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Il Parco dei Palmenti di Pietragalla: le grotte del vino

In Basilicata alla scoperta di un’Italia minore. Partiamo da Pietragalla dove scopriamo i palmenti, strutture davvero particolari usate per produrre vino.

“Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini boni” scriveva Leonardo Da Vinci. Il mio viaggio in Basilicata, progettato da Rabite Bus – una società di bus che organizza viaggi per conoscere la Basilicata in pullman- parte dal piccolo borgo di Pietragalla, in provincia di Potenza.

Pietragalla, un nome che racchiude una storia

Il villaggio, come ci racconta appunto il nome, è stato costruito sulla roccia (pietra), una pietra bianca (in greco gal significa chiaro).

L’attrattiva del piccolo paese sono i palmenti, simbolo della civiltà contadina lucana. Costruzioni semi-ipogee scavate nella roccia arenaria, sono serviti fino agli anni 60 come luogo per la pigiatura dell’uva e la fermentazione del mosto. I primi palmenti probabilmente videro la luce nell’800. Fino alla fine degli anni 60 ogni famiglia ne possedeva uno e, pigiando l’uva con i piedi, produceva il proprio vino, che vendeva con successo. Oggi ne sono rimasti 200, di cui più della metà recuperati dal Comune allo scopo di conservarne la tradizione. Attualmente solo in un palmento si vinifica ancora.

Il Parco dei Palmenti di Pietragalla: le grotte del vino, esempio di architettura costruttiva 

Parco Palmenti Pietragalla

I palmenti, scavati nel tufo, sono nascosti da una vegetazione spontanea che cresce sul loro tetto. Nel loro atrio troviamo la vasca per la pigiatura dell’uva posta a livello terra o in posizione un po’ sopraelevata rispetto alle altre vasche. Accanto vi è la vasca di fermentazione, costruita nel tufo e posta un po’ più sotto. Vicino alla vasca di fermentazione è costruito un canale per lo scarico del vino in corrispondenza del quale si trova una buca spaziosa (palm’ndédd) per riempire i barili per la svinatura. Nella parte superiore della porta, in una nicchia, è posta una candela con la funzione di far esalare l’anidride carbonica derivante dal processo di fermentazione. Siamo di fronte ad un esempio di architettura costruttiva in quanto erano utilizzati materiali presi dall’ambiente circostante, come, ad esempio, la sabbia per l’intonaco.

L’origine del nome dei palmenti

Il nome deriva dal latino “Paumentum”, che indica l’atto della pigiatura. Non manca chi, invece, preferisce fare riferimento al termine. sempre latino, “palmes“, il tralcio della vite. Il terreno fu scelto per l’ottima esposizione delle colline e per la natura del terreno che ne facilitava la coltivazione.

Che cosa vedere vicino a Pietragallo

Acerenza tra templari, vampiri e Sacro Graal

Il cuore del borgo di Acerenza è la cattedrale, un monumento di imponente bellezza che custodisce tesori e misteri. I segreti legati alle leggende arturiane si mescolano con racconti che rimandano ai cavalieri templari. Qui sarebbe stato nascosto il Sacro Graal, il calice dove sarebbe raccolto il sangue di Cristo.

Acerenza nel Medioevo era sulla strada di chi andava in Terra Santa. La leggenda narra poi che il fondatore dell’Ordine dei Templari, Ugo de’ Pagani, fosse nato proprio a poco distanza da Acerenza. La cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio custodirebbe molte tracce dei Templari. In particolare una finestra murata nella cripta ha fatto credere che qui fosse custodito il leggendario calice dove Gesù bevve durante l’Ultima Cena e che fu poi usato per raccogliere il suo sangue.

Alle leggende dei Templari si aggiungono alcuni racconti legati alla figlia del conte Vlad III, più noto come Conte Dracula. A suffragare i racconti sarebbe la presenza di alcuni simboli del nobile della Transilviana rinvenuti su una delle mura della Cattedrale.

Indirizzo Parco dei Palmenti di Pietragalla

Via Luigi Cadorna, 94.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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