Il design incontra il cibo, ovvero il moderno incontra ciò che rappresenta la tradizione: l’enogastromia. E subito scoppia la guerra, chi teme la perdita del passato, chi profetizza nuove frontiere. Chef come Adrià o Cracco sono i portavoce dell’innovazione.
Il design, strizzando l’occhio alla tecnologia, mirando a centrare l’obiettivo di trovare il perfetto matrimonio tra estetica e marketing – per cui il bello può fare guadagnare soldi -stringe un patto con il mondo enogastronomico. Il tentativo è attuale, tanto che la definizione food design è assai vaga. Da qui un fiorire di termini: da food experience ad “atti alimentari” fino a eating design. Diventa arduo anche delimitare il suo “territorio”. Solo piatti? E il packaging? Solamente alimenti o anche attrezzature? E un video che racconta l’esperienza dell’atto del mangiare è food design?
Una ricetta non è solo “progettare” il gusto, scegliere gli ingredienti di un piatto, creare abbinamenti, ma fondare un pensiero, un concetto.
Come nasce un piatto? La ricetta nasce prima della sua realizzazione. Non possiamo negare l’esistenza di riferimenti culturali che spingono alla scelta degli ingredienti, degli abbinamenti, della ricerca di quella forma estetica che deve invitare ad assaggiare una pietanza e persino degli attrezzi da utilizzare. Il sogno che sottostà alla creazione di una ricetta mira spesso alla fondazione di un mito. E per fare ciò si crea una filosofia gastronomica. Non ci deve stupire così che un ristorante si trasformi in una vera “scuola di pensiero” che pone al centro del suo successo un piatto iconico, ovvero un’idea, un percorso concettuale.
Dalì: «La bellezza sarà commestibile o non sarà»
Il cibo è gusto, ma anche estetica. Lo si sosteneva già da fine 800, come testimoniano le nature morte di Manet, Monet, Cezanne, Renoir o le tele di Braque, Matisse e Severini o i déjeneurs o i café rappresentati da diversi pittori. E che dire del fascino della tavola apparecchiata celebrata da D’Annunzio o da Le Courbusier? Tutte le decorazioni o gli utensili andavano creati e disposti secondo le concezioni contemporanee. Un esempio? Le posate divennero oggetto cult del design.
Nascono i Manifesti a tema enogastronomico
«Ma che dirà il pubblico quando conoscerà l’esistenza di una nuova scuola di cucina che sta all’antica arte culinaria come il drammatismo sta all’antica poesia e come il cubismo all’antica pittura!» affermava il Manifesto del Cubismo del primo gennaio 1931. Oppure: “Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si mangia», affermava il Manifesto della Cucina futurista del 28 dicembre 1930.
Il cibo diventa protagonista dell’arte
Dalla pop art alla Eat art. Quest’ultima nasce nel 1970 a Düsseldorf nella Eat Art Galerie di Daniel Spoerri. Il cibo si trasforma in materia prima, componente essenziale dell’opera d’arte. É il trionfo di performance, eventi gastronomico-artistici, gli anticipatori degli showcooking. Ma il cibo diventa protagonista anche dell’arte povera.
Un’opera ricca di significato per il forte significato simbolico del pane è “Igloo del pane” di Mario Merz. All’origine della storia dell’umanità, il pane è solo cibo, ma con il tempo diventa anche Arte.
Aspettando il Salone del Mobile….le riflessioni di Famelici
Il food design ha bisogno di indicare i suoi percorsi di pensiero per imporsi come nuova disciplina. Il Salone del Mobile, a Milano, dal 17 al 22 aprile, ci aiuterà forse a capire se finalmente è giunto il momento di una fondazione di più pensieri per designare la nascita di una nuova disciplina. Famelici cercherà di contribuire a una riflessione che si preannuncia “famelicamente” interessante, pubblicando da oggi fino all’inizio della manifestazione una serie di riflessioni. Primo evento che vi segnaliamo, durante il Fuori Salone, è Dgusto, la prima mostra-evento di pastry design realizzata dallo Studio Buzzo Lambertoni Design assieme a Pasticceria Martesana. Evento inaugurale e mostra temporanea si terranno tra il 12 (inaugurazione su invito) e il 17-22 aprile nelle tre sedi di Pasticceria Martesana. Un primo assaggio? Il lavoro di Veneziano + Team con “Always on my mind” e la creazione di Hiroshi Ono che ironizza sul “salotto da te” con un salottino di torta e cialda (foto di copertina del post). Da degustare….d’altra parte cibo è cultura!
Esposizione Dgusto
17 -22 Aprile 2018
www.dgusto.it
www.facebook.com/Dgusto.Mi/
Martesana Milano
info@martesanamilano.com – www.martesanamilano.com
Aperto tutti i giorni, orari:
Cagliero 7,30/20,30;
Sarpi 7,30/20,00;
Agostino 7,30/20,00 (martedì e sabato dalle 6:30)
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