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Cuneo, una fuga in Piemonte in nome di cibo e cultura

Un week end a Cuneo in nome di cibo e cultura per dimenticare la vita frenetica delle grandi città

Cuneo custodisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento: buon cibo, un accogliente centro storico, quell’artigianato capace di richiamarci un passato che si veste di desiderio e percorsi verdi che ti invitano a sfuggire al trambusto della città.

Cuneo, la cittadina definita da Carducci “possente e paziente”, è una meta dalle mille sorprese.

Il calo improvviso delle temperature ci fa sognare mete golose per godersi l’inverno e per dimenticare la vita frenetica delle grandi città. Cuneo è il luogo perfetto per disconnetterci, ma anche per apprezzare la bellezza e la semplicità delle piccole cose, come degustare i piatti della tradizione piemontese e congiuncerci con la natura in uno di quegli angoli meravigliosi dell’Italia. Vieni con noi a scoprire gli indirizzi “famelici” di una città con molto fascino e numerosi luoghi del cuore.

Cuneo: cosa vedere, cosa fare, dove mangiare

A poco più di un’ora da Torino e a tre ore da Milano, Cuneo sperimenta un fervore speciale durante i mesi autunnali ed invernali nella stagione dei tartufi, dei funghi, del cioccolato e dei marron glacés. La cittadina piemontese, quest’anno, ha rafforzato la sua alleanza con la Fiera del Tartufo di Alba. Con Confindustria Cuneo si è avviata l’iniziativa di co-marketing legata a Cuneo Neve, promuovendo l’asse tra le colline del Tartufo Bianco d’Alba e le montagne cuneesi con i loro impianti sciistici. Un’occasione per conoscere le gioie della tavola e la bellezza delle montagne che circondano Cuneo. Uno spettacolo sorprendente che invita al viaggio!

Il centro storico di Cuneo

Cuneo centro storico famelici

Piazza Tancredi (Duccio) Galimberti, conosciuta come il salotto di Cuneo, è il biglietto da visita della cittadina piemontese. La più grande piazza del Piemonte segna il confine tra la città medievale e la città moderna. Fu costruita nell’800, dopo l’abbattimento delle antiche mura, e intitolata nel 1860 a Vittorio Emanuele II. Nel 1945 fu dedicata a Tancredi “Duccio” Galimberti, cittadino cuneese ed eroe della Resistenza. Al centro della piazza si erge l’imponente statua di Giuseppe Barbaroux, avvocato cuneese e ministro durante il regno di Carlo Alberto, che nel 1831 lo incaricò di mettere mano alla riforma post restaurazione dello Stato Sabaudo.

La piazza, famosa per il suo mercato, è circondata da palazzi costruiti in stile neoclassico e da portici. Uno dei principali edifici maestosi si trova sul lato ovest della piazza. Si tratta di Palazzo Osasco dove, al secondo piano del numero 6, le scritte originali “Fam. Galimberti” e “Avv. Tancredi Galimberti” indicano l’accesso alla casa privata e allo studio professionale di Tancredi Galimberti senior e, più tardi, di Tancredi Galimberti junior. Oggi è un Museo il cui obiettivo è quello di rievocare l’ambiente domestico dell’importante famiglia cuneese.

Intorno alla piazza si snodano strade fiabesche che ci consentono di scoprire angoli che ci mostrano scenari sorprendenti come il complesso monumentale di San Francesco. Irrinunciabile poi una passeggiata in via Roma, una via che condensa tutte le grazie di Cuneo con i suoi portici e i suoi palazzi.

Tornati in piazza Galimberti, impossibile non soffermare lo sguardo sulla cornice della piazza: le montagne, d’inverno innevate del massiccio dell’Argentera.

cuneo che cosa vedere

Cuneo e il cibo, una liason indimenticabile

Un altro motivo per visitare Cuneo è la sua proposta enogastronomica. Qui si trovano numerosi ristoranti dove gustare la cucina piemontese. Noi abbiamo cenato presso il Ristorante Il Grill del Lovera, dove abbiamo assaporato le proposte presentate da Daniela Marchisio dell’Osteria Senza Fretta di Cuneo, da Luca Politano del ristorante Da Politano di Boves, da Patrizia Chiesta e Andrea Amedeo de La Meiro di Castelmagno da Antonio Ietto dello chalet Il Rosso di Prato Nevoso e da Giampiero Vivalda dell’Antica Corona Reale di Cervere. Sei chef impegnati a fare conoscere la migliore cucina piemontese accompagnata dai vini della cantina Clavesana.

cuneo dove mangiare. panettone al tartufoIl menu proposto ha esaltato le eccellenze del Piemonte. Un tripudio di sapori di terra, di una cucina della tradizione rivisitata con garbo. Per noi un approfondimento della cultura piemontese. Si è iniziata la cena con l‘autunno polentina dii mais e castagne gratinata al lardo, fonduta di toma Piemonte  e cavolo nero croccante, si è proseguito con fassona, radicchio e melograno, per continuare con lingua di fassona arrostita con zucca stufata, salsa leggermente piccante alla liquirizia e arancia. Il finale una vera sorpresa: panettone reale e tartufo bianco d’Alba, zabaione al Moscato d’Asti e gelato di castagne. Un panettone davvero strepitoso!

Pasticceria Arione, dove l’arte dolce si trasforma in oggetto del desiderio

Cuneo è la città dei cuneesi al rhum. Tutta colpa di Andrea Arione. Dal 1923 la famiglia Arione, giunta alla quarta generazione, porta avanti una tradizione dolciaria più volte imitata. Gli ingredienti del cuneese? Crema pasticcera al cioccolato, meringhe friabili, rhum e cioccolato fondente. Il tutto avvolto con l’inconfondibile packaging rosso o verde marchiato da sottili scritte dorate.

La loro dolcezza ha deliziato anche il palato di Ernest Hemingway, che nel maggio del 1954 varcò la soglia della pasticceria su indicazione di Arnoldo Mondadori per acquistare i cioccolatini e donarli alla moglie in vacanza a Nizza. Il locale è stato anche il set per alcune scene del film “I compagni” di Monicelli con Mastroianni e Girardot. Qui si possono degustare ottime meringhe con la panna o deliziosi marron glacés.

Nei dintorni di Cuneo la dolcezza di Agrimontana

cuneo fuga in piemonte: agrimontanaSiamo a pochi chilometri da Cuneo a Borgo San Dalmazzo, un piccolo paese noto per i prodotti dolciari di Agrimontana. Per noi dire Agrimontana significa canditi ma soprattutto marron glacé. La forza dell’azienda cuneese sta nel rapporto costruito con i produttori di castagne. La differenza è poi data dall’attenzione alla lavorazione artigianale basata su operazioni manuali.

La selezione ancora viene fatta a mano. I marroni vengono aperti per il processo di novena o curaturauna fase in cui i frutti sono conservati in acqua per fargli sprigionare tutte le note aromatiche. Tutta la fase di lavorazione mira a mantenere inalterate le caratteristiche del prodotto. Per la canditura i marroni vengono immersi in vasche d’acqua calda e zucchero per essere successivamente messi su griglie e ricoperti da una glassa di zucchero a velo. Si passa poi in forno per fissare la glassatura e si confeziona.

A San Dalmazzo per non dimenticare gli orrori della deportazione

Abbandonate le dolcezze di Agrimontana, scopriamo il MEMO4345 – il Memoriale della Deportazione”. Un luogo della memoria, ma anche una poesia che invita a riflettere sugli orrori della storia e sul pericolo che essi si ripresentino sotto altre forme ma con la stessa radice.

borgo san dalmazzo: il memoriale

Siamo nei pressi della ferrovia. Qui il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria 329 persone, uomini, donne che, fatti salire sui vagoni merci, furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi. 

Il memoriale, costituito da una piastra in cemento armato circondata da massi di diverse dimensione, è composto da venti sagome verticali, che rappresentano i sopravvissuti, e trecentotrentacinque lastre fissate a terra con il nome di ogni deportato che non è tornato dai campi di sterminio.

Ora il percorso multimediale storico didattico di MEMO all’interno della ex Chiesa di Sant’Anna offre ai visitatori la possibilità di approfondire la storia dei 357 ebrei (334 stranieri, 23 italiani) deportati ad Auschwitz.

L’abbazia di Santa Maria di Staffarda

dintorni di cuneo: abbazia di Santa maria di staffarda

A Revello, circondata dalle splendide valli del Monviso, si erge l’abbazia di Santa Maria di Staffarda, uno dei monasteri medievali più affascinanti del Piemonte. Fondata dai monaci cistercensi nel 1135, l’abbazia divenne fulcro della vita religiosa del Marchesato di Saluzzo e allo stesso tempo fiorente centro agricolo produttivo. L’abbazia presenta un’architettura semplice, austera con ricchi riferimenti alla simbologia religiosa. Imperdibile il meraviglioso chiostro immerso nella quiete, così come la maestosa pala d’altare datata 1531 attribuita a Pascale Oddone, in legno scolpito policromo e dipinta con finiture dorate, dedicata alla Vergine.

abbazia di santa maria staffarda vicino a cuneo

Nell’abbazia, nel calefactorium, unico luogo riscaldato dell’abbazia, trova ospitalità una colonia di pipistrelli. Verso i primi di aprile se ne radunano qui più di un migliaio. A metà giugno le femmine gravide partoriscono, dando vita a una delle maggiori nursery di chirotteri presenti in Italia. Ad ottobre la colonia si disperde, ma i pipistrelli nati qui torneranno per partorire.

Cuneo in inverno: dove sciare

Prato Nevoso cuneese famelici

I mesi invernali hanno un fascino in più: sciare lungo le piste bianche della stazione sciistica di Limone Piemonte, distante solo 29 chilometri da Cuneo. Gli 80 chilometri di piste per tutti i livelli sono senza dubbio la cosa più appetitosa che la stagione più fredda dell’anno ci riserva. Un’altra proposta per chi ama sciare è Prato Nevoso, frazione del comune di Frabosa Sottana, nei pressi di Mondovì.

Credit Photo apertura: Roberto Croci

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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