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Avvinamenti, cinque giorni da record dedicati al vino

35 cantine selezionate, degustazioni di alto livello, un eccezionale programma di eventi, tutti ben organizzati. Ecco i motivi del successo di Avvinamenti, la prima edizione di una manifestazione meneghina dedicata al vino.

Avvinamenti ha offerto un programma di masterclass e degustazioni in cui è stata valorizzata la grande ricchezza di terreni che compongono il territorio vinicolo italiano.

Si è conclusa da poco la prima edizione di AVVINAMENTI, la cinque giorni meneghina dedicata al vino. Il progetto, nato da un’idea di Daniele Sottile e sviluppato insieme a Luca Carraro e Sergio Ronchi, ha portato nella sede di Phyd in via Tortona 31 oltre 1500 persone coinvolte nei diversi momenti in calendario: dal dinner cocktail inaugurale alle masterclass, dai brunch al banco d’assaggio, al quale hanno partecipato complessivamente 35 cantine selezionate dagli organizzatori.

Ecco i numeri record della prima edizione di AVVINAMENTI, una manifestazione che si annuncia come un punto di riferimento per chi vuole conoscere cantine che condividono determinati valori e caratteristiche in termini di filosofia produttiva, numero di bottiglie, passione per il prodotto, conduzione familiare, eccellenza qualitativa. La manifestazione ha offerto anche la possibilità di seguire degustazioni e masterclass.

Perché AVVENIMENTI

AVVINAMENTI è stata organizzata con lo scopo di dare visibilità alla grande ricchezza di terroir del paese, evidenziando come il nostro paese sia un singolare mosaico di terreni capaci di offrire ottimi vini. Non solo, si sono analizzate anche le sfide future dell’industria vinicola. Noi abbiamo partecipato ad una masterclass dedicata a Firriato, una interessante cantina siciliana.

La degustazione di Firriato, custode del terroir siciliano presso AVVINAMENTI

Firriato è una delle più importanti realtà del vino siciliano. Una cantina che ha contribuito in modo determinante alla rinascita e al rilancio della viticoltura della Sicilia, una terra che deve la sua ricchezza alle tante contaminazioni culturali. Oggi Firriato possiede diverse tenute in varie zone della Sicilia: a Trapani, a Favignana e sull’Etna. Il suo obiettivo? Valorizzare i vitigni autoctoni, abbracciando la sostenibilità certificata.

La storia dei vigneti sull’Etna

Le tracce enologiche risalgono al 2000 A.C. L’arrivo dei Greci dà un forte impulso alla vinificazione. Il patrimonio acquisito nel tempo viene perduto alla fine dell’800 per l’abbandono dei territori a causa delle migrazioni e per il flagello della filossera. Nel 900 assistiamo ad una lenta ma progressiva ripresa di una viticolture eroica.

Cavanera Etnea, l’energia della montagna

Su un totale di 84 ettari spalmati sui versanti del quadrante nord del vulcano, con vigneti esposti su ampi terrazzamenti ma anche sui fianchi di antiche sciare di lava, Firriato ha sviluppato un progetto di recupero e di valorizzazione unico in tutto il territorio dell’Etna. Un vigneto prefillossera, un antico casale con due palmenti seicenteschi, e vigneti che salgono le pendici su altezze variabili, dai 650 sino a oltre i 950 metri sul livello del mare. I terreni, all’ordine degli andisuoli con una concentrazione di silicio superiore al 60%, sono eccezionalmente porosi, e le rocce basaltiche del substrato pedologico garantiscono, col cosiddetto effetto spugna, un costante rifornimento d’acqua alle piante. Qui, grazie anche alle importanti escursioni termiche tra giorno e notte e all’umidità, il grande valore enologico del vulcano sprigiona tutta la sua silenziosa energia, che si manifesta nel Nerello Mascalese, nel Nerello Cappuccio, nel Catarratto e nel Carricante.

Conosci il Nerello Mascalese?

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L’inizio della coltivazione del Nerello Mascalese, il cui nome deriva dal colore dell’acino dell’uva, si perde nella notte dei tempi. Fu probabilmente importato dai Greci nel VIII secolo A.C. sulle coste della Calabria, per poi arrivare a Naxos e successivamente a Catania nel 728 A.C. Sull’Etna acquisisce qualità e produzione costante. Il Nerello Mascalese è un vitigno a bacca nera ma a polpa bianca. Per il buon livello di acidità e per la bassa concentrazione del colore è ottimo per la spumantizzazione.

Gaudensius Blanc de Noir

É un esempio di equilibrio ed eleganza paragonabile ad una tela priva colori dissonanti. Tutto è armoniosamente studiato. L’ottimo risultato è raggiunto grazie alla combinazione dei terreni vulcanici con il clima che contraddistingue l’Etna. Il Gaudensius Blanc de Noir si presenta alla vista giallo paglierino, con riflessi dorati. Si distingue con sentori di agrumi, note di anice, cenni di brioche e una chiara impronta minerale. Al palato si presenta fresco, elegante e di buona struttura. Chiude con una persistenza sapida. La sua buona acidità e freschezza è la sua spina dorsale. È un vino che ben si adatta ad essere scelto per un aperitivo, ma anche per accompagnare un primo piatto. Uno spumante davvero unico!

Gaudensius Blanc de Blancs

É un vino che parla del paesaggio vulcanico dell’Etna con sottigliezza e armonia. Al naso si percepiscono sentori di agrumi, sul finale erbe selvatiche, timo, macchia mediterranea, anice e un leggero sentore floreale. Al palato spicca l’acidità. Avendo una strutturta da vino rosso, non va degustato dopo un vino bianco. Si presta a numerosi abbinamenti: dalle ostriche fino alla carne, ad esempio si abbina perfettamente con una succosa fiorentina. Un vino fresco, elegante e complesso.

Cavanera Bianco

Identità, territorio, autenticità, ecco ciò che caratterizza il Cavanera Bianco. É un vino fine, elegante e fresco, con una spiccata identità varietale. Giallo paglierino intenso con riflessi verdi, è raffinato, mediterraneo, con note agrumate con sentori di fiori gialli, scorzette di agrumi e frutta bianca matura. Floreale, minerale, ha un sentore morbido, con una buona sapidità finale. È rotondo e ben equilibrato. Si tratta di un vino facilmente abbinabile a qualsiasi piatto, soprattutto con la cucina di mare.

Cavanera Rosso

Nel passato si nasconde il futuro. Ecco il Cavanera Rosso, un vino della cantina Firriato frutto di una ricerca focalizzata sul passato, ma con uno sguardo rivolto al futuro. Si tratta di un vino frutto della continuità dell’esperienza maturata in anni di ricerca. Un vino nato in modo fortuito, dalla curiosità di aver trovato piante sconosciute che potevano risalire all’epoca precedente alla filossera. Un vino estremo, profondo e autentico, con una spiccata tipicità paesaggistica, che esprime con purezza e sincerità gli elementi più identitari del territorio dell’Etna. La sua descrizione? Decise e sofisticate note di piccoli frutti rossi si lasciano avvolgere da sfumature intense di noce moscata e pepe nero, incorniciate da più delicati petali di rosa. Un vino che profuma di vulcanicità nelle sue nuance ferrose e minerali.

Signum Aetnae

Un vino che ben rappresenta l’Etna, capace di ascoltarlo e interpretarlo. Di bel colore rosso rubino intenso, è deciso e sofisticato, presenta fragranze di sottobosco, frutti rossi e spezie. In particolare spiccano i sentori di liquerizia e di chiodi di garofano. Offre anche note che ricordano la macchia mediterranea. É un vino di grande struttura, profondo, avvolgente e lungamente persistente. Il Signum Aetnae si abbina a pietanze ricche di profumi e di sapori intensi, con una buona aromaticità, come tartufi e selvaggina. Meglio gustarlo con un bicchiere ampio per rossi strutturati

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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