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Andare a Cadice per mangiare pesce e scoprire la storia nel piatto

Arrivi a Cadice per mangiare pesce e sccopri la storia multiculturale di una città nel piatto

Cadice, la città più antica d’Europa, vanta un suggestivo centro storico, un antico quartiere di pescatori e un mercato ricco di proposte enogastronomiche, dove il pesce la fa da padrone

Andare a Cadice per mangiare pesce e scoprire la storia di una città raccontata nelle proposte gastronomiche. Una bella sorpresa! L’ho visitata due volte, una in occasione della kermesse Panettone senza confini organizzata da APEI (Ambasiatori Pasticcieri dell’Eccellenza Italiani) sulla nave Fascinosa di Costa Crociere e un’altra in occasione di un week end all’insegna di cibo e cultura.

Cadice

Nella cittadina andalusa trovi una cucina da leccarsi i baffi e se non li hai non disperarti…ci sono sempre le dita! A Cadice, la città delle 133 torres miradores, ti puoi veramente sbizzarrire nella scelta di cosa mangiare. Un consiglio? Non perderti le papas aliñás, a base di patate, cipolla, prezzemolo, olio d’oliva, sale e aceto di Jerez.

Andare a Cadice per mangiare pesce e scoprire…

vista di cadice

Cadice è la città giusta da visitare se si vuole mangiare una cucina tradizionale lontana dalle sperimentazioni gourmet degli chef stellati o della cosiddetta alta ristorazione. Nella città andalusa si mangia soprattutto il pescaíto frito, il pesce fritto preparato con pesce fresco come sarde, calamari e gamberi, impanato con farina e sale, successivamente fritto. Poi trovi le langostinos de Sanlúcar, le mazzancolle della foce del fiume Guadalquivir, preparate bollite o alla griglia, ma anche “torta de cangrejo” (torta di granchio), “atún encebollado” (tonno in salsa di cipolle) e  “cazuela de chocos” (stufato di seppie).

Il Mercado Central de Abastos: l’occasione giusta per conoscere l’autentica cucina di Cadice

mercato pesce cadice

Nei pressi della Cattedrale, in Plaza Libertad, trovi il Mercado Central de Abastos, costruito nel 1838. Qui trovi pesce, carne, verdure, frutta e specialità locali. Ci arriviamo dopo una giornata di pioggia battente. Una giornata che rischia di essere un po’ triste se all’improvviso non facesse capolino il sole. Le nuvole perdono il loro “volto” minaccioso per divenìtare addirittura simpatiche. I raggi di sole sono caldi e ti invitano a bere una birra accompagnata da un piatto di pescaíto frito.

cadice

Ed è proprio al mercato che capisci che se vuoi mangiare bene devi cercare le tracce di una Cadice alternativa. Ogni città ha il suo lato nascosto, un lato che conserva il suo aspetto autentico, incontaminato, talvolta selvaggio e un po’ oscuro. E sono proprio i locali meno turistici quelli che ti permettono di assaporare il cibo locale senza fronzoli. Una vera espressione di resilienza, di difesa di una memoria collettiva sempre più minacciata dalla globalizzazione. Le rivoluzioni gourmet spesso ahimé cancellano la semplicità di piatti considerati troppo poveri. Ma è proprio nella loro esenzialità, nei loro aromi che si nasconde l’identità e la fierezza di un popolo!

Il pescaíto frito, un piatto che a Cadice è sempre esistito e che ha il sapore dell’Andalusia

A Cadice il pesce fritto lo trovi dappertutto, in particolare nelle “freidurias”, locali dove è possibile consumare o acquistare pesce fritto e portarlo a casa

Pescaíto frito

Il pescaíto frito è una ricetta semplice e tradizionale, tipica di tutta l’Andalusia. L’origine del piatto risale ai marinai fenici del Mediterraneo nel XIII secolo a.C. Per ottenere un buon pescaíto fritto occorre ottenere una pastella croccante, poco grassa e assicurarsi il giusto punto di frittura. Si usano in genere calamari, seppie o altri pesci di stagione come nasello, merluzzo, palombo o acciughe. La pastella è realizzata con semola di grano tenero oppure con un impasto di farina di frumento e farina di ceci. Inutile dirti che oguno ha la sua ricetta, ma il risultato è sempre golosissimo!

Cadice, il regno dello street food e di morsi veloci

street food cadice

Per assaporare il cibo di Cadice non devi avere paura di sporcarti le mani (anche perchè talvolta non è facile trovare le posate!). Domina lo street food, spesso si mangia in piedi attorno ad un bancone tra gente vociante. Tutto ha un suo ritmo e presto ti abitui ad un’onda umana composta da un continuo via vai. Un rito tra il sacro e il profano.

Di certo un rito che nasconde la volontà di difendere la propria identità gastronomica che ricorda che Cadice non ha mai avuto una sofisticata cultura del cibo. A Cadice si è sempre mangiato ciò che offriva il mare e l’entroterra. La rivoluzione gourmet ha solo sfiorato la città andalusa, ma non l’ha mai conquistata. Qui si celebra ciò che è reale, ciò che c’è sempre stato e che ha saputo mantenere il suo fascino.

Andare a Cadice per mangiare pesce e scoprire la storia nel piatto

E se vuoi comunque regalarti un’esperienza gourmet che ti consenta di conoscere la storia di Cadice, ti suggeriamo l’indirizzo giusto. Il modo migliore per scoprire che andare a Cadice per mangiare pesce, è pieno di sorprese!

Il ristorante Código de barra, un viaggio nella storia di Cadice

Código de barra

Il nostro consiglio è di cenare al ristorante Código de barra, un ristorante che con il suo menu ripercorre la storia di Cadice, a cui hanno concorso greci, fenici, romani, arabi, genovesi, inglesi e francesi. E il cuoco è olandese!

In nome di cibo e cultura i nomi dei menu sono gli antichi nomi fenici e greci della città. Puoi scegliere tra due menù: Gadir (12 portate, 60 euro) e Kotinusa (9 portate, 50 euro). Imperdibili le Cañaillas avvolte in una croccante pasta fritta servite in una ciotola dorata. Il menu propone anche piatti sostenibili, dove sono utilizzati parti di verdure o frutta in genere scartati. È il caso dell’ albedo, la parte bianca della scorza degli agrumi, trasformata in una purea che accompagna le sarde affumicate. Andare a Cadice per mangiare pesce e poi scoprire che nel piatto c’è molto di più è un ottimo motivo per organizzare un week end!

 

 

 

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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