Costruire il futuro? C’è chi ci crede. “Ci sarà un tempo in cui saremo tutti più connessi, più vicini”. Lo scriveva negli anni 60 Yoko Ono nel suo libro-manifesto “Garepefruit”. Il futuro disegnato dall’artista giapponese si è realizzato? La tecnologia ci avvicina o ci allontana, cacciandoci in un mondo fatto di solitudini? Siamo finiti in una bolla? Ci culliamo in una comfort zone intellettuale? Internet aiuta a capire o modifica la nostra percezione della realtà? É vero che il mondo è filtrato dal digitale, soprattutto dai social network, e che ci fa perdere così il contatto con il vivere quotidiano? La nostra realtà è costruita da algoritmi e noi la subiamo, accettando di vivere un mondo ritagliato su misura per noi? Se fosse vero, Internet si sarebbe trasformato da autostrada, dove le idee possono circolare in modo libero, in un’angusta prigione, dove le sbarre le creiamo noi stessi. Sarebbe una diabolica costruzione fatta di egocentrismo, angosce, incapacità di comunicare. No, non ci voglio credere! Forse stiamo cercando un capro espiatorio per assolverci da quell’aridità che non ci permette di costruire mondi migliori, chiusi sì nell’incapacità culturale di pensare a alternative più giuste. Io, al contrario, voglio pensare che Internet sia uno strumento, come lo è un libro, un film o un’opera teatrale, per conquistare il coraggio di aprirci agli altri, per condividere il sogno di cambiamenti epocali che ci aiutino a costruire un mondo diverso, più vivibile.
Costruire il futuro senza paura della tecnologia? Si può!
Ricordiamoci che siamo noi che decidiamo che cosa cercare, che cosa condividere, che cosa mettere in rete per suscitare un dibattito, per costruire una provocazione reale. Dobbiamo tornare a discutere, a confrontarci. Dobbiamo allenare la mente. E se partissimo dal cibo? Cibo è cultura, apertura, curiosità, esplosione di piacere, condivisione, allegria. Ci potrebbe aiutare a tornare padroni del nostro destino, della gioia di essere consapevoli costruttori del nostro futuro. Le macchine non hanno sentimenti, noi sì. Un esempio? Aprite una bottiglia di vino, perdetevi nell’ammirarne il colore, coglietene l’aroma, assaporatene il gusto! Internet può farvi conoscere l’esistenza di un vino, ma il valore simbolico lo potete costruire solo voi! Non bisogna avere paura dei sentimenti, forse non siamo più abituati a viverli in modo autentico. La tecnologia ci indica il come, ma il perché lo dobbiamo trovare noi. La vera rivoluzione è nella riscoperta dell’educazione sentimentale. Se lo vogliamo sapremo costruire un futuro senza temere che il virtuale uccida la realtà. E se riflettessimo sulle parole del regista Alejandro González Iñárritu secondo cui: “dobbiamo usare la realtà virtuale per rendere di nuovo rilevante la realtà”?
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