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I colori nell’olio ligure DOP

L’olio può essere apprezzato anche attraverso i colori in nome di cibo e cultura

Leggere l’olio attraverso i colori. Il turismo DOP consente anche questa originale modalità per conoscere l’oro giallo e la sua cultura.

Sono sette o molti di più, i colori nell’olio ligure DOP. Perché dietro al giallo-verde di un cucchiaio d’olio extra vergine di olive ci sono altri colori essenziali, invisibili agli occhi (vi ricorda qualcuno questa frase?) ma ben presenti allargando e approfondendo lo sguardo. C’è la Liguria intera, il suo cibo, la sua cultura. E c’è un nuovo approccio al turismo DOP che ci riguarda tutti.

ll verde-argento degli oliveti

verde argento uliveto ph Daniela

La Liguria è lunga e stretta sulla mappa terrestre, e lunghi e stretti sono, quasi in proporzione frattale, molti del suoi oliveti, dove è facile distinguere terrazzamenti e importanti dislivelli. Il verde-argento delle foglie degli alberi appare ancora più intenso, data la fittezza degli impianti, cioè la distanza relativamente piccola tra un albero e l’altro. Non c’è terra da sprecare, in Liguria. Anzi: non c’è niente da sprecare.

Le sfumature brune delle piccole olive

olive taggiasche

La cultivar ligure che tutti conoscono è l’oliva taggiasca, da Taggia, predominante, quasi esclusiva nel Ponente, con massima concentrazione nell’imperiese. Questa piccola oliva è molto presente sulle tavole sia sotto forma di olio – monovarietale e blend – sia come golosa oliva in salamoia, da mensa e in cucina. L’arnasca (Arnasco è anche un toponimo) è un’altra deliziosa oliva del Ponente dai deliziosi sentori di mandorla.

I gialli dell’olio

giallo Olio Dop Riviera Ligure

Di norma, l’analisi sensoriale non tiene particolare conto del colore dell’olio o ne tiene poco conto, nel senso che non dovrebbe influenzare naso o palato. Questo non ci impedisce di guardare la trasparenza, di apprezzare la limpidezza o l’opacità, di distinguere le sfumature. Anche l’olio ligure DOP spazia, ovviamente, nello spettro cromatico nei verdi e dei gialli. Ed è così bello. A volte è oro liquido.

Il bianco biancastro dei muretti a secco

biancastro muretto a secco ph Daniela

Incastri di nude pietre a nude mani. I muretti a secco che caratterizzano il paesaggio olivetato (e anche vitato, ça va sans dire) della Liguria sono patrimonio UNESCO. E sono frutto di un sapere antico, che per fortuna si preserva ed è incoraggiato economicamente. Quello dei muretti è un sapere sia tecnico che pratico. Come la regola di utilizzare le pietre circostanti, senza snaturare la montagna con grossi prelievi.

Il rosarancio di certi tramonti

rosarancio Oneglia ph Laura Guglielmi

Questo rosarancio è un ricordo molto soggettivo, riferito a un tramonto estivo sulle colline dietro a Oneglia quando siamo andati al frantoio di Sant’Agata, quindi dirigendoci all’interno lasciando Imperia. Come tutte le visioni simili a un miraggio, non c’è una foto personale, ma una d’autore, scattata da Laura Guglielmi. Eppure non possiamo pretendere di averlo visto solo noi. Semplicemente, è patrimonio comune di quanti, nel tempo, in ore e e giorni simili, si sono trovati davanti a una tale meraviglia. E ci hanno fatto caso.

I blu del mare

giorgio belloni mareggiata

Questa sottile Liguria, questa Liguria fatta a scale, scabrosa a volte, affamata di mare, ha la fortuna di affacci bellissimi. E di tutti i colori del blu e dell’azzurro, visti da vicino o da lontano, passaggi della vita. Come dice, quasi al ritmo dei remi, il poeta Giovanni Bòine, nato a Finale Marina nel 1887 e morto a Porto Maurizio nel 1917 “Rompe la prora pel blu, ciò che già fu si fu e niente non è più. Oh va oh va oh va!” Nell’Immagine “Mareggiata” di Giorgio Belloni.

I colori infiniti della tavola

olio focaccia ligure

L’olio nei ripieni. L’olio sul pesce – crudo, cotto, fritto. L’olio a filo nelle minestre, che forma tondi gialli. L’olio a pozze sulle focacce, dove la lingua indugia. L’olio, alimento e colore primario che genera infiniti nuovi colori quando si combina a quanto di stupendo c’è in questa meravigliosa cucina povera o nobile, erbacea o selvatica, avara di parole, generosa di gusto.

 

{foto di copertina, scattata ad Arnasco durante “Oliveti Aperti”: courtesy Luigi Caricato]

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