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Week end invernale: Vicenza, la città del Palladio

Vicenza, la città del Palladio, è una città da visitare in nome di cibo e cultura. Noi vi raccontiamo il grande artista, rivelandovi alcuni segreti che sfiorano il gossip!

Vicenza, la città del Palladio, è anche la città del buon cibo e dell’ottimo vino. Di certo chi arriva in questa città del Veneto, non può fare a meno di chiedersi chi fosse Andrea Della Gondola, più noto come Palladio.

10 brevi notizie (degne del peggior gossip!) per capire chi fosse un artista che si presenta con più facce

  • Dove è nato? Si sono spesso rincorse più voci sul luogo di nascita. Sembra appurato che abbia visto la luce a Padova. Lo confermerebbe un documento vergato dallo stesso architetto. Si tratta della raccolta di diverse testimonianze di vicini di casa trascritte per poter accedere ad una riduzione della tassa d’iscrizione per l’università di uno dei figli.
  • Chi era il padre? Palladio era di umili origini. Il padre era un mugnaio, ma un uomo a cui venne riconosciuta un certo fiuto per gli affari. Diversificava le sue attività comprando diverse licenze di vendita in base alle mode del momento. Intuì, ad esempio, l’imminente boom edilizio di Vicenza. L’intuizione lo spinse a mandare il figlio a lavorare, ancora giovanissimo, come scalpellino e lapicida nella bottega di Pedemuro.
  •  La fortuna di Palladio? Essere notato per la sua bravura dal letterato umanista Giangiorgio Trissino, che lo prese sotto la sua ala protettiva. Ciò gli permise di acquisire una buona cultura umanistica, di conoscere il latino e di visitare Roma.
  • Con chi si sposò? Con una donna umile: Allegradonna, figlia di un falegname. Sappiamo poco di lei, anche se diverse fonti la descrivono spesso nell’atto di sollecitare anticipi per fare quadrare il bilancio famigliare.
  • Quanti figli ebbe? Ben 5! Il primogenito fu riconosciuto colpevole di un omicidio per futili motivi e assolto perché gli venne riconosciuta la legittima difesa.
  • Era ricco Palladio? Di nascita no. La svolta avviene quando compie 40 anni, ma non si arricchì mai veramente.
  • Ebbe una casa? Mai. visse sempre in affitto e in case diverse.
  • Che carattere aveva Palladio? Sembra che fosse un buon conversatore, che amasse scherzare, un uomo simpatico.
  • E il rapporto con il meno conosciuto Vincenzo Scamozzi? Ingrato destino quello dello Scamozzi, oscurato dalla fama di Palladio. eppure completò alcune opere palladiane come il Teatro Olimpico e la Rotonda di Vicenza.
  • Perchè la sua morte è avvolta nel mistero? Sappiamo che morì nell’agosto del 1580. Ma dove è morto? E dove fu sepolto? In Santa Corona? Quando il 5 marzo 1831 si sollevò la lastra, per cercare il corpo di Palladio e traslarlo nel cimitero monumentale cittadino, si trovarono ben diciotto crani umani. L’individuazione di quello palladiano fu unanime perché come scrisse il patologo Grabner Maraschini :”uno per grandezza, per la pronunciata forma ovale dall’innanzi all’indietro, con la regione frontale spaziosa e depressa, per la consistenza e grossezza delle sue ossa, attirò l’ammirazione, e quantunque sia impossibile il dimostrarlo, a quasi tutti però alla vista di quel teschio sfuggì dal labbro: questa è la testa del Palladio“. Siamo certi?

Week end invernale: Vicenza, la città del Palladio, amata da Goethe

Vicenza si può visitare anche in inverno, quando si possono vedere diverse mostre d’arte e godere di scorci notturni da fotografare per arricchire il vostro profilo Instragram! Se non vi fate spaventare dal freddo e sperate in una spruzzata di neve, se confidante nel potere riscaldante di un bicchierino di grappa, mi ringrazierete di avervi consigliato una città che non ha nulla da invidiare alla più famose città venete.

É la città amata da  Wolfgang Goethe, che così scriveva nel suo libro “Viaggio in Italia”, di passaggio a Vicenza nel settembre del 1786: “…Sono giunto da poche ore, ma ho già fatto una scorsa in città, e ho visto il Teatro Olimpico e gli edifici del Palladio……soltanto avendo innanzi agli occhi questi monumenti, se ne può comprendere il grande valore...”.

Cosa vedere: Il Teatro Olimpico. Che prospettiva!

Pronti a entrare nel Teatro Olimpico e a farvi avvolgere dalla magnificenza dell’epoca palladiana? É il primo teatro coperto della storia, un capolavoro architettonico che Andrea Palladio non vide completamente realizzato (fu terminato da Vincenzo Scamozzi) e che Napoleone voleva “trasferire” a Parigi. L’insano progetto napoleonico non fu portato a termine per la fragilità delle numerose statue. L’Imperatore francese volle sincerarsi di persona di non essere tratto in inganno: con una sciabolata distrusse il piede di una di esse. Il “regale” gesto è ancora visibile!

Il teatro Olimpico è il trionfo della prospettiva studiata e realizzata da Vincenzo Scamozzi. É ottenuta grazie a una costruzione geometrica che, imponendo studiate deformazioni agli elementi plastici della scena, permette di simulare illusoriamente profondità maggiori rispetto a quelle veramente disponibili lungo il piano del palco. Qui ne sono state costruite ben 7 per rappresentare la Tebe dell’Edipo re. Pura illusione, visto che gli attori non le percorrevano.

Turismo 4.0 e culturale. Cibo e cultura

Per visitare il Teatro Olimpico si può acquistare il biglietto per la sola visita al capolavoro palladiano oppure acquistare la Museum Card, un biglietto cumulativo che permette di scoprire altri palazzi, chiese e musei della città. Prenotazioni e prepagamento di biglietti individuali sono possibili scrivendo alla mail: booking@comune.vicenza.it indicando giorno della visita, numero persone e tipologia biglietto.

Vicenza, la città del Palladio

Se il freddo, vi fa rimpiangere il caldo, un posto dove rifugiarsi sono le numerose mostre organizzate in città, anche se vi consiglio di avvolgervi in una bella sciarpa calda e perdervi per le strade di Vicenza. Così potrete arrivare a Piazza San Lorenzo e imbattervi nel Tempio di San Lorenzo, costruito a partire dal 1280. In stile gotico, è un esempio di architettura veneta in grado di fondere elementi cistercensi e romani. Presenta un  portale del XIV secolo progettato dall’architetto Andriolo De Santi. All’interno opere del 300, tra cui tra cui la Decollazione di san Paolo attribuita a Bartolomeo Montagna e l’importante Altare dei Pojana.

Non ci si può non attardare in Piazza dei Signori, dove si ergono due colonne, quella del leone di San Marco e quella con il Cristo Redentore. La prima è stata eretta per la sottomissione della città alla Repubblica di Venezia nel 1473, mentre la seconda è stata realizzata in onore della città nel 1647. Da qui si possono ammirare la Basilica di Palladio – l’antico Palazzo della Ragione-, la Torre Bissara, il Palazzo del Monte di Pietà e la Chiesa di San Vincenzo.

Una curiosità? Perchè il Palladio chiamò Basilica un luogo che non era dedicato al culto? Volle richiamare l’antico significato del termine basilica che per gli antichi Romani era il luogo dove si gestivano gli affari e la politica. La basilica del Palladio – oggi Patrimonio Unesco -fu costruita a partire dal 1546: al piano terra si trovano negozi d’oreficeria; una  scala di marmo porta alla loggia superiore, dalla quale si ha accesso al salone principale e alla terrazza, che presenta una copertura in rame a catena rovesciata.

Ma i punti di interesse culturale sono veramente tanti, a voi il piacere di scoprirli!

vicenza. città del Palladio. Vista dai tetti per un aperitivo indimenticabile

Perché Vicenza si chiama così

Il nome antico della città veneta era Vicetia, con le due varianti Vicentia e Vincentia. É evidente il richiamo a vincens, vincente.

Obbligatorio godersi lo spritz ma prima di ordinarlo…conosci la sua storia?

Vicenza, la città del Palladio, dove bere lo Spritz

Naturalmente chi ordina un aperitivo a Vicenza, non può fare a meno di pensare allo Spritz, nato a Venezia nell’ 800 per soddisfare i gusti dei soldati asburgici, che preferivano allungare i vini veneti, troppo forti per il loro palato. In lingua tedesca spritzen significa spruzzare, schizzare. La ricetta è semplice: vino bianco secco allungato con una spruzzata di selz o soda. La ricetta nel tempo si è poi evoluta, si è passati dal vino bianco secco al Prosecco, con l’aggiunta di un tocco di liquori quali Campari o Aperol, tanto ghiaccio e una fetta di arancio o zeste di limone. Come servirlo? Con patatine, olive, spiedini di salmone marinato, sushi, baccalà mantecato, grana, bocconcini di ricotta, formaggi freschi, o frutta secca. Una curiosità? A Milano, nei trani, lo si preparava con Pinot nero frizzante dell’Oltrepò.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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