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Jane Austen tra sentimento, cibo e cultura

Jane Austen è un’ottima lente per leggere i caratteri dei personaggi attraverso il loro rapporto con il cibo. Del resto cibo è cultura!

Il 2020? Un’estenuante partita a scacchi o un incubo ad occhi aperti. Noi per superarlo indenni abbiamo scelto di rileggere i classici della letteratura mondiale alla ricerca di spunti foodcultural. E così siamo incappati nei romanzi di Jane Austen, lettura imprescindibile per gustare una lettura in modo famelico. Che dire? Jane Austen ha capito tutto.

Si possono utilizzare cibo e bevande per descrivere personaggi? Ebbene sì e Jane Austen ne è la prova. Nei suoi romanzi gusti, sapori, profumi e arte del ricevere sono gli ingredienti per descrivere molti dei suoi personaggi. Il cibo non è mai innocente nei romanzi della Austen, è il mezzo usato per scavare negli atteggiamenti dei protagonisti dei suoi romanzi nei confronti della vita. Così in “Ragione e sentimento” (Sense and Sensibility) scopriamo che Mr e Mrs John Dashwood sono avidi grazie al loro rapporto con il cibo. O in “Emma” l’innocente raccolta delle fragole ci descrive il carattere di Mrs Elton, una donna che dimostra tutta la sua capacità di rendersi detestabile per la sua arroganza e il suo astio nei confronti degli altri.

Jane Austen sentimento cibo e cultura: leggere la scrittrice attraverso il cibo

Ecco alcuni spunti foodcultural

  • Cibo e bevande non sono solo ottimi strumenti per scoprire i caratteri delle persone, ma anche le loro paure, fobie, aspettative e desideri. Il cibo diventa soprattutto un segnale che rende evidenti grandi malesseri. Così in “Ragione e sentimento” Marianne Dashwood quasi muore di fame mentre in “Mansfield Park” Fanny Price perde l’appetito o in “Emma” la povera Jane Fairfax lotta con una forma di anoressia nervosa.
  • È interessante notare che i personaggi che rifiutano il cibo sono tutti femminili mentre i personaggi che mostrano interesse per il cibo sono esclusivamente maschili. Sembra che per denunciare le regole di un mondo patriarcale alle donne non rimanga che rifiutare il cibo!
  • Il ritmo delle giornate è segnato da pranzi, merende, cene, che sono la grande occasione d’incontro dei personaggi dei romanzi della Austen. Il è poi  il momento perfetto per conversare in modo più intimo. Che dire? Il cibo è socialità.
  • In più di un’occasione il cibo è descritto come un rifugio dove i personaggi placano le loro ansie. Il tè, in particolare, è considerato un comfort food, un’occasione per confidarsi.
  • Il cibo indica l’appartenenza ad una classe sociale. Le abitudini alimentari e di consumo denunciano a quale posizione sociale si appartiene. La presenza della selvaggina a tavola o la mancanza di tè evocano ricchezza o povertà.
  • Regalare del cibo, come si evince in Emma, è un gesto d’amore, aiuta a creare solidarietà in un villaggio, in un quartiere. Il cibo, soprattutto in Emma, si trasforma in metafora d’amore, che dimostra che una comunità è sana quando le persone si aiutano a vicenda.
  • Il cibo rimanda anche al patriottismo, soprattutto nella scelta delle bevande. La scelta di un vino o di un liquore diventa uno strumento per messaggi nazionalistici.
  • Nei libri della letteratura inglese troviamo molti riferimenti al cibo per descrivere differenze sociali o malesseri. Se in Jane Eyre il pessimo sapore del pasticcio di carne mangiato in collegio dalla piccola protagonista del romanzo della Bronte è impresso indelebilmente nella memoria della protagonista che lo ricorda con immutato disgusto, nella letteratura contemporanea inglese Il Diario di Bridget Jones, scritto nel 1995 da Helen Fielding, parla dell’anti-eroina schiava del cibo spazzatura e delle diete.

La vita ottocentesca descritta da Ragione e Sentimento o Emma ci appare descritta attraverso la scelta dei piatti portati in tavola o il rapporto con il cibo. Del resto che cosa è cambiato oggi rispetto ad ieri? Se è vero che possiamo accedere allo stesso cibo, è falso che tutti possano permettersi la qualità. Allo stesso modo il carattere delle persone lo intuiamo osservandole a tavola.

 Cibo e morale…dimmi che cosa rappresenta per te il cibo e ti dirò chi sei

  • Le qualità morali dei personaggi nei romanzi della Austen sono descritti spesso attraverso la scelta del cibo e delle bevande, lo stile delle tavole e l’ospitalità data. Così l’integrità del signor Knightley, ad esempio, appare in ciò che predilige mangiare e bere. Alla festa di Donwell riceve i suoi ospiti all’interno della casa come vuole la tradizione e offre loro carne fredda e birra di abete rosso fatta in casa. In Ragione e sentimento la bontà della signora Jennings si manifesta attraverso offerte di cibi e bevande e attraverso la calda ospitalità che offre alle sorelle Dashwood. Al contrario, a Mansfield Park, la fredda ospitalità concessa a Fanny a Portsmouth denota l’indifferenza della signora Price nei confronti della figlia.
  • Cibo e bevande servono anche a valutare i valori morali. Una prova della superficialità del signor Elton è offerta nel capitolo 10 di Emma, quando viene descritto scrupolosamente il menu della cena mangiata al Coles’. Appare evidente il valore che egli dà all’ambizione sociale e al lusso. Il dottor Grant , invece, fa coincidere la moralità con la golosità.

Il rito del té: quando nasce e perché

In molte scrittrici e scrittori inglesi il rito del té è un momento centrale per dipingere caratteri e situazioni. Un rito nato nel 1662 ai tempi di Cromwell, che importò il tè in Inghilterra. Berlo divenne ben presto una moda a tal punto da renderlo bevanda nazionale. A lanciare il rito del té alle cinque fu Anne Mary Stanhope, duchessa di Bedford, nel 1840, in epoca vittoriana. Per rendere più sostanziosa la cena, che all’epoca era servita in orari diversi dai nostri, chiese al cuoco di preparare dei dolci da accompagnare al tè.

La curiosità: i cambiamenti sociali e gli orari della cena

La cena era tradizionalmente un pasto di mezzogiorno, concepito per rompere un intenso giorno lavorativo. Durante il XVIII secolo le persone più ricche spostano la cena più tardi utilizzando candele e lampade per illuminare le sale da pranzo. Al termine della cena, le signore lasciavano la tavola e andavano in salotto, mentre gli uomini vi si attardavano, fumando e bevendo. Quando questi, a loro volta, raggiungevano il salotto veniva servito il tè per tutti. La serata trascorreva leggendo un libro, spesso a voce alta, giocando a carte, disegnando, facendo musica e ballando. Il dopo cena avveniva solo in caso di ospiti perché altrimenti, finito il pasto, la famiglia si spostava tutta nel salotto per il tè.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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