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Le città italiane raccontate da scrittori italiani: cibo e cultura

Incerti su quale libro leggere? Vi suggerisco un viaggio nell’Italia raccontata da 10 scrittori italiani. L’Italia è una nazione bellissima, ma ahimè piena di problemi mai risolti. Nonostante questo, siamo uno dei paesi più visitati al mondo. Chi la visita ne rimane affascinato e sente il dovere di lanciare moniti sul degrado di città come Roma, diventata ormai una città che rischia di diventare una discarica a cielo aperto. L’Italia è ricca di città-gioiello come Venezia, Firenze, Napoli, Palermo, Matera, la lista di luoghi spettacolari è interminabile… E allora silenziamo il cellulare e facciamoci suggestionare da una piccola guida: 10 città italiane raccontate da 10 scrittori italiani.

Il Belpaese è stato spesso protagonista delle più belle pagine della nostra letteratura. Famelici vi ricorda alcune opere che hanno descritto il nostro Paese. Alcuni scrittori hanno denunciato le miserie di città abbandonate dai loro stessi cittadini, altri le idilliache bellezze dei paesaggi senza dimenticare il buon cibo a dimostrazione che cibo è cultura.

Le città italiane raccontate da scrittori italiani

Il Piacere di Gabriele d’Annunzio- Roma

Una Roma decadente, vicina a Bisanzio, con il suo splendore di ori e profumi di incensi. “Era una estate di San Martino, una primavera de’ morti, grave e soave in cui Roma adagiavasi, tutta quanta d’oro come una città dell’Estremo Oriente». Andrea Sperelli assomiglia un po’ al Jep Gambardella, il protagonista de “La grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. I due personaggi sono accomunati dalla ricerca della bellezza e del piacere. Alla fine del loro lungo e tormentato peregrinare alla ricerca di una vita che si trasformi in arte rimane un’unica grande bellezza: Roma.

Viaggio nel cratere di Franco Arminio- Irpinia

Franco Arminio da Bisaccia, poeta e scrittore che si autodefinisce paesologo, racconta i paesi dell’Irpinia terremotata. Grumi di case, borghi fantasma, volti di chi non si aspetta niente: un paesaggio onirico.

Il Gattopardo, di Tomasi di Lampedusa -Palermo

I luoghi raccontati da Tomasi di Lampedusa sono soprattutto Palermo e Donnafugata, una città inventata in cui si ritrovano ambienti di Palma di Montechiaro e Santa Margherita Belice. “Qualcosa doveva cambiare perché tutto restasse come prima”: ecco in una semplice frase la descrizione della Sicilia, ma anche dell’Italia. É descritta una terra affascinante e ammaliatrice nei suoi colori, sapori e profumi, ma nello stesso tempo violentata e vittima di soprusi.

L’amica geniale di Elena Ferrante – Napoli

Nel romanzo di Elena Ferrante domina il senso claustrofobico e cupo di una Napoli popolare incapace di un reale riscatto. Richiama i romanzi di Anna Maria Ortese. Nei romanzi delle due scrittrici irrompono i quartieri degradati, la violenza di chi non conosce altra modalità di espressione. Ma Napoli è anche poesia e cultura. Napoli è il riflesso dell’Italia, umiliata, offesa e disillusa di fronte a promesse mai realizzate. Il tema dell’identità personale che si lega a quello del luogo avvicina la Ferrante e l’Ortese.

Le città italiane raccontate da scrittori italiani: napoli raccontata da Elena Ferrante

Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini -Roma

Roma per Pier Paolo Pasolini una relazione costruita su un sentimento ambivalente fatto di amore e odio. Frequentava i salotti, ma divenne il simbolo delle borgate, dove si inoltrava per cercare amori fugaci e volti per i suoi film. In “Una vita violenta”, come nei fil “Accattone” o “Mamma Roma”, il sottoproletariato dell’estrema periferia della capitale acquisisce una vita letteraria. Un realismo fatto di amore e pietas che descrive un mondo miserabile fatta di persone violente, condannati dalle leggi umane, ma dai tratti innocenti per la loro istintiva umanità.

Rimini di Vittorio Tondelli -Rimini

Rimini ovvero la cittadina della seduzione di massa, un immenso parco dei divertimenti. Luogo dei camuffamenti, delle illusioni, delle finzioni diventa simbolo perfetto del non-luogo, dove si crede di essere liberi. Tutto è solo consumo, ricerca di comprare sogni che per la loro natura non possono essere venduti. In un paese delle meraviglie ciò che affascina è l’esteriorità, per cui diventa importante apparire. Gli uomini sono comparse chiamate a recitare sul palcoscenico Rimini, esponendo la loro fisicità.

Il mestiere di vivere di Cesare Pavese -Torino

Torino? Per Cesare Pavese: «città della fantasticheria, per la sua aristocratica compiutezza composta di elementi nuovi e antichi; città della regola, per l’assenza assoluta di stonature nel materiale e nello spirituale; città della passione, per la sua benevola propizietà agli ozi; città dell’ironia, per il suo buon gusto nella vita; città esemplare, per la sua pacatezza ricca di tumulto. Città vergine in arte, come quella che ha già visto altri fare l’amore e, di suo, non ha tollerato sinora che carezze, ma è pronta ormai se trova l’uomo, a fare il passo»

Le città invisibili di Italo Calvino -la Città

É libro di “non luoghi”, un’esplorazione delle evoluzioni del paesaggio urbano. Un viaggio tra geografia, letteratura, tra realtà e immaginazione ragionata. E in Italia ci sono centinaia di città invisibili, ignorate dal turismo di massa. Sono avvolte dalla nebbia della mancanza di voce per farsi conoscere, borghi avvolti dal velo della scarsa memoria o semplicemente città da riscoprire con occhi nuovi. “D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.

Il Consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia (il cibo come cultura) -Palermo

Romanzo storico ambientato nella Palermo del ‘700, in pieno illuminismo, ovvero quando è viva la speranza di rivoluzionare l’immobilismo e il parassitismo che contraddistingue la società siciliana. La descrizione di una terra amara è fatta attraverso immagini che riportano al paesaggio agrario. Fa riferimento alla Sulla, oggi una coltura foraggera quasi dimenticata, le cui infiorescenze sono di un colore rosso vellutato; al grano della varietà Maiorchino, ideale per  le ostie; alla Tuminìa (o Tumminìa): una rara varietà di grano, a ciclo vegetativo breve; la Tuminìa ha la cariosside scura e dà origine ad un pane nero, quello che oggi è il Pane di Castelvetrano.

Nello stesso libro si parla di altre due specialità: il biancomangiare, un budino al latte di mandorle, e i biscotti al sesamo.

La ricetta originaria del biancomangiare contempla  mandorle sbucciate e tritate  finemente coperte da una stoffa di lino e immerse per circa due ore in acqua fredda (1 litro d’acqua per 300 grammi di mandorle). L’involto si preme per fare fuoriuscire lentamente la parte oleosa delle mandorle. Nel liquido ottenuto si fa sciogliere lo zucchero e l’amido, per poi aggiungere cannella e scorza di limone. Si fa bollire lentamente, fino ad ottenimento di una crema densa. Poi si versa tutto in uno stampo e si lascia raffreddare.

E i biscotti al sesamo? Ecco la ricetta.

Ingredienti

  • 1ooo g Farina di grano duro
  • Zucchero 300 g
  • Strutto 200 g
  • Uova 4
  • Ammoniaca 10 g
  • 1 bustina di lievito
  • 1 bustina di vaniglia
  • Latte
  • Semi di sesamo

Procedimento
Mescolare la farina con lo zucchero, il lievito e la vaniglia. Sbattere le uova e unirle allo strutto sciolto. Separatamente, in un tegame sul fuoco basso mettere poco latte con l’ammoniaca e farla sciogliere evitando la formazione di grumi. Aggiungere il composto ottenuto all’impasto. Impastate di nuovo, unendo il latte necessario in modo da avere una pasta morbida.

Dare ai pezzetti di pasta la forma di bastoncino, quindi tagliare in modo da ottenere dei biscotti della grandezza di un dito. Appiattite i biscotti. Passateli nei semi di sesamo.Metterli in una teglia e far cuocere al forno, a 180°C per circa 15 minuti.

 Il filo dell’orizzonte di Antonio Tabucchi -Genova

Chi meglio di Antonio Tabucchi ha descritto Genova? «Ci sono giorni in cui la bellezza gelosa di questa città sembra svelarsi: nelle giornate terse, per esempio, di vento, quando una brezza che precede il libeccio spazza le strade schioccando come una vela tesa. Allora le case e i campanili acquistano un nitore troppo reale, dai contorni troppo netti, come una fotografia contrastata, la luce e l’ombra si scontrano con prepotenza, senza coniugarsi, disegnando scacchiere nere e bianche di chiazze d’ombra e di barbagli, di vicoli e di piazzette». Ecco la Genova degli incontri, di quelle fessure dove si nascondono le parole. Genova è la città dove il tempo sfugge, dove il passato cerca una ragione nel presente senza trovarlo, pur sapendo che è responsabile del futuro. Il silenzio è il vento che pochi sanno ascoltare. Per dare un senso bisogna cercare nell’inespresso, in ciò che non ha trovato la forza di esprimersi, negli spazi bianchi di ciò che si è scritto o in ciò che il cuore non ha saputo esprimere. Contano più le cadute che le vittorie!

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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