La Lombardia dei paesi e dei borghi di montagna, avvolti dal fascino di cibo e cultura, circondati dalla natura, rinasce grazie al progetto “Una montagna di botteghe”.
Suggestivi in ogni stagione, gli antichi borghi dell’Alto Garda bresciano tornano a vivere grazie al progetto “Una montagna di botteghe”. Il grande valore che li rende unici? La lentezza e la possibilità di riscoprire il fascino delle botteghe alimentari.
Un borgo vive quando chi lo abita si sente parte di una comunità, quando i servizi sono presenti e quando un viaggiatore accetta per qualche giorno di diventarne un cittadino. Il cibo è spesso un ingrediente che identifica un piccolo villaggio. Non solo, alimenta relazioni sociali che ne garantiscono l’identità. Senza la gastronomia e la sua ritualizzazione i nostri universi, sia fisici che simbolici, cessano di esistere. Proprio per questi motivi il GAL Garda Valsabbia insieme al GAL Valle Brembana e al GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi ha deciso di avviare il progetto “Una montagna di botteghe” con il fine di aiutare le piccole attività commerciali a tornare ad essere un importante punto di riferimento sociale ed economico.
La rinascita dei piccoli borghi montani
Una testimonianza del buon esito dell’avvio del progetto sono i piccoli borghi dell’Alto Garda bresciano Tignale, Livemmo e Casto, villaggi caratterizzati da una estrema diversità e ricchezza paesaggistica. Borghi assolutamente da visitare per vivere un’esperienza unica immersi nella natura, godendo di cibo e cultura. Villaggi composti da poco più di una trentina di case e qualche centinaio di abitanti in uno dei paesaggi più spettacolari dell’Alto Garda. Luoghi impossibili da vivere senza conoscerne la gastronomia. E così nelle botteghe alimentari si possono trovare formaggi e salumi tipici, oltre a varietà di legumi recuperate dall’oblio, come il fagiolo della Val Vestino, dall’inconfondibile sapore di castagno.
Vivere in un borgo: come superare le difficoltà di sentirsi comunità e di entrare in contatto con i grandi centri urbani
Perché piccolo sia bello, occorre superare il rischio di cadere nell’immobilismo, promuovendo la contaminazione culturale e sociale e l’innovazione. La natura dei piccoli borghi spesso non favorisce il fare squadra, la ricerca della soluzione di problemi comuni, causando l’impossibilità di avere quella massa critica fondamentale per entrare nella scena del dibattito pubblico. La salvezza è far riaffiorare il senso di comunità, di integrazione territoriale e l’innovazione tecnologica. Il segreto per vincere una battaglia non facile? Trovare le modalità per un dialogo che consenta una relazione tra mondo umanistico e tecnologico.
Diventa centrale il ruolo di comunità, la capacità di far crescere l’orgoglio di vivere in posti che rappresentano una cultura che deve essere salvaguardata. E allora per fare vivere i borghi occorre una piccola rivoluzione. Chi vive l’Italia considerata ingiustamente minore, deve acquisire consapevolezza delle potenzialità dei paesaggi, dei vicoli, della ricca proposta enogastronomica. Bisogna partire dai desideri, dai sogni dei cittadini, fargli capire che qui si difende il passato, ma si costruisce il futuro.
Solo con la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini si inverte la rotta dello spopolamento e della morte dei piccoli borghi di montagna. Partire dalle botteghe alimentari è vincente perchè la gastronomia è un grande attrattore culturale e turistico. Il cibo non è solo nutrimento o il protagonista delle proposte dei ristoranti, delle cantine o dei bar. È questo, ma è molto di più: è l’economia, è la società ed è uno spazio identitario. È il nostro modo di intendere il mondo e di esserne partecipi. Il GAL Garda Valsabbia ha il merito di indicare una strada che sa coinvolgere le comunità. Un passo importante per la rinascita dei piccoli borghi montani e la costruzione di un itinerario delle eccellenze dei comuni di montagna per un turismo di piccoli numeri ma di altissima qualità.
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