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L’anoressia avanza: ce lo dicono i gruppi su WhatsApp

L’anoressia se ne parla sempre meno, eppure avnza tra i più giovani

L’anoressia avanza. Eppure se ne parla sempre meno. Non ne siete convinti? Cercate su WhatsApp o su Google pro-ana, ovvero l’acronimo usato in chat per propagandarla. Rimarrete sorpresi!

Come riporta Il Sole 24 Ore, i dati parlano chiaro. 1,4 milioni di nuovi casi solo nel 2022. Ci si ammala a partire dagli 8 anni e cresce la diffusione tra i maschi dove la fascia d’età 12-17 anni comprende ben il 20% dei casi. Si puà ancora negare che l’amoressia avanza?

L’anoressia avanza: come fermarla?

L’anoressia nervosa si sviluppa durante la pubertà o la prima età adulta. Prima viene rilevata e trattata l’anoressia nervosa, maggiori sono le possibilità di guarigione.

anoressia avanza

Sono 3 milioni gli italiani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Si registrano ogni anno 850 nuovi casi, in prevalenza tra donne di età compresa tra 13 e 35 anni. Ma attenzione a cadere nei luoghi comuni: la malattia colpisce anche uomini e bambini. L’Oms ritiene che l’anoressia con la bulimia e il bingeating sia, dopo gli incidenti stradali, la seconda causa di morte tra i giovani.

La grande paura di ingrassare: i social e il grande mostro

Siti, chat, Fb, Instagram sono i veicoli mediatici più utilizzati per fomentare l’ossessione del cibo. Calcoli impossibili per diminuire le calorie, proposte di esercizi fisici per bruciarle invadono il mondo digitale. Altra arma pericolosissima sono poi le pubblicità ad personam. La tecnica di manipolazione, ora seduttiva, ora psicologicamente coercitiva, è subdola.

L’anoressia è presentata come una scelta fatta in nome della libertà. Nulla di più falso. In realtà si propongono modelli di bellezza omologati. A parole si predica la diversità, nella realtà si impongono esempi che corrispondono a una dittatura dell’immagine preconfezionata. I social hanno contribuito a costruire l’ossessione verso la foto perfetta.

L’anoressia e il controllo delle proprie emozioni

L’anoressia è un corsetto rigido che fornisce sicurezza e protezione, è un virus che non si debella mai completamente. Quando le circostanze della vita scatenano ansia e solitudine, quando si sente molto stress e pressione per esibirsi, il virus può scoppiare di nuovo

Si comincia ad aggrapparsi a qualcosa che si crede di poter controllare, in contrapposizione al corso della vita: le abitudini alimentari. Si creano delle rehole e si interiorizzano.Gli intervalli in cui ci si condede di mangiare diventano sempre più lunghi. Si costruiscono bugie per nascondere che le porzioni di cibo diventano sempre più piccole.

Per uscire dalla malattia bisogna acquisire consapevolezza di essere anoressici. Una consapevolezza radicale. Bisogna accettare, come anoressica, di dover mangiare di nuovo, anche se va contro tutti gli impulsi. La parte sana di una persona con un disturbo alimentare sa che si deve mangiare. La parte anoressizzante, invece, dice: il cibo è veleno. La rinuncia al cibo dà ai disturbi alimentari una sensazione di controllo e sicurezza. Tra l’altro gli anoressici distinguono tra “cibi buoni” e “cibi cattivi”. L’obiettivo per combattere l’anoressia nervosa è che i pazienti si rendano conto che la minaccia è solo nella loro testa.

L’anoressia avanza: proliferano i siti pro-ana

Quante sono su Fb o su Instagram le immagini che non sono state ritoccate? É in questo contesto che proliferano i siti pro-ana. Come accade spesso, è una questione prima di tutto culturale. La bellezza è nell’autenticità, è nel saper giocare con la vita, non è certo nell’imitazione di modelli imposti! Il rischio? Rendere il corpo solo un involucro, privo di anima e di sentimento. Che dire? Noi di Famelici gridiamo: W LA DIVERSITA’. É bello ciò che è unico. Se l’anoressia avanza, noi la dobbiamo fermare con un’arma invincibile: la cultura. Non servono sanzioni amministrative, il più delle volte inapplicabili, ma tanta… tanta consapevolezza!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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