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Camerieri good bye? Nel futuro saranno robot? La soluzione del Giappone

Se pensi al futuro, ti vengono in mente i robot. C’è chi ne rimane affascinato, chi prova terrore, pensando alla disoccupazione tecnologica. Paura legittima. In Giappone non ci si è persi d’animo. La soluzione? Guidare l’innovazione, trasformandola da nemico in alleato. A fine novembre, a Tokio, sarà aperto un Cafè in cui lavorerà OriHime-D, un androide del peso e delle dimensioni di un bambino di sette anni. Venti chilogrammi per un metro e venti d’altezza per aiutare l’uomo.

Camerieri good bye? Nel futuro saranno robot? No: la cibernetica al servizio dell’uomo

Il robot servirà per combattere la perdita del posto di lavoro  delle persone con disabilità. I robot serviranno al posto loro. Un cameriere robotico controllato a distanza sarà teleguidato da chi per problemi agli arti non può più svolgere la vecchia mansione.

I robot della Ory Laboratory portano vassoi pieni di piatti e bicchieri senza alcun tipo di esitazione o rischio di rovesciare cibi e bevande. Il microfono e la fotocamera posti sulla testa trasmettono in diretta suoni e immagini di quanto avviene in sala, l’ex cameriere visiona tutto sul suo pc da casa e lo direziona.

L’azienda giapponese cercherà di perfezionare il sistema attraverso il tracciamento oculare per aiutare a lavorare anche chi è affetto da malattie muscolari debilitanti e neurodegenerative come la SLA.

Piccoli robot di 22 cm, quindi più piccoli, sono sperimentati in uffici e scuole per permettere ad impiegati e alunni di poter continuare a lavorare e studiare.

Kentaro Yoshifuji, CEO di Ory Lab, da piccolo, soffrì moltissimo. Fu isolato dai coetanei a causa dei suoi disturbi da stress, ha conosciuto sulla sua pelle che cosa significa l’isolamento sociale. Da qui l’idea di cercare una soluzione al problema mettendo in relazione l’uomo con la tecnologia.

Camerieri good bye? Nel futuro saranno robot? vi abbiamo fornito un esempio di come la tecnologia possa avere un volto umano.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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