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Ricette regionali: il Bonét, dolce piemontese

Il Bonét all’amaretto l’ho assaggiato presso il ristorante e hotel Tenuta della Guardia a Gavi, in provincia di Alessandria. Delizioso! Dolce tipico piemontese, può essere riproposto anche a casa.

Bonèt in piemontese indica il cappello/berretto portato dagli uomini nelle campagne, ma anche lo stampo di rame e di alluminio nel quale è cotto, che imita un cappello da cucina (bonet ’d cusin-a). Il dolce avrebbe “rubato” il nome perché servito a fine pasto, come il cappello è l’ultimo indumento che ci si mette, così il Bonét è l’ultima tentazione golosa che si degusta!

Gli ingredienti? Uova, zucchero semolato, latte, amaretti semolati cacao amaro in polvere, rhum (sostituito da alcuni con il cognac).

La ricetta: il Bonét

Ingredienti

4 Uova

6 Cucchiai di zucchero semolato

1/2 lt Latte

50 g Amaretti semolati

2 Cucchiai di cacao amaro in polvere

2 Cucchiai di rhum

Procedimento

Dopo aver sbattuto le uova in una terrina, unire 4 cucchiai di zucchero, il cacao, gli amaretti  sbriciolati con le mani, il rhum e il latte. Amalgamato il tutto con l’aiuto di una frusta, preparare il caramello. Scaldare 2 cucchiai di zucchero in un pentolino fino a ottenere un colore biondo nocciola, spruzzare un po’ d’acqua facendo diventare lo zucchero filante e  mescolare. Versare il caramello ottenuto in uno stampo, che è stato tenuto al caldo per facilitarne lo scorrimento, in modo che veli il fondo e le pareti. Raffreddato il caramello, versare il composto nello stampo e cuocere in forno, precedentemente riscaldato a 180°C, a bagnomaria per 45 minuti circa. Quando il composto è  rappreso, lasciare raffreddare lo stampo e poi metterlo prima di servirlo capovolto in un piatto da portata, in frigorifero per 2/3 ore. La ricetta può essere modificata aggiungendo delle nocciole della varietà “Tonda Gentile delle Langhe”, del caffè oppure, al posto del rhum, del cognac.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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