Abbiamo incontrato Adriano Facchini: oltre ad essere il founder di “Civiltà della Qualità”, è stato amministratore delegato di numerose aziende e direttore del Consorzio Agrario Ferrara. Ci parla di territori.
I prodotti tipici come simboli locali di storia, tradizioni e costumi
“Quando parliamo di territorio intendiamo l’area non occupata dalle città, che oggi contano a livello mondiale oltre il 50% della popolazione. Attualmente il concetto di territorio si è allargato e non intendiamo solo l’ambiente fisico, ma anche tutte le sue risorse tangibili ed intangibili che lo popolano come la storia, i personaggi, ma soprattutto il cibo. Quindi le sue risorse, i suoi prodotti tipici, letti non tanto dal punto di vista nutrizionale e calorico, ma come simboli locali di storia, tradizioni e costumi. Cibo più territorio è sinonimo così di attrazione turistica. Non scordiamoci le cifre da record che presentiamo al mondo: abbiamo 569 prodotti Dop, 230 IGP e 2 Stg. Tanto per avere un termine di paragone, l’Italia ha 801 prodotti certificati, la Francia ne ha 658, la Spagna 318, la Grecia 250 ed il Portogallo 173. Secondo i dati Istat i settori con il maggior numero di riconoscimenti sono quello degli ortofrutticoli e dei cereali con 103 prodotti, mentre le regioni con più Dop e Igp sono l’Emilia-Romagna e il Veneto.
Oggi non si parla più di turismo, ma di “nuovi turismi”
Il turismo tradizionale, che ha avuto il suo massimo splendore durante il boom economico, da alcuni anni viene abbandonato per lasciare spazio ai cosiddetti “Nuovi turismi”. Fra questi uno dei più forti è quello enogastronomico e quello agroenogastronomico, che dà più spazio ai bisogni soggettivi del singolo individuo alla ricerca di uno stile di vita nuovo, più autentico. L’atto del mangiare negli anni ’60 e ’70 aveva perso quasi totalmente alcuni dei suoi valori principali come la socialità e la conservazione della tradizione. Tutto questo si sta cercando, almeno in parte, di recuperare attraverso la riscoperta di eventi come le sagre e le feste paesane dei piccoli centri”. Il cibo ha necessità di essere rispettato e conosciuto sino alle sue radici più profonde e comunicato con altrettanta serietà ed efficacia attraverso i suoi molteplici aspetti: sociale, salutistico e ambientale. Non dimentichiamoci che il medium è il messaggio e così le “conversazioni” riguardanti il cibo, sia off che on line, sia nelle sagre sia nei social network, sono anche esse manifestazioni coerenti di comunità in rete.
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