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#ShotMovieFood. Hannibal: la carne speziata con il dubbio

Frames in ordine sparso una volta ogni quindici giorni, in esclusiva per Famelici, degustati per voi da Luca Cardone.

Recensioni cinema di Luca Cardone
Luca Cardone: “Se Feuerbach avesse ragione e fossimo ciò che mangiamo, io sarei cinema, filosofia, poesia e altri pochi piatti, tutti possibilmente a base di carne e pesce. Poco Gourmet nel pratico ma tanto nello spirito. Il mio tentativo è quello di approfondire filosoficamente il cosmo culinario all’interno del cinema”.

Nasce dai romanzi di Thomas Harris, conta fino a tre per il numero di stagioni ed in Italia ha fatto la sua comparsa nel 2013. La serie tv Hannibal tesse le trame di uno dei serial killer più noti di sempre. Noto certamente per il passato glorioso cinematografico della sagoma di Hannibal, quello tracciato da Jonathan Demme e Anthony Hopkins nel 1991 con Il silenzio degli innocenti, film rigonfio di premi e nomination negli ambienti festivalieri di quel decennio. Ma il dottor Lecter, quello interpretato da Madds Mikkelsen dal 2013 al 2015, non è esattamente un pazzo tenuto in isolamento con maschere e cinghie di sicurezza, legato ad una sedia o ad un palo in una grossa stanza vuota. Qui i gusti sono più raffinati, i vizi fanno un cambio d’abito e tutto si permea d’eleganza e ricercatezza. La x sulla mappa però è una chimera, soprattutto se le vie sono tracciate nella testa di uno psichiatra squilibrato e ingegnoso. Chiamatela se volete “bellezza”. Astratta, affascinante, elegante in ogni sua forma, come una dea che agli adepti del suo culto lascia il compito dell’edonismo. E se la ricercatezza del piacere nel dottor Lecter conduce ad una certa classe nel vestire e nel perfezionismo maniacale adottato sulle scene del crimine, dove ogni corpo sanguinante prende il posto di una pennellata di colore su una tela, in cucina l’elegante cannibale non viene meno. Numerose sono le sequenze, in tutte e tre le stagioni, in cui il dottor Lecter è indaffarato nella preparazione di piatti succulenti, impiattati con gusto artistico e non senza riferimenti simbolici a tutto ciò che in precedenza la serie mostra rispetto ai delitti. Un gioco di specchi per cui ogni omicidio trova il proprio riflesso in un matrimonio di colori e sapori che pur stimolando i languori del pubblico non smette mai di celare macabri segreti sui dettagli delle composizioni culinarie. La domanda che tutte le volte ci si pone è semplice. Sarà vitello e manzo, oppure quello nel piatto, insaporito con spezie e mousse, è un polmone umano, o magari un polpaccio appartenuto ad uno sventurato?

Hannibal: una saporita tartare fatta di sensazioni contrastanti

Così Hannibal si presenta come un grande esercizio di stile e tecnica, messi assieme in una saporita tartare fatta di sensazioni contrastanti. Immerso in una glaciale e plumbea fotografia liquida, solo il sangue e gli elementi del piatto sanno spezzare la tela con affascinanti contrasti di colore.
Nella grande differenza tra uno spettatore ignaro come i personaggi, rispetto a tutto ciò che avviene lontano dalle candele accese delle ricche tavolate di Lecter, ed uno spettatore consapevole dei misfatti tramati alle spalle delle vittime, Hannibal ci pone in una condizione di mezzo, un supporre, prevedere e immaginare il più delle volte; più che “quasi certezze” , veri e propri dubbi. Il dubbio dunque fa da preparato di spezie agrodolci spalmate su ogni boccone che lo psichiatra offre ai suoi ospiti durante le sontuose cene dal marcato stile aristocratico. Sul dubbio infine prevale il desiderio: più che fame, il capriccio delle papille gustative che ci spingono, al di là di eventuali gelide scoperte, a desiderare ciò che Lecter porta in tavola. Questo totale disinteresse rispetto alla provenienza della materia prima e l’adesione al gusto è permessa da ciò che in Hannibal pare suonare come una richiesta d’autonomia, da parte del mondo culinario, rispetto alla categoria artistica. Hannibal conosce pittura, letteratura e poesia, spalmandole sullo stesso piano dell’arte culinaria. Una piccola nota con asterisco nella definizione pascaliana dell’honnete homme per cui l’uomo che sa di tutto un po’ adesso non può permettersi di ignorare i segreti della cucina.

Hannibal: serie Tv

Questi segreti sono rivleati nella serie tv dallo chef José Andréas che ha accettato il compito di mettere in scena piatti in grado di farsi protagonisti delle inquadrature al di là delle mani che li compongono, quelle di uno dei personaggi più affascinanti del crimine di fantasia. Ma i suggerimenti di Andréas non sarebbero bastati. I produttori di Hannibal si sono concessi perfino una food stylist della portata di Janice Poon, la vera “artista” della serie tv impegnata in un meticoloso e faticoso lavoro artigianale, ai limiti del possibile, per la ricerca di prodotti unici quanto rari, dal fuori stagione all’esotico sconosciuto.

Dal Kaiseki all’arrosto, tutte le ricette sono perfino state raccolte in un libro edito Titan Book e intitolato Feeding Hannibal: A Connoisseur’s Cookbook, riempito di curiosità provenienti direttamente dal set.
Professionisti o amatori casalinghi fatevi sotto. Non ci sarà bisogno di far sparire i vostri vicini o colleghi. Sarà sufficiente la classica spesa al supermercato, forse.

Luca Cardone

 

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