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Perché la montagna è una metafora culturale

La montagna è una metafora culturale che ha ispirato poeti, scrittori, ma anche filosofi e uomini politici. Richiama l’idea della vita come cammino, come un andare per sentieri e pendii. Il mondo non è altro che una vetta da scalare!

 

È qui, su queste montagne, in queste valli … che la Repubblica celebra oggi le sue radici con la festa della Liberazione“. Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 25 apile ha celebrato il 78° anniversario della fine della dittatura fascista in Italia, ricordando come i Partigiani abbiano combattuto sulle montagne. A Cuneo, la provincia piemontese riconosciuta come uno dei luoghi più simbolici della Resistenza italiana contro il regime fascista e nazista, ha richiamato i valori dell’antifascismo, un tema che, durante il primo semestre del governo Meloini, è diventato fonte di infinite discussioni. Proprio a Cuneo Mattarella ha richiamato le parole di uno dei Padri della Costituzione Italiana, Piero Calamandrei. “Se vuoi andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, vai sui monti dove sono caduti i partigiani”.

Il riferimento di Mattarella alla montagna non è casuale. Spesso è un’immagine usata in ambito politico. Politici, economisti, uomini di cultura hanno più volte fatto riferimento ai monti, in particolare, alle Alpi. Non solo nei loro discorsi, ma anche nell’organizzazione di fondazioni e associazioni ricreative. Così in Italia gruppi operai comunisti come il Club Alpino Operaio o l’Unione Operaia Escursionisti Italiani hanno organizzato soggiorni in montagna per i lavoratori allo scopo di diffondere ideali di solidarietà e di lotta politica. Sul fronte opposto, i fascisti e i nazisti hanno allestito in montagna campi estivi e colonie per dare vita alla Gioventù Fascista o nazista. Allo stesso modo i cattolici con i Boy Scout hanno fatto della montagna una palestra di vita. Perché la montagna è una metafora culturale sia nella letteratura per adulti che per l’infanzia?

La montagna è una metafora culturale

Più che in altri luoghi geografici come mari o laghi, le montagne sono state chiamate a rappresentare grandi ideali politici e culturali. Papa Paolo XI proclamò Bernardo di Menthon patrono delle montagne e descrisse le Alpi come luogo perfetto per sviluppare l’amicizia tra le persone.

La montagna nella letteratura è entrata come veicolo di ascensione spirituale, di sviluppo di sentimenti e comportamenti positivi. Nella letteratura italiana ci sono numerosi esempi. Dal viaggio ultraterreno di Dante, dalla ascensione al Mont Ventoux di Petrarca fino alle poesie di Tasso, l’immaginario alpestre rimanda all’idea di confine geografico, barriera opposta alla “tedesca rabbia”. Con il barocco, ma soprattutto con il preromanticismo, la catena alpina si trasforma in metafora di amori passionali.

Nel Primo Novecento il paesaggio montano rappresenta la cornice dei drammatici racconti di guerra. In un autore come Fenoglio la montagna assume una centralità assoluta. Questa viene spesso descritta e vissuta dai personaggi in contrapposizione alla città. Le città, a causa del fascismo e della guerra, sono diventate luoighi estranei, che incutono paura. In città gli uomini vivono come in prigione, come se fossero topi, solo la montagna, popolata dai partigiani, permette di vivere in libertà. La figura del partigiano vive “in alto” e combatte il mondo “di sotto”, ormai dominato dalla violenza nazi-fascista.

Negli ultimi decenni del Novecento la montagna rappresenta la ricerca spirituale, la possibile fuga dall’alienazione della vita cittadina. Oggi spesso i monti sono il rifugio di uomini tormentati che cercano la loro salvezza nel rapporto con la Natura.

Anche la letteratura per l’infanzia ha spesso descritto la montagna come luogo di avventure e di formazione. Nel XIX secolo libri come Heidi di Johanna Spyri hanno descritto le montagne come uno spazio dove i bambini crescono in modo sano, conoscendo sentimenti puri.

La propaganda politica, la montagna e il cibo

Il fascino culturale per la montagna è testimoniata da eremiti, artisti e scienziati ben prima dell’età dell’alpinismo, che inizia ufficialmente con la prima scalata del Monte Bianco del 1786.

In Italia la Lega si è appropriata di un piatto della montagna come la polenta, trasformandola in metafora per mettere in discussione, nel recente passato, l’unità nazionale e più recentemente l’Unione Europea. Chi non ricorda i cartelloni politici che riportavano slogan quali “Sì alla polenta, no al couscous”? Nella retorica leghista la polenta, piatto tipicamente alpino, diventa un cibo identitario. È il cibo- simbolo che si oppone agli alimenti industriali e cosmopoliti promossi dal commercio globale. Non da meno Fratelli d’Italia nel 2020 ha organizzato Gli Stati Generali della Montagna sull’Appennino per proteggere e sostenere le “tradizioni” e l”identità” della comunità montana.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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