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La sfida del futuro: la carne etica

In un futuro prossimo troveremo nelle macellerie cartelli che ci diranno che gli animali macellati non hanno sofferto? Ecco la sfida del futuro: la carne etica. Molti si interrogano sulle sofferenze inferte agli animali per garantire la carne sulle nostre tavole. Se qualcuno propone la carne sintetica, altri credono nella possibilità di modifiche genetiche che impediscano all’animale di soffrire.

Non nascondiamoci dietro a un dito: gli animali allevati sono cresciuti e uccisi con sistemi che provocano dolore. Io non sono né vegetariana né vegana, ma non posso evitare di interrogarmi sulle sofferenze inferte agli animali per imbandire la mia tavola. Certo si può e si deve per motivi di salute diminuire il consumo della carne, ma questo non risolve il problema.

Problemi etici: dolore, sua percezione…fino alla privazione del cervello per trasformare l’animale in “corpo produttivo”

Da qui la domanda: può esserci una carne che non implichi il dolore dell’animale? Uno studente di filosofia di Oxford, Jonathan Latimer, in un saggio, che lo scorso marzo ha vinto il premio dello Uehiro Centre for Practical Ethics, parla di genetic disenhancement, “depotenziamento genetico”. Si ipotizza, attraverso il precedere di studi di genetica, la possibilità di allevare animali che non provino dolore, se non piacere, durante la loro esistenza, il cui fine ultimo è la macellazione.

Sembrerebbe la soluzione del problema. In realtà si solleva un quesito etico complesso: quale vita prospettiamo a un animale incapace di provare dolore? Potrebbe subire tutto in nome dell’assenza della percezione della sofferenza. Non avere coscienza.

Sorge un’altra domanda: è corretto attribuire agli animali la medesima percezione dell’accettabile?

La scienza ci pone di fronte a un’altra possibilità: e se privassimo l’animale del cervello per farne sopravvivere i corpi come mere macchine biologiche per carne, latte e uova? Sembra di trasformare in realtà il film Matrix, ma quanto è etico creare degli animali-zombie? Dietro a una presunta soluzione etica, non si nasconde la peggiore giustificazione dello sfruttamento?

La sfida del futuro: la carne etica

Dobbiamo accettare il presupposto che la carne ci piace. Sì, è vero, in Occidente avanzano i vegetariani e i vegani, ma in molti Paesi, che dopo anni di privazioni, si affacciano nel mondo del benessere, i nostri problemi etici sono lontanissimi. Un dato? In Asia dal 2000 al 2014 il consumo di carne è passato da 87,26 a 135,71 milioni di tonnellate l’anno.

Ci sono diversi motivi per combattere l’eccesso consumo di carne, da quello etico a quello green ( gli allevamenti sono tra i principali contribuenti al riscaldamento globale). Visto che non credo che tutta l’umanità rinuncerà alla carne, rimane aperto il problema etico.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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