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Tutti mangiamo, ma Picasso amava famelicamente cibo e cultura

Il pittore spagnolo amava famelicamente cibo e cultura. Lo dimostrano i suoi quadri

Per ogni uomo c’è una relazione con il cibo. Per Picasso ce ne sono parecchie. Destinate tutte a non accontentarlo mai: Picasso è insaziabile, famelicamente alla ricerca del cibo. Di certo hanno influenzato la sua pittura. Dopotutto per un artista l’atto di mangiare e digerire è già una metafora. E Picasso amava famelicamente cibo e cultura.

L’arte del cibo: Picasso amava famelicamente cibo e cultura

 

Come la sua pittura, Picasso non ama l’eccessivamente raffinato, cerca la semplicità. Forse voleva abbattere ogni distanza tra sé e il cibo. Amava i ristoranti e quando non aveva soldi, pagava con schizzi. La sua prima mostra la organizzò presso il ristorante El quatre Gats a Barcellona. Furono almeno 8 i cibi che lo affascinarono. Ve li raccontiamo per dimostrarvi quanto Picasso amava famelicamente cibo e cultura.

Picasso amava famelicamente cibo e cultura

La sogliola alla mugnaia, ovvero del pesce non si butta via niente

Con la compagna Jacqueline, il bassotto Lump e il grande fotografo americano David Douglas Duncan Picasso sta mangiando una sogliola alla mugnaia. Che cosa rimane di un pesce? La lisca. Non per il pittore spagnolo, che da lì a poco creerà un capolavoro in ceramica. Anche ciò che non mangiamo può rivelarsi una straordinaria fonte di ispirazione. D’altra parte in cucina il bravo cuoco non butta via niente!

Picasso amava famelicamente cibo e cultura la lisca della sogliola alla mugnaia

Due uova al tegame e una salsiccia, ovvero l’amore per la vita contadina

Picasso con l’argilla dà vita a due uova al tegame e una salsiccia. Successivamente le appoggia a trompe-l’oeil su un piatto dipinto e non contento del risultato aggiunge anche una finta forchetta. Ovviamente l’uovo è cubista, alla ricerca di quell’assoluto che sfugge al pittore, a differenza di come lo dipinge il più grande estimatore di uova della pittura del 900, Salvador Dalì che preferisce una rappresentazione surreale. Per Picasso:“Quando uno inizia un ritratto e cerca per successive eliminazioni di trovare la forma pura… si finisce inevitabilmente con un uovo”.

La salsiccia catalana esprime l’amore per i contadini spagnoli, per quella famelica voglia di non perdere i contatti con la realtà politica e sociale del suo paese. La salsiccia fu rappresentata anche in compagnia di carciofi.

Pesce e frutti di mare, ovvero colori e briciole di parole

Colori, briciole di parole, pesci che guizzano sulle tele. Ecco gli ingredienti di alcune tele del maestro spagnolo, ma anche di un poema, o meglio un’invettiva, contro il dittatore Franco, Sueño y mentira de Franco, dove il sorbetto di merluzzo fritto incontra una zuppa di unghie.

I pesci sono protagonisti di diverse nature morte, la cui aspirazione è sempre quella di rappresentare l’oggetto nella sua totalità.

Picasso amava famelicamente cibo e cultura

Pane, ovvero la ricerca delle forme originarie

Anche il pane, come i pesci o la frutta, sono spesso raffigurati nei quadri di Picasso. Qui il pittore andaluso fa suo un principio di Cézanne: “trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono”. Significa non rappresentare la natura ma scomporla, scarnificarla per cercarne le forme originarie.

Butifarra con i fagioli, ovvero l’uomo che amò le donne senza sapere che cosa fosse l’amore

“A Olga piacciono il tè, le torte e il caviale. E a me la butifarra con i fagioli”. In una battuta di sapore gastronomico si nasconde il Picasso più intimo. Il pittore amò numerose donne, ma nessuna fu la sua donna. La donna di cui si invaghì veramente fu quella che esisteva solo nei suoi sogni.

Le torte, ovvero la metamorfosi

picasso e il cibo

“La maggior parte dei pittori fabbrica uno stampo per le torte, e poi fa le torte. Sempre le stesse torte. Sono molto contenti. Un pittore non deve mai fare quello che la gente si aspetta da lui. Il peggior nemico di un pittore è lo stile”. A proposito Picasso dipinse in una natura morta una charlotte di cioccolato. L’avrà anche cucinata?

Vino, ovvero sommelier per caso?

Picasso amava famelicamente cibo e cultura: vinoChe cosa fa un sommelier? Decostruisce attraverso i sensi il vino. Che cosa fa Picasso attraverso il cubismo? Ad esempio, in “Bicchiere, bouquet, chitarra e bottiglia”, scompone gli oggetti e ci racconta i profumi, l’armonia, la materia e la bellezza. Sia il sommelier che il pittore ricercano la ricerca dell’essenza. Picasso dichiarò:” Sono come un bevitore che ha bisogno di vino“. Come nel vino, il pittore andaluso cercava forti emozioni e sentimenti profondi. Con quale modalità? Attraverso la conoscenza, l’impressione soggettiva, l’aspirazione e l’autonomia dell’espressione.

Tapas, ovvero la giovinezza

Il giovane Picasso, ancora studente, si trovava con gli amici al ristorante El quatre Gats (i quattro gatti) a Barcellona. Il piatto preferito, forse anche perché il meno caro? Le tapas. Qui Picasso disegnò la prima pagina del menu, oltre che organizzare la sua prima mostra.

Piatti, ovvero l’arte di baciare

A Picasso piaceva la ceramica, ne sperimenta le potenzialità artistiche, producendo anche piatti. La sua passione si trasferisce anche sulla tela. Un esempio? Il dipinto Il Bacio (visibile a Milano a Palazzo Reale, mostra Metamorfosi). Un bacio enigmatico, che richiama il labirinto. Bacio o abbraccio?

Picasso amava famelicamente cibo e cultura

Come l’amore per il cibo ha influenzato Picasso e come ha ingolosito Famelici

Vi ho ingolosito? Spero di sì, perché anch’io, come voi, sono affamata di cibo e cultura. Una fame senza fine! L’insanità di una passione è molto più interessante dell’apatia. E allora abbuffiamoci con criterio, ma abbuffiamoci. E ricordiamoci Picasso amava famelicamente cibo e cultura!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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