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Il fascino di un viaggio in Basilicata raccontato da “macchine narranti”

E chi l’ha detto che per viaggiare si è costretti a guidare per interminabili ore? Noi abbiamo scoperto una sorprendente Basilicata comodamente trasportati da un bus… narrante!!!

Sì avete capito bene. Si può conoscere una regione come la Basilicata comodamente seduti su un bus. Non un semplice bus, ma un bus narrante!!! Rabite Bus, con il suo servizio di noleggio autobus, offre la possibilità di costruire itinerari su misura per scoprire un territorio che ha veramente tanto da raccontare. Noi siamo partiti da Salerno, abbiamo visitato il Vulture, il Materano fino a Maratea, accompagnati da guide preparate, capaci di trasmettere la passione per la loro terra.

Pronti a partire con noi per conoscere una regione che custodisce tanti tesori, pur essendo una delle più piccole d’Italia? Eccovi un primo assaggio, ma vi promettiamo che lo approfondiremo. Seguiteci!

Il fascino di un viaggio in Basilicata

Il Vulture, l’anima autentica della Basilicata

parco dei palmenti di Pietragalla

Siamo nel nord della Basilicata, al confine con la Puglia e la Campania. Qui tra laghetti incastonati nella roccia, piccole chiesette, fitti boschi, incontriamo la storia di cavalieri normanni, svevi, angioini e persino di briganti. La prima tappa ci consente di conoscere i Palmenti di Pietragalla, ovvero le vestigia di originali forme di architettura rupestre. Le 200 costruzioni, ancora esistenti, sono testimonianza di come vivevano nel passato i contadini lucani e di come si produceva il vino, seguendo l’antica tradizione dei Romani.

Dove dormire e mangiare nel Vulture

Subito dopo il tramonto raggiungiamo Lavello, dove è prevista la cena e il pernottamento. Giunti all’imbrunire, scopriamo la magnificenza del San Barbato Resort. Unica struttura della categoria 5 stelle lusso della Basilicata, ospita al suo interno il Ristorante Alfonso 1860 e il raffinato ristorante giapponese Sansei, guidato dallo chef  Nobuya Niimori.

famelici fascino viaggio Basilicata
famelici cantine notaio

Cantine del Notaio, l’Aglianico in versione elegante

Cantine del Notaio, ovvero il trionfo dell’Aglianico, un vino che nasce su suolo vulcanico e che gode dell’umidità naturale delle grotte di tufo.

La mattinata prosegue con la visita alle Cantine del Notaio che annovera 20 etichette che richiamano nel nome gli atti notarili. Qualche esempio? La Firma, Il Rogito, Il Lascito, La Parcella. La cantina nasce nel 1998 dalla passione e dalla cocciutaggine di Gerardo Giuratrabocchetti, che contro il volere del padre – il notaio appunto – decise di cambiare vita e di diventare produttore di vini di qualità. Il suo obiettivo? Valorizzare l’Aglianico con un progetto capace di unire tradizione ed innovazione.

A Rionero in Vulture sono visitabili le antiche grotte di tufo vulcanico, dove viene conservato il vino. Risalenti al 600, scavate nel tufo dai Padri Francescani con lo scopo di conservare il formaggio e il vino, rifugio degli albanesi che scappavano dalle guerre, sono un vero patrimonio naturalistico, culturale ed enologico. Sui muri sono visibili particolari alghe gelatinose bianche formatesi naturalmente nel corso degli anni. Sono proprio loro che hanno consentito la formazione di quel microclima adatto all’invecchiamento dell’Aglianico, prodotto in bianco, rosato, rosso. Una menzione speciale la meritano gli spumanti metodo charmat e metodo classico.

Craco Vecchia, protagonista di un paesaggio surreale

In un paesaggio dominato dal color ocra, tra i calanchi e i cipressi, ti guarda con severità Graculum, ovvero piccolo campo arato.“ Craco non ha retto la modernità, a me piace pensare che l’ha rifiutata” ( Rocco Papaleo nel film Basilicata coast to coast).

In un’atmosfera  magica e surreale si erge Craco Vecchia, misteriosa città fantasma, di origine medievale. Nel 1963 il piccolo borgo fu vittima di una micidiale frana che costrinse all’evacuazione del paese. Nel 1972 peggiorò la situazione un’alluvione e nel 1980 il terremoto. Il paese non fu più abitato, lentamente e inesorabilmente si sta sgretolando, esprimendo tutta la fatica di rimanere sospeso nello spazio e nel tempo. In attesa della sua messa in sicurezza, ci ricorda come la natura sia madre ma talvolta anche matrigna.

craco fascino viaggio Basilicata

Matera, un set cinematografico e culla di antichi mestieri

La destinazione italiana più cool del 2019 è Matera, città della cultura 2019

Matera è la città che ha reso la Basilicata una delle mete turistiche più amate. Una città dal passato difficile, definita negli anni 50 la” vergogna nazionale”, ma che oggi vive il proprio Rinascimento.

Per capire che cos’era Matera, basta leggere che cosa scrisse Carlo Levi in “Cristo si è fermato ad Eboli”: “Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”.

Matera è diventato un set cinematografico naturale che, dagli anni 50, ha ispirato grandi registi. Come dimenticare che fu scelta da Pasolini per ambientare il suo “Vangelo secondo Matteo“?

I sassi di Matera, da “vergogna nazionale” a Patrimonio Unesco

Matera sorge sull’altopiano delle Murge materane non lontano dal confine con la Puglia. Diventata famosa per i Sassi, è un intrico di stradine, dove ammirare scorci panoramici mozzafiato. I Sassi sono due grandi quartieri del Centro Storico della città vecchia. Scavati nella roccia, sono costituiti dal “Civita” e dal”Piano“. Attorno al Civita si sviluppano Sasso Barisano, situato lungo la strada verso Bari, e Sasso Caveoso, dove le grotte sono disposte come i gradoni di un teatro antico.

Il pane di Matera e l’arte della cartapesta

Matera non è solo arte e storia, ma anche testimonianza di tradizioni ancora vive come l’arte di fare il pane e le statue di cartapesta

Emblemi della città sono il pane, simbolo di condivisione, creatività, sacralità, e la cartapesta, protagonista della festa del patrono della città dedicata alla Madonna della Bruna, che ogni anno si svolge il 2 luglio. Il Carro Trionfale, in stile barocco, portato in processione, viene realizzato dagli abili cartapestai materani. Scortato dai cavalieri della Bruna, arriva in piazza Vittorio Veneto dove si tiene lo strazzo: il carro viene assaltato e distrutto in pochi secondi. I pezzi strappati dal Carro sono per i fedeli delle reliquie propiziatorie da custodire gelosamente.

pane di matera

Il Panificio PerroneIl Forno di Gennaro, nella città nuova, nel Quartiere Piccianello, dal 1890, sforna il pane di Matera. Come ci racconta la titolare: “Nella cittadina lucana ogni quartiere nel passato aveva un forno comune, pubblico, dove le famiglie panificavano una volta alla settimana. Ogni famiglia marcava il pane con uno stampo in legno alla cui base erano impresse le iniziali del capo famiglia. Era poi dato in dote alla figlia o, in alcuni paesi dell’entroterra, alla nuora dalla suocera, che così simbolicamente consegnava il figlio ad un’altra donna. Il segreto della forma del pane? Un’astuzia per recuperare spazio nel forno. I tre tagli sulla sommità del pane? Ricordano la Trinità”.

Dopo il pane è la volta della cartapesta. Mario D’Addiego, nella sua bottega artigiana il “Bottegaccio” nel Sasso Barisano, lavora fin da piccolo la cartapesta. Produce opere di ogni dimensione per ricorrenze civili e religiose. E vi assicuriamo che andarci è uno spettacolo unico. Oltre ad imparare l’arte della cartapesta, vi racconterà tanti aneddoti curiosi e divertenti.

cartapesta famelici

Dove mangiare e dormire nel Materano

La giornata termina a Pisticci con una passeggiata tra i calanchi, formazioni argillose che ti danno una strana sensazione. Sembra di camminare sulla luna! La cena ci viene servita all’Agriturismo Il Calanco. È l’occasione per degustare la tipica cucina lucana: il baccalà all’aviglianese, i peperoni ripieni, la padellata con patate e peperoni cruschi, fave e cicoria, focacce e taglieri di salumi e di caciocavallo podolico. E vi assicuro che è solo un piccolo elenco delle prelibatezze gustate!

Tursi, il borgo del poeta dialettale Albino Pierro

tursi basilicata

Dopo una visita al santuario di Santa Maria Regina di Anglona, è la volta di Tursi, il borgo, dove nacque il poeta dialettale Albino Pierro. La cittadina è divisa in diversi rioni, di cui il più antico è il Rione Rabatana, sorto intorno al Castello tra il V e il VI secolo.

Qui si erge la Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore. Come ci racconta Carmine di ElleViaggi, fu fatta erigere dai monaci basiliani tra il IX e il X secolo, custodisce, in fondo alla navata laterale, un bel trittico della scuola di Giotto, raffigurante la Vergine in trono col Bambino tra due angeli e scene della vita di Gesù. Da non perdere anche la cripta, il presepe in pietra dell’artista Altobello Persio da Montescaglioso e i numerosi affreschi rinascimentali.

Valsinni, il borgo dell’amore contrastato di Isabella Morra

famelici fascino viaggio Basilicata 1

Tra la riva destra del fiume Sinni e il Monte Còppolo, nel Parco Nazionale del Pollino, si erge il borgo medievale di Valsinni. Un piccolo villaggio noto per la struggente storia della poetessa petrarchista Isabella Morra, figlia del feudatario locale, vittima di un amore impossibile con il barone spagnolo Diego Sandoval de Castro. Che cosa fare a Valsinni? Passeggiare per le vie collegate da un “gafio”, cioè un passaggio coperto da una volta, visitare il Castello Baronale dei Morra, la Chiesa Madre dedicata alla Madonna dell’Assunta e il Parco Letterario dedicato a Isabella Morra. E per invitarvi a farlo ecco alcuni versi della poetessa da leggere, come suggerisce la guida Rosario (nella foto a fianco), tra le fronde del vecchio mandorlo, in compagnia del fantasma della donna che pagò con la vita il suo desiderio di libertà.

Se a la propinqua speme nuovo impaccio
o Fortuna crudele o l’empia Morte,
com’han soluto, ahi lassa, non m’apporte,
rotta avrò la prigione e sciolto il laccio.
Ma, pensando a quel dì, ardo ed agghiaccio,
chè ‘l timore e ‘l desìo son le mie scorte;
a questo or chiudo, or apro a quel le porte,
e, in forse, di dolor mi struggo e sfaccio
.

Maratea, la vista sul mare della Basilicata

Maratea è rimasta fedele alle sue origini, senza cedere alle tentazioni del turismo di massa. Qui si gode di diversi punti panoramici e di deliziose proposte gastronomiche.

È la cittadina più famosa della Basilicata ad affacciarsi sul mare. Passeggiando per le sue stradine, facendo il bagno nelle sue calette e ammirando il celebre Cristo Redentore, si rimane davvero senza parole.

Tra le spiagge più rinomate c’è sicuramente Calaficarra. Selvaggia, costituita da ghiaia e ciottoli con un mare cristallino, contende il primato a Spiaggia d’i Vranne, dominata da un’alta scogliera e raggiungibile solo via mare. Le spiagge di Acquafredda sono, invece, circondate da baie, calette e grotte, alcune raggiungibili solo via mare. Imperdibili anche spiaggia della Luppa e la spiaggia Porticello.

tramonto maratea rotated

Dove mangiare e dormire a Maratea

Noi abbiamo soggiornato presso il Grand Hotel Pianeta Maratea Resort, un albergo che ricorda le navi da crociera, collegato con la costa da una navetta messa a disposizione dall’albergo. L’hotel dispone di due ristoranti,“Le Nuvole”, con menu à la carte e con una spettacolare terrazza panoramica, e il ristorante interno “Il Pianeta” con i suoi marmi e la sua particolare architettura, riservato esclusivamente agli Ospiti che usufruiscono delle mezza pensione e/o delle pensione completa. I menù propongono ottimi piatti di cucina mediterranea e u’ottima scelta di vini lucani, nazionali ed internazionali.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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