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Piccoli borghi in controtendenza: musei a cielo aperto

C’è un’ Italia che non conosce le luci della ribalta, di cui si parla poco e che rischia di sparire. É quella di tanti piccoli borghi sparsi in tutta Italia, un’Italia in via di estinzione per colpa dello spopolamento, un’emorragia che va fermata finchè sia troppo tardi. Evitiamo, almeno per una volta, le lacrime da coccodrillo!

Secondo l’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, dal 1971 al 2015, molti comuni hanno perso oltre la metà dei loro abitanti. Un esempio? Roio del Sangro, in provincia di Chieti, ha perduto l’80% dei residenti.

Più i giovani fuggono verso le grandi città, più i comuni disinvestono. Ma, per fortuna, ci sono comuni in controtendenza. Il premier Giuseppe Conte ha dichiarato: “I piccoli comuni sono depositari di storia e cultura. Vi abitano oltre 10 milioni di italiani, di cui 1 milione di ragazzi under 15 anni. Come governo dobbiamo fare di più sul fronte infrastrutture e colmare il gap tecnologico“.

Spesso piccoli gioielli raccolti intorno castelli medievali o nascosti da una rigogliosa vegetazione hanno rischiato di morire, ma grazie a politiche intelligenti di alcuni sindaci e amministrazioni comunali sono stati ristrutturati e lanciati come centri turistici internazionali. La regione Molise, ad esempio, è scesa in campo offrendo 700 euro al mese a chi si stabilisce in centri a rischio di spopolamento.

L’idea di ridare vita a piccoli centri dell’entroterra, spesso difficili da raggiungere, nasce dalla consapevolezza che lo sviluppo di un turismo più consapevole possa essere sfruttato per valorizzare territori in nome della conservazione della loro identità.

Nei nostri viaggi famelici abbiamo scoperto alcune realtà virtuose. Ve ne raccontiamo quattro, voi mettetele in agenda.

Piccoli borghi in controtendenza: musei a cielo aperto

Sardegna: Orgosolo e i murales

Piccoli borghi in controtendenza musei a cielo aperto: orgosolo

Ora è entrata nella strategia di molte località, ma ad Orgosolo il primo murales risale al 1969! Famoso per essere terra della storica anonima sarda e per la sua tradizione pastorale, Orgosolo ha anticipato tutti, battendo sul tempo quei Comuni che faranno dei murales, in seguito, una vera attrazione turistica.

E la storia di quel primo murales merita di essere raccontata. Gli autori concettuali sono i giovani anarchici appartenenti al gruppo Dioniso che vollero sottolineare l’indifferenza e il distacco della classe dirigente del paese nei confronti dell’isola. Venne scelta una casa lungo l’attuale Corso Repubblica, una casa che disponeva di un muro sufficientemente ampio per accogliere una cartina dell’Italia dove al posto della Sardegna veniva disegnato un grosso vistoso punto interrogativo. A fianco veniva riprodotta una donna in rappresentanza dell’Italia, con un cappello a stelle e strisce ed una bilancia che pendeva da una parte. Per quale ragione quel dipinto? É presto detto.

Qualche mese prima, esattamente il 27 maggio del 1969, sui quei muri di Orgosolo erano stati affissi ai muri volantini che invitavano i pastori ad abbandonare i pascoli in località Pratobello, perché veniva allestito su quel terreno un poligono di tiro e di addestramento per l’esercito. In brevissimo si sviluppò una protesta popolare, con l’occupazione pacifica della zona che portò il governo a fare un passo indietro, lasciando quel terreno ad uso dei pastori.

Questo rimase l’unico murales fino al 1975, anno in cui un professore della scuola media di Orgosolo, Francesco Del Casino, propose all’amministrazione comunale di commemorare i trent’anni dalla Resistenza con murales tematici che riprendevano i disegni dei suoi alunni.

Da quel momento Orgosolo rappresenta la patria del muralismo italiano con le sue opere che riprendono la vita sociale e politica italiana e non solo, in una pittura capace di rappresentare gli umori e le speranze, le contrarietà e le preoccupazioni di una popolazione, rendendo la visita al paese come un racconto della storia e degli eventi che hanno caratterizzato il nostro paese e il mondo intero.

Il professor Del Casino ha continuato, negli anni, in questa attività, coinvolgendo i suoi allievi in quest’opera artistica che ha portato, non solo a colorare ed abbellire il paese, ma anche a renderlo noto nel mondo come “museo all’aperto” inserendolo come tappa immancabile nella visita alla Sardegna più tipica e rurale. Nello stesso momento diventava un modo alternativo e divertente per fare scuola, discutendo ed affrontando il tema della cultura dell’arte pittorica, tra autori ed epoche, stili e movimenti, con opere che sono ancora oggi forte attrazione turistica, espressioni del cubismo e dell’impressionismo, del realismo e del naif, di stili che parlano anche di altre terre, come quella messicana degli anni ’20.

Ha proprio origine ai primi del ‘900 in Messico, questa tradizione e tra i suoi ideatori vi sono Diego Rivera, marito di Frida Khalo, Josè Clemente Orozco ed Alfaro David Siqueiros. I temi riguardavano la giustizia, la libertà, le conquiste sociali ed altre, portati a contatto con il popolo che li potevano ammirare lungo le strade, favorendo la discussione, aumentandone la forza comunicativa. in luoghi pubblici.

Anche ad Orgosolo le opere parlano di temi sociali, dai moti di protesta alla condanna della guerra, dalla lotta all’inquinamento agli attacchi terroristici, dall’oppressione del potere alle figure che hanno fatto la storia, dalle scene di vita quotidiana all’emigrazione…

Quello che appare nel corso della visita ad Orgosolo è quanto queste opere siano capaci di parlare un linguaggio espressivo chiaro ed efficace. Murales che sono più che opere artistiche, bensì strumenti che con le loro immagini e i loro colori sanno attirare gli occhi del visitatore, parlargli dritti al cuore e sollecitare riflessioni su questioni etiche, su logiche che governano il mondo e i popoli.

Per la realizzazione di queste opere vengono utilizzate vernici facilmente deteriorabili, per una scelta chiara e consapevole che vuole specificare quanto ogni cosa sia soggetta al cambiamento, sia tutto così mutevole. Anche le opere, quindi, devono vivere un tempo.

Anche per questo la visita ad Orgosolo è sempre diversa, agli occhi le immagini parlano di contemporaneità, tutte collegate tra loro dal filo della storia. Per emozioni sempre nuove, sensazioni forti, che si imprimono nella mente e lì rimangono. Orgosolo non è una visita qualunque, perché Orgosolo non è un luogo qualunque

Abruzzo: Casoli di Atri e la pittura murale

Piccoli borghi in controtendenza musei a cielo aperto: casoli di atri

Un vero museo sotto le stelle! Nell’entroterra del teramano, vicino ad Atri, in un territorio segnato dai lunari calanchi, da circa un ventennio, Casoli di Atri è diventata un punto di riferimento di diversi artisti internazionale e di numerosi turisti.

Le pareti delle case del piccolo borgo dall’estate del 1996 hanno iniziato a ospitare i lavori di artisti di fama nazionale. Una storia importante che fino al 2001 ha coinvolto ogni anno dieci artisti per realizzare, in una settimana, opere d’arte su pannelli fissati ai muri delle abitazioni del centro storico. Oggi il “Museo all’aperto” ospita più di 50 opere d’arte sulle pareti delle abitazioni. Dal 2003 l’iniziativa si è trasformata nel Premio Biennale Nazionale di Pittura Murale “Casoli Pinta”.

Immagini che sorprendono, che catturano la nostra attenzione e rapiscono la nostra fantasia. Come è capace di fare solo l’arte, i dipinti nutrono i nostri sogni e i nostri sentimenti. Ma qui la cultura ha fatto altro: ha riqualificato la cittadina e ha portato in un piccolo borgo gli amanti dell’arte. A sostegno della nostra convinzione che l’arte genera entusiasmo e porta vita.

Trentino Alto Adige: Arte Sella e la Land Art

Vicino a Levico Terme,  Arte Sella è un esempio di come la natura si possa confondere con l’arte. Manifestazione internazionale di arte contemporanea, nata nel 1986

La natura è prima di tutto arte. L’uomo si rapporta sempre ad essa sia che la imiti sia che cerchi di oltrepassarla. La Land Art  è un modo di armonizzare l’abilità creativa dell’artista alle bellezze del territorio. Sassi, muschi, rami, tronchi, alberi, foglie, erba, cielo, acque sono gli elementi naturali che diventano lo strumento per dare vita a opere d’arte spettacolari, ecologiche, ricche di simboli che rimandano a significati filosofici.

In Trentino ogni anno dal 1986 ad Arte Sella, in Valsugana, si danno appuntamento artisti internazionali per realizzare splendide opere che diventano parte integrante del paesaggio, subendo quelle modifiche che il tempo impone. L’arte qui si trasforma in un processo creativo sempre in evoluzione. Ad oggi 300 artisti hanno contribuito a creare un “luogo dell’anima”, dove natura e arte si fondono per dare vita a veri capolavori che rimangono sul posto per essere forgiati dal vento, dalle piogge, dal sole.

Il percorso Artenatura è un percorso che conduce alla scoperta delle opere e degli alberi monumentali di Artesella, arricchito da Malga Costa, uno spazio espositivo e culturale. L’arte che si trasforma in installazione green rende questo museo a cielo aperto particolarmente adatto ad essere visitato con i bambini. Le opere sono costruzioni in cui spesso si può entrare e giocare.

Il percorso è di circa 1 chilometro ed è facilmente percorribile. Da non perdere l’affascinante Cattedrale vegetale di Giuliano Mauri, che presenta le dimensioni di una cattedrale gotica con navate di 12 metri di altezza e una superficie di 1220 mq. Le 80 colonne di rami intrecciati custodiscono al loro interno altrettanti carpini bianchi.

Umbria: parco delle sculture di Brufa

Piccoli borghi in controtendenza: musei a cielo aperto

Scultori a Brufa. La Strada del Vino e dell’Arte” è un progetto, nato nel 1987 e fortemente voluto dallo scultore Massimo Pierucci, originario del borgo ma residente negli Stati Uniti. Tutto inizia quando l’artista dona alla cittadina un’opera: i bovi in bronzo e pietra serena, esposti nel centro del paese in modo che tutti potessero ammirarli.

Ogni anno, artisti italiani e internazionali donano a Brufa, antico borgo umbro frazione del Comune di Torgiano, le loro opere, dando vita a un vero e proprio museo en plein air. Un progetto che fonde natura, abitazioni e la chiesa di Sant’Ermete.

Il mio consiglio? Vagate nelle vie, nelle piazze e per le collinette di Brufa. Sarete sorpresi da come in modo armonico antico e contemporaneo si fondono tra loro. Il luogo dove posizionare la propria scultura è scelto da ogni artista, che è consapevole che la natura diventerà parte dell’opera stessa. La scelta può accrescere il significato dell’opera come nel caso  de “Il Tempio delle Voci” di Mirta Carroli che ha posizionato la sua scultura su di un immaginario asse Perugia-Assisi. Un percorso sacro.

Nel paesaggio naturale sono state inserite grandi sculture di artisti contemporanei  quali Pierucci, Sforna, Pizzoni, Miniucchi, Giuman, De Felice, Liberatore, Caruso, Sguanci, Mastroianni, Carroli, Lorenzetti, Roca-Rey, Carrino, Giuliani, Marotta, Mattiacci, Staccioli, Trubbiani, Cascella, Magnoni, Brook, Corsucci.

Il soggiorno a Brufa è poi perfetto per organizzare un tour in terra umbra. Brufa si trova su colline ricche di vigneti, dominando la piana del Tevere e la pianura di Assisi fino a Foligno. Fa parte della dorsale Torgiano — Brufa — Miralduolo — Torgiano dove si sviluppa la suggestiva ed unica “Strada del Vino e dell’Arte”.

Roberto Rossi e Monica Viani

 

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