia conviviale.

Perché questo nome? C’è chi dice per la virtuosità delle donne, capaci di far durare le provviste attraverso l’inverno e di reinventarle con le primizie di stagione. Altri virano sul mistico e dicono che le virtù devono contenere sette tipi di legumi, sette di pasta, sette di erbe, che sette vergini cucinano per sette ore. Sette, il numero ossessivo delle virtù cristiane.

Di fatto, chi prepara le Virtù – e la preparazione richiede giorni – non bada alla quantità. Abbonda. Anche perché chi invece non le prepara, facilmente le cercherà in una cucina amica portando un pentolino da riempire.

Per saperne di più:
La ricetta riportata da La Cucina Italiana, qui.
Un librone per chi mangia anche le parole: Giuseppe Savini, La grammatica ed il lessico del dialetto teramano, due saggi, aggiuntevi poche notizie sugli usi, i costumi, le fiabe, le leggende del medesimo popolo teramano, Torino, E. Loescher, 1881.

[Immagine: courtesy Borgo Spoltino]

 

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