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Psichiatria nutrizionale: in futuro ci dirà chi siamo studiando ciò che mangiamo?

Indagando sul nesso cibo e cultura, scopriamo che nell’800 il filosofo Ludwig Feuerbach dichiarava senza esitazioni che l’ uomo è ciò che mangia. Quasi tutti rimasero affascinati da questa affermazione. In realtà non le dettero  il significato che voleva assegnarle il filosofo tedesco. La frase più che all’approfondimento filosofico fu utilizzata ai fini della ricerca psicologica. Talvolta in modo superficiale. Ora è il momento che la relazione cibo, benessere fisico e psichico sia studiato dalla psichiatria nutrizionale.

I comfort food dimostrano che il corpo prova piacere quando mangiamo cibi considerati buoni. In realtà leggere il cibo legandolo al benessere emotivo è diventato un po’ una moda che è arrivata a sostenere diverse bizzarrie. Un esempio? La lattuga accenderebbe il desiderio sessuale. Sinceramente trovo difficile che una teoria scientifica possa suffragare questa ipotesi.

Psichiatria nutrizionale: scienza del futuro?

La psichiatria nutrizionale è quella scienza che dovrebbe fare ordine in tesi che rischiano ancora una volta di illuderci nel tentativo di cercare la felicità. In particolare gli studi si dirigono verso l’analisi del rapporto cibo e depressione. Non è facile, ma è la sfida del futuro. Sicuramente un legame tra cibo, soddisfazione, benessere c’è…noi aspettiamo fiduciosi i primi risultati scientifici!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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