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Leonardo, la peste e un progetto urbanistico visionario. Voglia di futuro

Leonardo nel 1484 vive a Milano lo scoppio della peste. Il genio rinascimentale non si abbandona al panico. É consapevole che le pestilenze si vincono elaborando nuove visioni capaci di infondere fiducia, di far capire che occorre affrontare l’emergenza senza dimenticare di pianificare il futuro.

Che cosa fa Leonardo? Progetta un nuovo modello di città capace di sviluppare anticorpi urbani per mettere al riparo il popolo da nuove pestilenze. Così facendo, il genio rinascimentale interpreta a meraviglia il ruolo del visionario.

Sceglie di vivere e lavorare a Milano perchè è una città d’avanguardia. Qui la progettazione di strutture tecnico-industriali, vie d’acqua, sistemi di irrigazione, fabbricazioni d’armi, ingegneria navale la rendono luogo d’incontro di uomini con interesse scientifico-matematico.

Leonardo, la peste e un progetto urbanistico visionario

Leonardo prepara degli schizzi e li manda al Moro fuggito da Milano per sfuggire alla peste. Il progetto prevede una città su due livelli comunicanti con scalinate: le strade superiori per i “gentiluomini”, quelle inferiori per il popolo e le merci.

Pianifica la costruzione di fogne e di sistemi per la circolazione dell’aria. Prevede la costruzione di palazzi uno accanto all’altro, abitazioni  borghesi, arricchite da terrazzi, disposte in modo da regolare il traffico. Sono soprattutto case provviste per la prima volta di sistemi per tutelare l’igiene.

Scienza e interessi pratici sono considerati con grande intelligenza, così come bellezza e funzionalità. Ecco perchè Leonardo è un visionario. É la figura che meglio incarna l’uomo rinascimentale consapevole di essere artefice del proprio destino e di poter essere motore della vita economica, sociale e culturale dei luoghi che abita. In una visione antropomorfica l’uomo è tale quando riesce a fare corrispondere micro e macrocosmo, individuo e universo.

In quest’epoca fioriscono gli atlanti di città con lo scopo di immaginare centri urbani sfruttando l’affermarsi della prospettiva pittorica. L’urbanistica diventa così scienza, il cui compito è quello di razionalizzare i trasporti e di promuovere l’igiene.

Probabilmente Leonardo studiò in particolare l’area tra Porta Romana e Porta Tosa. Da alcuni suoi appunti si evince che prevedeva una grande piazza centrale, probabilmente destinata ad accogliere un importante mercato, la costruzione di portici e la conservazione dei navigli, con la raccomandazione che fossero tenuti puliti. L’obiettivo era quello di superare l’urbanistica medievale che prevedeva una città fortificata, strette vie tortuose e case ammassate per creare, al contrario, una città aperta, avviata alla ricchezza culturale ed economica.

Il progetto di Leonardo è visionario, ma nello stesso tempo realistico. Non ha nulla a che spartire con la costruzione di una “città ideale“. Purtroppo non fu realizzato a causa della mancanza di fondi economici e dell’instabilità politica che non consentiva di dare vita a progetti che prevedessero diversi anni per la realizzazione. Ma sicuramente gettò i semi per la progettazione delle città del futuro.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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