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Tre libri da leggere in spiaggia in nome di cibo e cultura

Letture estive in nome di cibo e cultura. Cercare risposte nei libri è sempre utile!

In nome di cibo e cultura tre libri da leggere in spiaggia. Gli autori? Amélie Nothomb, Gabriella Romano e Carlo Levi. Tre modi diversi di parlare di cibo per descrivere stati d’animo e realtà sociali.

Tre libri da leggere in spiaggia

Amélie Nothomb – Biografia della fame

Leggere Amélie Nothomb attraverso il cibo: Biografia della fame oltre al mangiare la ricerca della propria identità

Tre decenni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, Primo sangue nel 1992, Amélie Nothomb è diventata una delle più grandi scrittrici. Il suo successo ha superato i confini francofoni, tanto che le sue opere sono state tradotte in una quarantina di lingue. Fabienne Claire Nothomb, il suo vero nome, racconta di avere da sempre un forte legame con i libri e di aver imparato a leggere da sola. La sua passione? I fumetti. Il potere della lettura?”Quello di estraniarsi dal mondo per immergersi in un altro universo”. Il libro più prezioso? La Divina Commedia di Dante.

Come affrontare l’anoressia

Il romanzo autobiografico “Biografia della fame” è una testimonianza di come sconfiggere l’anoressia cibandosi di parole, trasformando il corpo in carta. Il libro, pubblicato nel 2004, racconta la storia di una fame che non può sopirsi: ogni appetito ne richiama un altro. É il racconto di una marcia trionfale di una donna che ha compreso che la fame è quell’aspirazione che ti porta a implorare che laddove sembra non esserci niente ci sia qualcosa. “L’affamato è qualcuno che cerca”– così scrive Amélie Nothomb.

La scrittrice è consapevole che “la fame è volere. É un desiderio più grande del desiderio. Non è la volontà, che è forza. Non è neanche debolezza, perché la fame non conosce passività”. La sua storia è quella di una donna che ha convissuto con l’anoressia, che ha vissuto con difficoltà il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, che ha scelto nella scrittura un’arma per comunicare con il mondo.

Gabriella Romano – I sapori della seduzione

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Una raccolta di storie di donne lesbiche che negli anni 50 per vivere la loro sessualità si esprimono attraverso il cibo. Ecco la trama de “I sapori della seduzione” di Gabriella Romano. L’invito a cena si trasforma spesso in un’arma di seduzione.

Le donne negli anni 50

Negli anni 50 la donna era considerata l’angelo del focolare. La cucina era il regno della massaia, trasformarlo in un luogo di seduzione era un atto provocatorio e liberatorio. Gabrielle Romano utilizza il cibo anche per favorire il ricordo di anni difficili per donne che volevano esercitare liberamente la propria sessualità. Il libro fa il verso al ricettario degli anni 50, proponendo ricette e consigli per la loro esecuzione. Non mancano i ricordi anche di pessime cuoche, che usavano solo la cucina per favorire gli incontri. Sia per chi amava la cucina sia per chi la detestava, rappresenteva un mezzo per vivere la complicità di un rapporto da tenere nascosto.

Un libro trasversale alle classi sociali

Le undici storie narrate percorrono tutta Italia e tutti gli strati sociali. La Romano, volendo documentare la loro vita e non scrivere un’opera letteraria, mantiene le espressioni, i modi di parlare di ciascuna donna intervistata. Il libro, che nasce da un progetto orale, è divertente, fa emergere la gioia provata nell’infrangere le regole, di compiere azzardi.

Carlo Levi – Cristo si è fermato a Eboli

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Tra il 1935-36 Carlo Levi viene condannato al confino per la sua militanza antifascista in Giustizia e libertà. Viene mandato in Basilicara, dapprima a Grassano, successivamente ad Aliano. Dieci anni dopo, a Firenze, lo scrittore racconta il suo incontro/scontro con un Sud arcaico. L’incontro con la cultura contadina porta spesso Levi a descrivere come chi vive nell’indigenza costruisce il suo rapporto con il cibo.

Un estratto del libro di Carlo Levi

Era il pane nero di qui, fatto di grano duro, in grandi forme di tre o di cinque chili che durano una settimana. Di solito non si fa fuoco, la sera, neppure nelle case dei ricchi, dove bastano gli avanzi del mattino, un po’ di pane e formaggio, qualche oliva, e i soliti fichi secchi. Quanto ai poveri, essi mangiano pan solo, tutto l’anno, condito qualche volta con un pomodoro crudo spiaccicato con cura, o con un po’ d’aglio e olio, o con un peperone spagnolo, di quelli che bruciano, un diavolesco. …Giulia su quel fuoco, cuoceva, con le scarse risorse del paese, dei piatti saporiti. Le teste delle capre le preparava a reganate, in una pentola di coccio, con le braci sotto e sopra il coperchio, dopo aver intriso il cervello con un uovo e delle erbe profumate. Delle budella faceva i gnemurielli, arrotolandole come gomitoli di filo attorno a un pezzo di fegato o di grasso e a una foglia d’alloro, e mettendole ad abbrustolire sulla fiamma, infilate a uno spiedo: l’odore della carne bruciata e il fumo grigio si spandevano per la casa e per la via, annunciatori di una barbara delizia

Ecco i nostri tre libri da leggere in spiaggia. Buona lettura sotto il sole!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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