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Ferdinando di Annibale Ruccello: il potere della parola. Innocente o demoniaca?

Al Teatro Franco Parenti di Milano, dal 23 ottobre al 4 novembre, va in scena lo spettacolo Ferdinando del drammaturgo napoletano Annibale Ruccello. Uno spettacolo fortemente consigliato da Famelici.

Ferdinando di Annibale Ruccello: quando la monotonia della quotidianità è sconvolta da…

Corre l’anno 1870. In una villa vesuviana vivono in esilio volontario due donne. Chi sono? La nobile decaduta Donna Clotilde, che incapace di accettare la sconfitta dei Borboni, si rinchiude in una malattia immaginaria, pur di non essere complice di una realtà che considera barbara fin nella lingua e Donna Gesualda, cugina povera trasformata in cameriera ed infermiera. Un quadro triste in cui si inserisce lo squallido Don Catellino che intreccia una relazione con la giovane tiranneggiata dalla malata immaginaria. I giorni scorrono sempre uguali fino all’arrivo del presunto nipote Ferdinando. Bello, audace, falso, morboso fa esplodere passioni, rancori, rivalità.

Senza ricordi, non c’ è né presente né futuro

Lo spettacolo si ambienta nell’800 ma, in realtà, potrebbe svolgersi in qualsiasi epoca, in qualsiasi luogo. Gli ambienti sono quelli di una società decaduta che lascia spazio ad un nuovo i cui contorni sono più tetri di quella che vorrebbe sostituire. Molti gesti sono suggeriti, lasciati alla fantasia dello spettatore, come se gli attori ripetessero gesti consueti a cui vorrebbero dare un altro significato o che non vorrebbero più compiere. I cambiamenti rivoluzionari sembrano impossibili come se una maledizione aleggiasse sul genere umano incapace di sfuggire ai meccanismi del potere. Il finale amaro in cui Donna Clotilde accetta la sconfitta, ma lancia la terribile maledizione secondo cui una generazione che non ha ricordi non può avere né presente né futuro, ricorda la profezia del filosofo di Treviri. “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.

La potenza delle parole di donna Clotilde

Donna Clotilde, interpretata magistralmente da Gea Martire, è il personaggio che rivela la tragedia dell’esistenza quando diviene esercizio di potere, di volontà di soggiogare l’altro. Nella prima parte della pièce teatrale indossa una camicia che è l’estensione del lenzuolo del letto, è una sorta di corazza che le impedisce sentimenti e contatti con il mondo esterno. Solo l’arrivo dell’aitante Ferdinando la libererà della veste-lenzuolo-sudario, ma il finale, con le drammatiche rivelazioni, la riporteranno ad indossarla, sia pure con un’amara consapevolezza.

Ferdinando, ovvero la potenza del linguaggio

Il linguaggio utilizzato per descrivere questo Inferno è assai potente, è strumento per descrivere l’oscenità di una realtà che sfugge, che non né interpretabile né comunicabile. La regia femminile sottolinea la ricerca dell’amore, un sentimento che sconosciuto o tradito si trasforma in una carnalità usata per conquistare il potere o per ferire l’amato bene.

Ferdinando

di Annibale Ruccello

con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca

regia Nadia Baldi

costumi Carlo Poggioli

scenografia Luigi Ferrigno

Dove

Teatro Franco Parenti

Via Pier Lombardo 14

biglietteria@teatrofrancoparenti.com

Quando

Dal 23 ottobre al 4 novembre 2018

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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