Alla ricerca di cibo e cultura ho cenato al ristorante Gellius di Oderzo, in provincia di Treviso. Un’esperienza unica: ottima cucina ed eccellenti vini serviti tra reperti archeologici ed installazioni contemporanee.
Oderzo è una città archeologica, una città d’arte che racconta la sua storia già nel nome. Un nome che ci riporta ad un lontano passato. Infatti deriva dal latino Opitergium che a sua volta trae origine dal venetico Opterg, ovvero “Piazza del mercato”.
Bellissima cittadina, incastonata tra due fiumi, il Piave e il Livenza, si trova tra le Dolomiti e la laguna veneta. La città più porticata d’Italia ha subito diverse influenze grazie ad una posizione che la poneva al centro di diversi commerci e di interessi militari, ma ha saputo mantenere la propria identità. Un grande vantaggio per la cucina che ha saputo raccogliere spunti “forestieri” senza perdere il suo legame con il territorio.
Non è un caso che a Oderzo i piatti della tradizione e del territorio siano ancora assai apprezzati. Qualche esempio? L’arrosto morto, i baicoli, i carciofi o i fagioli alla veneta, la frittata al radicchio, i manai, la peverada, la torta sabbiosa…
Alessandro Breda, il patron del Gellius: da piccolo voleva fare il pilota d’aerei, ma poi…
Impossibile non riconoscere il tocco di chi ha lavorato con Gualtiero Marchesi. Alessandro Breda, a soli 19 anni, è entrato a far parte della brigata del Maestro, dove è rimasto per oltre tre anni. Periodo che gli è bastato per comprendere che cosa significa essere cuoco: attenzione per la cucina ma soprattutto onestà, pulizia e rispetto delle regole.
A Oderzo Alessandro è arrivato per caso: “stavo andando al mare. Mi sono fermato e sono rimasto.” Apre il ristorante nel 2001, quando conosce l’imprenditore Genesio Setten, che aveva seguito il restauro dell’antico sito romano. Nel 2005 arriva la stella Michelin. Oltre al ristorante, Alessandro ha poi dato vita al Nyù, un bistrot che rimanda al termine nuovo, ma anche a nido. Qui propone una carta semplice ma allo stesso tempo ragionata e ricca di sorprese.
Il suo biglietto da visita è il lounge bar, un modo diretto di comunicare con i cittadini di Oderzo e i turisti. Ottimi i cocktail, soprattutto quelli fatti con con l’Opitergin, il gin prodotto con la collaborazione della Liquoreria Friulana Opificium di Spilimbergo.
Gellius, un ristorante tra reperti archeologici ed installazioni contemporanee
Bellissimo il locale tra reperti archeologici e design contemporaneo. L’arcaicità si sposa con la contemporaneità come a ricordarci che il presente esiste grazie alla rielaborazione del passato, che non può essere cancellato, ma solo ridisegnato. Se il passato è memoria, il futuro è tensione verso ciò che ancora non si conosce.
Il nome del ristorante me lo spiega Giuliana, la guida che fa parte dell’Associazione Athena e che propone visite guidate al Gellius a alla cittadina. “Per conoscerne l’origine basta saper leggere le pietre“. Così me lo rivela un’urna che riporta un nome: Caius Gellius, figlio di Quintus, appartenente alla tribù Papiria.
I piatti di Alessandro Breda? Una certezza per chi ama la cucina gourmet
La tradizione è salva, ma completamente rivisitata. Alessandro non ha dubbi nel descrivere la sua cucina: “passione, stagionalità e territorio”. La ricerca dell’eccellenza lo porta a proporre anche ingredienti di altre terre: “non sono un fanatico del km 0. Se riconosco la qualità in un prodotto non esito a proporlo ai miei clienti“. Il segreto della sua cucina? Le sue proposte raggiungono sempre l’equilibrio dei sapori, pur nel gioco dei contrasti.
E lo capisci subito appena arrivano i primi piatti: rapanello, salsa tonnata e crumble di sarde; baccalà mantecato; schie con polenta al burro e salvia e caramella all’Americano con crema di arachidi. É poi la volta del brodo di seppie in umido. Ottima la proposta di accompagnare i piatti con il Private Garnei 2014, Prosecco Superiore firmato Bisol. A rendere ancora più piacevole il tutto i grissini, i panini al burro e la pagnotta ai grani antichi su cui spalmare il burro alla nocciola.
É la volta dei cardoncelli arrostiti, crema di patate affumicate, fichi e grano saraceno soffiato per poi passare allo scampo e caramello all’aceto di crostacei; al branzino, cetriolo e gin tonic e alla capasanta, scarola, lime e burro nocciola. Dopo i ravioli ripieni di stracchino del Piave, arricchiti con uova di aringa, e alloro è la volta del riso con porcini, prezzemolo e coniglio grigliato. Non poteva mancare la faraona in casseruola, con salsa peverada e indivia all’aceto di lampone. Il predessert granita di Brancamenta con panna al cardamomo anticipa il tiramisù accompagnato dal Chino Wallbanger, ovverochinotto, Galliano e bitter.
Perchè è famelicamente consigliato
Oderzo merita il viaggio sia per il ristorante Gellius sia per le testimonianze culturali legate soprattutto al periodo romano. Cibo è cultura!
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