Il Martedì Grasso sancisce la fine del Carnevale e l’inizio dei giorni di digiuno dettati dalla Quaresima, il cui inizio coincide con il Mercoledì delle Ceneri. La festa in cui “ogni scherzo vale” non è cristiana, anzi ha radici profondamente pagane. E a tavola come si festeggia? In Italia è uso celebrare il periodo carnevalesco con chiacchiere, frittelle e tanti altri dolci regionali. Perché mangiamo chiacchiere e frittelle Martedì Grasso?
Una chiacchiera-ta di storia per spiegarci perché mangiamo chiacchiere e frittelle Martedì Grasso
Il Carnevale, che richiama i Saturnali romani, segnava la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Celebrava l’inizio dell’anno, il risveglio della natura. In epoca cristiana si aggiunse un ulteriore significato: tutto era concesso prima di entrare in Quaresima, ovvero di quel periodo in cui si ricordano i 40 giorni trascorsi nel deserto da Gesù, tentato da Satana. Prima della Quaresima, che prevede digiuno e preghiera, era permesso abbuffarsi. La cena del Martedì Grasso comprendeva carni e brodi grassi e si concludeva con un’ampia proposta di dolci. Si celebrava la fertilità, si festeggiava il rtorno dell’abbondanza offerta dalla natura che si risvegliava dopo un lungo sonno e, soprattutto, il ritorno alla lattazione di bovini e ovini.
L’origine delle chiacchiere
Le chiacchiere, che conoscono diversi nomi, a seconda delle regioni italiane, hanno origine romana. Erano dolci, preparati per i Saturnali, fatti con uova e farina. Chiamati “frictilia”, erano fritti nel grasso del maiale. La semplicità e la rapidità della preparazione, oltre che il costo ridotto, permetteva di distribuirle alla folla che festeggiava in strada l’arrivo della primavera. Successivamente le frictilia furono cotte nello strutto, oggi si preferisce l’olio o la cottura in forno.
A Napoli si fa risalire la loro origine alla Regina Margherita di Savoia, che si dilettava nell’arte della conversazione. Un giorno all’improvviso le venne fame e così il cuoco di corte, Raffaele Esposito, inventò un dolce veloce da preparare, a cui diede il nome della motivazione che lo spinse in cucina: la chiacchiera.
L’origine delle frittelle
Nascono a Venezia intorno al XII secolo come evoluzione della Zelbia arabo-persiana, conosciuta in terra veneta come “fritola”. In origine erano palline di pastella arricchite con pinoli e uvetta o alle mele avvolte nello zucchero a velo. Erano fatte dai frittoleri, che nel 600 si raccoglievano in un’associazione e che si facevano chiamare “cuochi di frittelle”. Le frittelle carnevalesche erano spesso ripiene di crema pasticcera o zabaione, talvolta cioccolato. Sembra che la loro ricetta sia il più antico documento di cucina veneziana.
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