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Filippo Callipo, io resto in Calabria in nome dell’etica del fare

Filippo Callipo è la dimostrazione che si può fare crescere un’azienda moderna senza collusioni con il malaffare in una terra meravigliosa con atavici problemi di controllo del territorio. Sì, lo hai capito, stiamo parlando della Calabria.

Giacinto Callipo Conserve Alimentari Spa è all’avanguardia soprattutto per la scelta di investire nel sociale e nel welfare in nome della consapevolezza del valore del capitale umano. Qualche esempio? I lavoratori dell’azienda, in maggioranza donne, possono disporre di una convenzione con uno specialista in radio-diagnostica e senologia per poter sostenere, con costi a carico dell’azienda, una visita senologica ed esami ecografici e mammografici.

L’azienda  è poi  impegnata in diversi programmi di responsabilità sociale, da Telethon al Centro di recupero tartarughe marine di Brancaleone. Un’iniziativa che mi piace segnalare? Per dare speranza a chi ha commesso reati e cerca il reinserimento nella società è stato avviato il progetto con la Casa Circondariale di Vibo Valenzia. Sette detenuti sono assunti per la realizzazione deli doni natalizi in modo che formazione, carcere e mondo del lavoro collaborino per il riscatto sociale. Filippo Callipo ama ripetere: “investiamo sulle persone e sul territorio, non prendiamo solamente”.

Filippo Callipo, io resto in Calabria. Oggi candidato alle Regionali calabresi

Filippo Callipo, è l’uomo che ha portato avanti il sogno del visionario bisnonno Giacinto, colui che ha creduto nella possibilità di produrre tonno di qualità. Filippo è, infatti, la quarta generazione della famiglia che ha fondato l’azienda nel 1913 a Pizzo Calabro e che ha saputo fare crescere una delle aziende del Sud Italia più longeve. Un incrocio di mani e di reti che hanno salvato una tradizione del nostro meridione. Una storia di uomini che affrontavano il mare e di donne che lavoravano le reti del “maiale del mare“.

La Callipo è un gioiello Made in Italy, una delle poche aziende a fare ancora la lavorazione del pesce, in tutte le sue fasi, in Italia nel proprio stabilimento di Maierato. Il business principale dell’azienda è quello delle conserve ittiche, in particolare del tonno conservato sott’olio e ora anche all’acqua di mare.

Il nuovo prodotto lanciato sul mercato sono i filetti di tonno al naturale in acqua di mare Acquamaris, un’acqua prelevata in profondità dal Mare Ionio. Un prodotto sano, sapido naturalmente, fonte di iodio e di magnesio.

Recuperata l’antica tradizione di cucinare con l’acqua di mare, si è confermata ancora una volta la volontà di produrre un prodotto rispettoso della storia, oltre che dell’eccellenza. Come ricorda Giacinto Callipo, con il fratello Filippo Maria, la quinta generazione dell’azienda: ” il nostro è un prodotto confezionato a mano in vaso di vetro, la cui trasparenza conferma la qualità“.

La tradizione è soprattutto rispettata nella monda, il lavoro portato avanti dalle donne, che con occhio attento tagliano e sezionano i tagli di tonno. Lo stesso timbro della confezione è manuale: l’iniziale di chi ha concluso il lavoro ci dice chi ha portato a termine con orgoglio un lavoro ancora artigianale.

Se cercate un’opzione gustosa, rispettosa dell’economia etica e della salute, il tonno proposto dall’azienda calabrese è la scelta giusta.

Ricordiamo, anche se non ce ne è bisogno, che il tonno si presta ad innumerevoli ricette adatte per antipasti, pranzi, cene e aperitivi.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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