Ottenuto dalla fioritura autunnale e invernale dell’arbusto selvatico sardo, il miele di corbezzolo ha un gusto davvero particolare e una storia che risale a più di 2.000 anni fa.
ll miele sardo di corbezzolo inganna il palato. Ti aspetti un’ondata di dolcezza e, invece, questo rarissimo miele, nato sui monti della Sardegna, è sorprendentemente amaro, tra note di cuoio, liquirizia, fumo.
Conosci la sua storia? Più di 2.000 anni fa un manipolo di apicoltori nomadi ha costruito alveari per produrre un miele aromatico che deriva da un arbusto, con fiori riuniti in pannocchie pendule di campanelline bianco-giallastre.
Il miele sardo di corbezzolo e le sue origini
Trovi un riferimento al miele sardo in una antica testimonianza dell’oratore e filosofo Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.). Questi menziona il miele in un’arringa in difesa di un cittadino romano accusato di omicidio a Nora, in Sardegna. “Omne quod Sardinia fert, homines et res, mala est! Etiam mel quod ea insula abundat, amarum est! (“Tutto ciò che l’isola di Sardegna produce, uomini e cose, è cattivo! Anche il miele, abbondante su quell’isola, è amaro!”).
Di certo Cicerone non sapeva che il miele sardo di corbezzolo è ricco di sostanze nutritive come le vitamine e i minerali. Nemmeno poteva sapere le diverse proprietà antinfiammatorie che lo porteranno ad essere inserito nella dieta dei sardi, noti per la loro longevità. Ricordiamo che molti abitanti dell’isola mediterranea vivono oltre ai 100 anni!
La produzione del miele di corbezzolo si consolida sull’isola fin dal Medioevo. Eleonora d’Arborea (1347-1404 d.C.), uno dei giudici più potenti dell’epoca, nell’aggiornamento del codice Carta de Logu, scritto in lingua sarda nel 1392 d.C., prevede pesanti multe e, nel peggiore dei casi, l’amputazione dell’orecchio per il furto di alveari da corbezzolo.
Le virtù del miele sardo di corbezzolo
Il miele sardo di corbezzolo, prodotto in Sardegna, ha una particolarità: il suo aroma amaro, forte e pungente.
Utilizzato nella medicina tradizionale per favorire il sonno, per sedare la tosse, viene considerato anche un antitumorale. Uno studio del 2019 condotto da ricercatori del Politecnico delle Marche e delle Università di Vigo e Granada in Spagna, pubblicato sul Journal of Functional Foods, ha concluso che il miele di corbezzolo riduce la crescita e la divisione delle cellule tumorali del colon.
Dove cresce il miele sardo di corbezzolo
Il corbezzolo cresce spontaneamente in tutto il bacino del Mediterraneo, nell’Europa occidentale e persino in Irlanda, ma è la Sardegna che detiene il record per la produzione di miele di corbezzolo.
I suoi frutti, detti anche albatre, maturano lentamente, cambiando colore più volte, passando dal giallo all’arancio fino al rosso vivace. Le api, ovviamente, sono interessate ai fiori bianchi e leggermente dolci dell’arbusto. Quando sbocciano – da ottobre a dicembre – li impollinano per ottenere quel nettare che viene trasformato in un miele dallo straordinario profilo aromatico che racchiude i profumi e i sapori della Sardegna.
I petali dei fiori sono fragilissimi, un forte acquazzone può facilmente distruggerli. Il clima non aiuta, la fioritura avviene nel tardo autunno. In questo periodo spesso piove, il vento non cessa di soffiare con prepotenza, rendendo difficile il lavoro delle api, che faticano a uscire dai loro alveari per raccogliere il prezioso nettare.
I fiori producono circa la metà del nettare rispetto agli altri fiori, quindi le api devono lavorare molto duramente per raccoglierne abbastanza. Ecco spiegati i motivi per cui il miele di corbezzolo è così prezioso e difficile da trovare al di fuori della Sardegna.
Il miele sardo di corbezzolo custodisce un segreto
Raro e pregiato, nasconde un segreto: nessuno sa spiegare da dove provenga il suo sapore amarognolo.
Nessuno sa esattamente come nasca il sapore del miele di corbezzolo, sorprendentemente amaro. Alcuni credono che tragga origine dalla presenza di arbutina glicoside (una molecola che si lega con gli zuccheri nelle piante) presente nel nettare dei suoi fiori.
Oltre alla sua amarezza, il miele di corbezzolo presenta note taglienti di aceto balsamico, linfa di pino, cuoio, liquirizia e caffè, con un finale persistente e affumicato. Può essere aggiunto al caffè per migliorare gli aromi amari della bevanda. È facilmente riconoscibile per il suo colore ambrato intenso, con tonalità marrone chiaro al momento della cristallizzazione.
Il miele sardo di corbezzolo e la cucina sarda
Il miele sardo di corberzzolo si abbina perfettamente con diversi piatti della tradizione sarda. “È delizioso se spruzzato in cima a seadas o orillettas, due dolci tipici sardi“, ci racconta Elio Altana, responsabile de La Casa del Miele di Su Filigosu, nei pressi di Oschiri tappa di un interessante Press tour organizzato da idiemme Group.
“Per un abbinamento indimenticabile, lo si può accompagnare al pecorino sardo stagionato, alla tradizionale seadas e ad una Vernaccia invecchiata o anche ad un Cannonau Nepenthe, un vino rosso intenso e accattivante prodotto nella provincia di Nuoro, nella Sardegna centro-occidentale. Il miele di corbezzolo descrive magnificamente la Sardegna. Se le sue note terrose di flora selvaggia richiamano l’entroterra, la sfumatura di mineralità ricorda il mare circostante“. A proposito di Su Filigosu, non perdetevi la lettura del post di Gallura Blog, una lettura in nome di #famedivero.
Cibo è cultura: le leggende e le storie sul corbezzolo
La leggenda più conosciuta dell’arbusto del corbezzolo è raccontata nei Fasti di Ovidio. Secondo il poeta romano, la dea Carna sedotta da Giano fu consolata per la perdita della verginità con la concessione del potere di proteggere i cardini degli usci.
Un giorno il piccolo Proca, erede al trono di Alba Longa, fu assalito dalle strigi, donne trasformate in uccelli predatori. La nutrice, accorsa per salvare il neonato, lo vide morente e invocò l’aiuto della dea Carna. Questa salvò il bambino, allontanando le fattucchiere toccando per tre volte la porta con un ramo di corbezzolo e bagnando l’ingresso con un filtro magico. Da allora la pianta sarda viene considerata un arbusto dalle virtù magiche capace di tenere lontane le streghe e gli spiriti malvagi.
Ad attribuirgli il termine botanico Arbutus Unedo, fu il naturalista e filosofo Plinio il Vecchio. Sembra che lo studioso romano non fosse un fan del frutto aspro, dal momento che per nominarlo riprese l’espressione latina Unum edo: “Ne mangerò solo uno“.
…non manca il poeta Giovanni Pascoli
Anche la poesia ha cantato il frutto sardo. Il poeta Giovanni Pascoli ritrovò i colori della bandiera italiana nel corbezzolo – foglie verdi e lucide, fiori bianchi, bacche rosse. Non solo nei suoi versi ha ricordato anche la lotta della pianta per crescere rigogliosa sulle cime delle montagne spazzate dal vento. Nell’Ode al Corbezzolo del 1906 scrive: “O verde albero italico, il tuo maggio è nella bruma: s’anche tutto muora, tu il giovanile gonfalon selvaggio, spieghi alla bora.”
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